Derek Walcott, Video-Intervista

Derek Walcott

Derek Walcott, Premio Nobel per la Letteratura nel 1992, è in Italia poeta residente dell’American Academy (direttore artistico dell’Accademia, Karl Kirchwey), per presentare in prima mondiale la sua nuova opera teatrale intitolata Moon-Child (Ti Jean in Concert).

Il grande poeta di fama internazionale, sarà alla guida della messa in scena, che coinvolgerà anche gli attori Wendell Manwarren, Giovanna Bozzolo, Dean Atta e il compositore Ronald Hinkson.

Moon-Child (Ti Jean in Concert), la nuova pièce che Derek Walcott ha basato sulla sua opera teatrale del 1958 Ti-Jean and His Brothers, rappresentata per la prima volta al Little Carib Theatre di Port of Spain a Trinidad, sarà interpretata dallo stesso Walcott, insieme all’attore di Trinidad Wendell Manwarren, all’attrice italiana Giovanna Bozzolo e all’attore Dean Atta. Le musiche di scena dello spettacolo sono affidate al compositore Ronald Hinkson e la scenografia prevede la proiezione di immagini di opere d’arte di Derek Walcott e di suo figlio Peter Walcott, anch’egli artista.

Scritta in versi rimati, Moon-Child è un apologo lirico, che racconta una storia antica come quella delle favole ed inizia con tre fratelli che lasciano la propria casa in cerca di fortuna. In questo caso tuttavia è la nozione stessa di casa ad essere minacciata, proprio come il paradiso naturale di Santa Lucia, già rovinato una prima volta dal colonialismo e di suoi strascichi, è minacciato da un “secondo sistema schiavistico” fondato sull’appropriazione delle terre coltivabili per farne aree edificabili che alimentano lo sfruttamento turistico dell’isola.

Intervista a Derek Walcott di Luigia Sorrentino
Roma, American Academy
18 marzo 2011

Lei è in Italia ospite dell’American Academy per presentare lunedì 4 aprile 2011 alle 21:00 a Villa Aurelia in prima mondiale la sua nuova opera teatrale intitolata Moon-Child (Ti Jean in Concert).

Dopo Moon-Child a cosa sta lavorando adesso Derek Walcott?

Ho realizzato lo storyboard con una serie di bozzetti, illustrazioni… perché ora sto lavorando a un film. Realizzo dipinti singoli, non sempre illustrazioni per le mie poesie. L’ultimo acquarello che ho realizzato è questo di Santa Lucia. Non è soltanto un’illustrazione per una mia poesia, ma è un paesaggio. Io non dipingo solo in funzione della poesia, ma per il piacere di dipingere. Tuttavia per me pittura e poesia sono due arti distinte, sono due lavori diversi.

 

Lei è considerato il più grande poeta delle Indie Occidentali. Premio Nobel per la Letteratura nel 1992. Nella sua opera esprime il conflitto tra l’eredità della cultura europea e quella delle sue origini, le Indie Occidentali, in particolare Santa Lucia e i Caraibi. Un conflitto che dopo un lungo percorso storico ha portato la popolazione dei Caraibi dalla schiavitù della dominazione europea, all’indipendenza, alla libertà. E’ vero che lei si sente un nomade fra queste due civiltà? Non appartiene a né all’una né all’altra? Oppure si potrebbe dire che queste due civiltà coesistono in lei?

Dopo il Premio Nobel sono stato invitato in tutto il mondo: presto andrò in Sud America. Sono stato invitato a numerosi festival letterari, come ad esempio qui a Roma, ma io sono un uomo dei Caraibi e ci tengo molto a sottolineare la mia provenienza, chi sono. Non sono uno scrittore europeo. L’Europa per me è un luogo strano, non è casa mia e quando sono qui sento di non appartenere a questo luogo, lo osservo attentamente. L’influenza dell’Europa è chiaramente molto forte nei Caraibi e io ne sono consapevole.

Lei è nato nel 1930 a Castries, capitale di Saint Lucia, nelle Antille Minori. Nascere e crescere in una piccola isola vulcanica, ex-colonia britannica come ha influenzato la sua produzione letteraria?

Saint Lucia è un’isola piccolissima. Quando si vive lì sempre, è un posto grande.. perché si devono raggiungere luoghi relativamente distanti e dunque ti adegui alle dimensioni del luogo in cui vivi. Roma è una città enorme che può provocare un certo senso di alienazione. Posso dire comunque di non essere mai stato confuso in relazione alla mia identità. So qual è il mio luogo di appartenenza: è Santa Lucia, una piccola isola tropicale. Al tempo stesso apprezzo e riconosco l’influenza che ha avuto l’Europa nella mia vita e nella mia esperienza.

Suo padre era un artista, un pittore… Lei ha anche un Fratello gemello e entrambi foste abbandonati da vostro padre quando eravate molto piccoli.  Quanti anni avevate e che traccia ha lasciato in lei e naturalmente in suo fratello,  quell’abbandono?

Mio padre è morto quando io e il mio fratello gemello, avevamo solo un anno. Mia madre aveva tre figli: noi due e mia sorella. Molto presto ho sentito di voler continuare il lavoro di mio padre come pittore, artista e scrittore. Per me è sempre stato presente, quando ero giovane e anche adesso, alla mia età. Mia madre mi ha sempre incoraggiato molto e, grazie a mio padre, ha capito il mio desiderio di diventare uno scrittore. Fare lo scrittore a Saint Lucia può apparire assurdo, ma lei mi ha sempre incoraggiato e probabilmente è per questo che ho proseguito sulla mia strada per diventare uno scrittore e un pittore.

Chi le ha trasmesso poi l’amore per la poesia?

Mia madre era una maestra e recitava ad alta voce molte poesie. Era anche un’attrice, aveva recitato in alcune opere teatrali. Recitava alcuni passaggi delle opere di Shakespeare come ad esempio “Il mercante di Venezia” e molte altre. Mio padre poi, ha lasciato alcuni disegni e alcuni dipinti… Mia madre mi ha compreso quando ho detto che volevo fare lo scrittore, era una maestra delle scuole elementari, e mi ha molto incoraggiato. Una volta le ho chiesto 300 dollari per pubblicare il mio primo libro e all’epoca 300 dollari erano un sacco di soldi e lei era una maestra e mi ha dato lo stesso quei soldi permettendomi di pubblicare il mio primo libro di poesie. Sono cresciuto in quest’atmosfera: con l’idea di proseguire il lavoro di mio padre.

Ci spiega come funziona la cattedra di Poesia all’Università? Lei ha insegnato Poesia a Boston e in altre Università.

 

A Boston, e anche in altri luoghi, soprattutto in America: alla Columbia University, alla New York University… Per molti europei, l’idea di una lezione di scrittura creativa è divertente. Quello che un insegnante di scrittura creativa non può fare è dare ai giovani poeti il talento, sono loro che devono averlo. Questi ragazzi quando arrivano sono pieni di talento e di voglia di fare. Non dobbiamo sottrarre loro questa freschezza, ma dobbiamo guidarli con molta cura verso una determinata direzione in modo che possano realizzarsi. Non si può essere troppo intransigenti, bisogna incoraggiarli. Solo così si può insegnare la poesia.

 

Quando ha cominciato a pubblicare i suoi primi versi?

 

In realtà non avevo ancora pubblicato il mio libro. Con il denaro che mi aveva dato mia madre, ho stampato il mio primo libro di poesie. L’ho inviato a Trinidad per la stampa, poi l’ho riavuto e l’ho venduto ai miei amici per conto mio. È stata un’auto pubblicazione e l’ho fatto per altre due o tre volte con i miei libri. Un uomo inglese è venuto ai Caraibi, ha portato il mio libro in Inghilterra e mi ha aiutato a trovare un editore per pubblicarlo, il suo nome era Alan Ross.

Una delle sue opere più importanti è Omeros ottomila esametri, un’opera suddivisa in 7 libri e settantaquattro capitoli (“non canti” precisa Andrea Molesini). Un omaggio a Omero o a Joice?

Ad entrambi. Joyce è uno strumento per conoscere Omero. Attraverso Joyce si può conoscere Omero. È un omaggio ad entrambi, ma probabilmente soprattutto a Joyce.

Il suo Omeros è un poema, ma in realtà non ha nulla del poema tragico… è allora che cos’è?

 

La tragedia moderna è molto complicata. Joyce, ad esempio, è stato uno dei pochi a scrivere un libro epico su un uomo comune, una persona semplice. Dunque, non credo che sia un’opera epica, credo che sia un libro che parla della vita della vita quotidiana, della gente comune, non della vita eroica.

I classici greci non appartengono alla sua formazione culturale. Quali sono stati i suoi maestri, i poeti che hanno maggiormente influenzato la sua formazione letteraria?

Ho cercato di imparare da chiunque, anche da poeti non inglesi: sicuramente da Dante e dai poeti francesi, ma ho studiato l’arte della poesia soprattutto attraverso l’imitazione, cercando di imitare io stessi poeti diversi. Non mi imbarazzava affatto farlo, anzi ne ero felice. Avevo molti modelli, molti maestri.

Derek Walcott legge ARCIPELAGO

Noi siamo qui all’American Academy anche per celebrare Brodskij che ha scritto la prefazione al suo libro “Mappa di un nuovo mondo”. Che tipo era Brodskij, e che relazione c’era tra voi? E cosa avevate in comune?

Joseph ha dedicato la sua vita alla poesia. È vissuto con la sua poesia. Prima di lui non avevo mai incontrato una persona così zelante e dedita alla scrittura. Era anche un uomo che amava le barzellette, soprattutto quelle sporche. Avevamo in comune il senso dell’umorismo, ma per me lui era un esempio di una persona che aveva dedicato la propria vita completamente alla poesia. Molti poeti hanno vissuto parzialmente la poesia, in modo occasionale, per lui invece era tutto. Gli ho voluto molto bene, era una bravissima persona.

Derek Walcott legge “Nomi” da “Omeros”

Mi piace molto la poesia “Nomi” che ci ha appena letto. Lei scrive in questa poesia : “La mia razza iniziò come iniziò il mare”. Qual è la sua razza? A quale popolo appartiene?

Quando dico “la mia razza”, intendo la razza caraibica che è una mescolanza di razze diverse. Nei Caraibi, sono rappresentati tutti i continenti del mondo: ci sono cinesi, siriani, francesi, africani. Dunque, quando è iniziato il mare, la scoperta, è iniziata anche la razza. La mia razza e’ una summa di tutti gli altri elementi.

Parliamo ora della lingua del poeta. Che lingua usa – dovrebbe usare – per lei il poeta? La lingua di tutti i giorni “il parlato”, oppure deve elaborare un’altra lingua, una nuova lingua?

I più grandi poeti del mondo usano un linguaggio colloquiale, simile al modo in cui parla la gente. Non è una questione di lessico, ma di tono. Dante o Shakespeare potrebbero essere persone comuni che parlano vicino a noi, a prescindere dal lessico che utilizzano. Le loro frasi assomigliano al modo di parlare comune? La risposta è sì, deve essere così.

Pensa che il Presidente Barak Obama sia la persona giusta per gli Stati Uniti in questo momento?

L’America la pensa così: ha le sue star, i suoi scrittori, li fa diventare degli idoli e poi li accusa per essere diventati famosi. No, mi sorprende che molti in questo momento accusino Obama, perché molti lo hanno lodato quando è diventato presidente.

Derek Walcott è nato a Santa Lucia (Indie Occidentali), dove ha trascorso la maggior parte della sua vita, viaggiando frequentemente all’estero e ricoprendo incarichi accademici negli Stati Uniti (dove ha insegnato fino al 2007 presso la Boston University). Accanto all’attività poetica, che lo ha visto pubblicare ventidue raccolte, Walcott si dedica al teatro come autore e come regista: è stato inoltre fondatore nel 1959 del Trinidad Theatre Workshop e nel 1981 del Boston Playwrights’ Theatre. Ha scritto molte opere teatrali ed ha firmato le liriche per il musical The Cape Man di Paul Simon. È anche un pittore affermato, e le sue opere hanno spesso illustrato i suoi libri di poesie, come Il levriero di Tiepolo. Walcott ha ricevuto il Premio
Nobel per la letteratura nel 1992. All’inizio del 2011 ha ottenuto il premio T. S. Eliot per la sua raccolta White Egrets, pubblicata nel 2010.
Il libro per il quale Walcott è più celebre è Omeros, una riscrittura dell’Odissea omerica ambientata tra Caraibi, Africa, America Settentrionale e Regno Unito, piena di riferimenti all’antica Grecia e alla sua mitologia. Walcott ha conservato un forte legame con l’isola dove è nato. Le sue poesie si situano quasi sempre in un mondo che sembra muoversi attraverso gli oceani, tra una terra e l’altra. La sua vita e le sue opere ne fanno davvero un poeta internazionale.

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