<<Mi colpisce nella poesia di Don McKay una duplice e robusta attitudine. Da una parte McKay è attento agli elementi naturali e ai rapporti che gli artisti intrattengono con essi, sino a cercare di trarre una poesia dal vento o di disegnare divinità sulla roccia: sa che aria e terra, come acqua e fuoco, sono i materiali di costruzione dell’universo, e anche dell’universo della poesia. Dall’altra parte, McKay è capace di trarre dagli oggetti più domestici e quotidiani una catena di metafore straordinarie, che sorprendono il lettore e lo portano verso la soglia del silenzio e del mistero.
Trovo bellissime le poesie sorrette da una vasta, incommensurabile sapienza ornitologica, quelle dedicate alle funzioni di una foglia, che mormora, applaude al vento, afferra la luce, spira con stile, quelle in cui compaiono similitudini tra angeli e piroette d’aria, quelle in cui l’atrocità viene incarnata nel confronto tragico tra Achille già destinato a cadere e Ettore appena caduto e straziato.
La vita di oggi, non meno del mito, detta a questo poeta parallelismi di indimenticabile presa come quello tra gli stormi di piccioni che devastano il motore di un jet e gli stormi di dettagli insignificanti che devastano un matrimonio. La poesia intitolata “Apparecchiare la tavola” mi affascina per la metaforizzazione così acuta e ironicamente metafisica del coltello, della forchetta, del cucchiao (“un uovo assente”).
Questo poeta scrive con un grande respiro vitale. Ma questo poeta che cita Bonnefoy, Yeats, Machado, Li Po, Keats, Shelley, scrive perchè sa che tutta la grande poesia del mondo è sempre alle nostre spalle, e dovunque abitiamo, nelle pianure immense dela Canada, nelle strette coste del Mediterraneo, ci nutre di visioni e di sempre nuove domande.>>
Giuseppe Conte
<<What is so striking about the poetry of Don McKay is his double and vigorous vision. On the one and, he attends closely to the elements of the natural world, exploring the artist’s relations with them in an attempt to entice a poem fron the wind, o to reveal gods in rocks, knowing that air, earth, water and fire are the fundamental building-blocks of the universe, just as they are of poetry. On the metaphors from the most common objects, astonishing the reader, leading him to the threshold of silence and mystery.
I admire those poems of McKay in which he relies on his extensive ornithological knowledge or those devoted to the functions of a leaf that whispers and applauds the wind, catches the light and perishes with style. I paraise his poems that see angels as conflict between Achilles, already doomed to fall, and Hector, just fallen and dragged througt the dust.
Mckay infuses contemporary life to no less degree than he does myth with memorable and compelling comparison as when, for example, a flock of pigeons sabotages a jumbo jet’s engine just as a flock af empaty details devastates a marriage. The poem “Setting the table” is intriguinin its metaphorical power – so sharp and ironically metaphysical – evoked by a knife, fork and spoon (“an absent egg”).
Don Mckay writes with a remarkable breath of life. And as a poet who can cite Bonnefoy, Yeats, Machado, Li Po, Keats, Shelley, he knows that the great poetry of the world is always behind our backs wherever we are: whether in the immensity of the Canadian north or along the narrow coastlines of the Mediterranean, it always nurtures our vision, forever asking new questions.
Giuseppe Conte
Foglio a foglia/Leaf to Leaf is the first selection of poems translated into Italian by Don McKay, one of Canada’s most esteemed poets. McKay is distinguished for his poignant vision of our afflicted and vanishing natural world, which our species’ sense of self-appointed entitlement has despoiled for economic profit and romantic inspiration. Nature for McKay is not an inexhaustible resource meant solely for human fulfillment, nor is it purely inspirational, an Aeolian harp, converting natural energy into creative imagination. Rather, it is relational, an intricate web that connects each of us to all existing things. His poetry reveals the natural environment as coexisting with us, teasing and exasperating our attempts to comprehend it in its totality. Because of that, we are able to witness the majestic spectacle of nature’s mysterious manifestations – its sounds and silences, its geological acrobatics, the soaring flights of the sky creatures and the unpredictable flow of land waters. There is no other poet who has achieved the level of McKay’s linguistic inventiveness and who has given such unobstructed expression to our habitat without laying any claim to ownership.
Foglio a foglia/Leaf to Leaf è la prima antologia di Don McKay in traduzione italiana. Poeta canadese tra i più apprezzati, McKay si distingue per la sua visione penetrante di una natura tormentata, minacciata, e che la nostra specie, nel nome di un preteso diritto, ha saccheggiato per trarne profitto economico e ispirazione romantica. La natura, per McKay, non è una risorsa inesauribile destinata solo al soddisfacimento degli esseri umani, né una mera fonte di ispirazione, un’arpa eolia in grado di tramutare l’energia naturale in immaginazione creativa. È piuttosto un sistema di relazioni, una rete intricata che connette ciascuno di noi all’intera realtà. La poesia di McKay rivela come l’ambiente naturale possa coesistere con noi e stuzzicare, esasperandoli, i nostri tentativi di comprenderlo nella sua totalità. E così assistiamo all’imponente spettacolo del misterioso manifestarsi della natura – i suoi suoni e i suoi silenzi, le acrobazie geologiche, le creature del cielo che si librano in volo e lo scorrere imprevedibile delle acque sulla terra. Nessun altro poeta aveva mai raggiunto il livello di inventiva linguistica di McKay, nessuno era riuscito a esprimere il nostro habitat con tale libertà, e senza volerne rivendicare il possesso.
Un recinto di filo spinato medita sul cardellino
Più che la distanza minima
tra i punti siamo
lo Stradivari del lavoro.
Trasformiamo il prato in prato, gli diamo
importanza, lo facciamo vostro, ma finché l’ultima
polizza assicurativa non viene corrisposta non
saremo immuni da questa
suprema crudeltà:
che i giunti di tutti i nostri pali rievochino i rami
con cui costruivano il nido e trafficavano e ricamavano per-
chic-o-ree* le loro volute qua e là,
che la foga della loro spenzieratezza sopravviva
in radici mozzate.
Ricordatevi di noi
la prossima volta che quei piccoli bastardi gialli
vi balenano davanti al parabrezza: Nessuno
nessuno è al di sopra della legge.
*Suono emesso dal cardellino quando è in volo
di Don McKey (trad. di Francesca Valente)
***
A Barbed-wire Fence Meditates upon Goldfinch
More then the shortest distance
between points, we are
the Stradivarius of work.
We make the meadow meadow, make it
mean, make it yours, but till the last
insurance policy is cashed in we will
never be immune to this
exquisite cruelty:
that the knots in all our posts remember limbs
they nested and were busy in and danced per-
chic-o-ree their loops between,
that the fury of their playfulness persists
in amputated roots.
Remember us
next time The little yellow bastards lit
across your windshield. No one
no one is above the law.
di Don McKey
In Don McKay Foglio a foglia/Leaf to Leaf, a cura di Branko Gorjup – Francesca Valente, Longo Editore Ravenna 2010 (18 euro)
Opere su carta, acquarello e collage (Water- colour and Collage) Senza titolo (Untitled) 2009 di Giuseppe Maraniello