Opere Inedite, Letizia Dimartino

Per Letizia Dimartino la poesia è immergersi in una tempesta emotiva fortemente voluta. La tensione che deriva da questa ‘immersione’, non le fa sentire il senso di esclusione.  Le sue rime nascono in quello che lei stessa definisce ‘un processo convulso’ che rende possibile l’espressione di sensazioni forti. Letizia non appare mai in pubblico, vive defilata, e in questa condizione matura lo scrivere. La poesia per lei è ‘gesto quotidiano’, vissuto come atto di autoaffermazione e rielaborazione. La sua poesia si rivolge al corpo, un corpo che comanda, un corpo ‘geograficamente sofferto’. “Sento che il mio è un rapporto intenso tra poesia del corpo e poesia dell’anima, rapporto che si intreccia, di continuo, al vivere la casa e le cose che la abitano – creature della mia vita chiusa- in gesti abitudinari. E se fuori la città vive e cambia, io, nella mia bolla intatta, scrivo ció che ‘vedo’, senza rapporti relazionali, in una assenza che mi procura desiderio della realtà da tradurre in versi. “

“Se il poeta di oggi sceglie di uscire dalla solitudine, a me accade di immergermi in ció che la tempesta emotiva vuole fortemente, così che la tensione non mi fa sentire il senso di esclusione.”
                  di Letizia Dimartino

fibra e radice, muro
fuori tu cammini, solo,
io della stanza conosco il fiato
battito di cuore sottratto
globulo senza memoria
ora la guerra del mio corpo
ora la luce opaca fuggono
labbra che serrano
oltre la finestra
abbandono.

*********
In un giorno di cielo – denso –
con le mani, solo con le mani, affondo
per il sonno improvviso
e le parole dimenticate.

**********

Il graffio, il rumore
tutto prepara alle parole
fu così il mio aprile
tempo che cambia
e il buio che illumina
come crosta nera
come ferita stretta.
Adesso,stanca,fallisco
il traffico accende
anche una vita chiusa
nocciolo oscuro che apre
resta il lampo del vetro
il soffio il lamento
un urlo – lo sentiamofuori
l’alba verde
rincorre il giorno. Dimenticato.

*********

Strappa la memoria
questo bacio domestico
violenta la sete
avvolgo giorni
resto- conto gli amori
percorro pavimenti
la casa solleva lucida
di luce
passo veloce fra mobili e tappeti
e rimane come un’ombra
come un corpo di vetro
traspare sangue.
Nessuna mano nessuna vertebra
inclina.
Attendo. Invece.
Senza sorriso.

**********

E della terra che rimane
cosa di mio
cosa, che acqua non travolga?

*********

Questo corpo sottaciuto
ha dita invisibili
pelle e ossa da attraversare,
accanto il tuo capo senza sogni.
E luce.

********

Conto rughe
attendere non giova
il viaggio è lungo
la stoffa del divano
prude sul corpo
ho perso anni malati
ore di cenere- dei capelli
trovo le tracce.
La tenda copre il mio buio
su te che sorridi
il corridoio come un sentiero
di luce la parola
la mano lungo il collo
schiude la veste – ossa
spaventate –
e priva di un ricordo
alla finestra grido.

Da Di luce, raccolta inedita di Letizia Dimartino

Biobibliografia
Letizia Dimartino è nata a Messina nel 1953 e vive a Ragusa, dove ha insegnato per molti anni. Ha pubblicato nel 2001 la sua prima raccolta di poesie, Verso un mare oscuro (Ibiskos), seguita nel 2003 da Differenze (Manni) e, nel 2007, da Oltre (Archilibri). Il suo ultimo libro, La voce chiama, è uscito nel 2010 per Archilibri. Sue poesie e recensioni sono apparse, e appariranno, sulle riviste letterarie Atelier, Polimnia, Poeti e Poesia, Poesia, Almanacco del ramo d’oro. La silloge Cose, tratta da La voce chiama, si trova sull’Almanacco dello Specchio 2009 (Mondadori).

10 pensieri su “Opere Inedite, Letizia Dimartino

  1. La poesia è anche la penombra domestica, filtrata attraverso il nostro corpo e ritrasmessa con le parole. Troppi sono gli attimi della nostra comune (apparentemente scontata) quotidianità, degni di essere fermati sulla carta o sullo schermo attraverso la poesia.

  2. Si, Vincenzo, mi fa piacere che tu sia intervenuto sulla poesia della Dimartino. Credo che nel caso di Letizia la poesia nasca davvero da una penombra domestica. La sua poesia ha necessità di essere ‘ascoltata’. Parliamo allora di questa necessità, sperando che Letizia intervenga nel blog.

  3. È vero Luigia , essere ascoltata è proprio un mio desiderio, e , meglio, una necessità. Questo perchè la mia vita si è ristretta ad un nocciolo. Il contatto poetico , fatto di rime, parole, fremiti… rendei miei giorni vivibili . Il quotidiano scandisce più che negli altri le ore. Ed è bello scrivere di quanto mi sta intorno, anche nella ripetitività . Lamentano, i miei amici, una tristezza eccessiva. Ma io non la vivo, solo la …scrivo. un dettato infinito di giorni. grazie Vincenzo

  4. Necessità di essere ascoltati
    senza la necessità di essere ascoltato, forse non avrei mai scritto nulla,
    è sempre un desiderio di condivisione
    è l’aderire ad un pensiero collettivo attraverso esperienze personali. Non importa quanto ampio sia lo specchio dentro cui troviamo le nostre parole ma è importante rendere il suo riflesso più universale possibile e non è facile perché dobbiamo trovare punti di contatto con il mondo. Anche quando parliamo delle nostre esperienze attaccate al nostro universo soggettivo nelle poesie le mettiamo nella zona prossimale.
    Quale sarebbe l’utilità di scrivere poesie e nasconderle sotto il tappeto se non farle ritrovare a qualcuno dopo anni?
    E’ sempre un messaggio
    una comunicazione, è l’idea che qualcuno ci ritrovi dopo anni ci legga e ricostruisca nella sua immaginazione la forma che le nostre parole hanno dato alla nostra immagine personale.
    Una via sovrana per la condivisione.

  5. Da quando scrivo e pubblico ho sempre- sempre- avuto l’esigenza di essere letta. Mai avrei lasciato chiuse nel famoso ‘cassetto ‘ le mie poesie. Narcisismo ? Forse. Ma anche altro. Se io leggi tanto è perché cerco. E così penso di contribuire a far ‘ trovare ‘con le mie parole quanto molti di noi hanno bisogno. Spero ogni tanto di riuscirci. Poesia come dono e ricerca, quindi.

    Letizia dal suo divano, dalla sua stanza, dalla finestra: Un cielo limpido sul tramonto di questa giornata.

  6. Cara Letizia,
    spero che questo blog abbia in parte soddisfatto il tuo desiderio-necessità di essere ascoltata. E grazie per aver condiviso con noi la tua poesia.

  7. Le poesie di Letizia Dimartino mi hanno colpito per la loro essenzialità e mi sono parse quasi un urlo di disperata, viscerale inesorabilità. Le ho trovate piene di energia e vigore in cui ‘immergersi’ tutto d’un fiato: “battito di cuore sottratto/globulo senza memoria” sono versi che sembrano raggrumare il concetto di vita-morte e di circolarità inizio-fine.
    Concordo anche con Vincenzo sull’importanza della condivisione delle esperienze, delle parole, che in questo caso sono canalizzate dalla poesia.
    E volevo chiedere a Letizia se per lei la poesia rappresenta una sorta di trait d’union tra il suo mondo solitario ed il mondo esterno, o se tramite la poesia riesce ad uscire dalla sua “bolla intatta” per ‘entrare’ nel mondo.
    Grazie
    Monica Martinelli

  8. Sai bene come certe lontananze possano generare ” infelicità “. La costrizione procura movimenti interiori. Per fortuna!Grazie Luigia. Ma tutto sta muovendosi piano piano …

  9. No Monica non è così che entro nel mondo. Anzi mi sembra che far versi mi allontani. Ma entro dentro la poesia, nel suo cuore e dentro me . E questo mi basta. Grazie, seguimi sul mio sito se vuoi, troverai altro.

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