Alla domanda: <<Perchè scrivi?>> Vincenzo Celli risponde quasi chiudendosi: <<Non lo so, e sinceramente, spero di non scoprirlo mai.>>
Però poi Vincenzo scrive : “Il mio rapporto con la poesia – o il suo rapporto con me – è nato da poco. Ho iniziato a scrivere a quarantacinque anni e oggi ne ho cinquanta.”
Vincenzo usa la parola con parsimonia perchè forse sa – ha capito – che nessuna personale sfumatura aggiungerebbe qualcosa al sentimento della poesia che – infine – si fa da sè.
E così Vincenzo passa accanto alla poesia dei padri, che a loro volta sono passati accanto alla poesia dei loro padri, fino ad andare sempre più indietro. Passare accanto ai padri e aprire bene gli occhi per guardare sul “pelo dell’acqua”, sul sentimento che si fa crescere, che si fa poesia.
“Per me la poesia è un mistero che non so spiegare, se non attraverso le stesse cose che scrivo.”
di Vincenzo Celli
…..
false speranze
anche io sognavo
di diventare un grandissimo poeta
un pò come si sogna da piccoli
di diventare un grande calciatore
ma poi ci si rompe i legamenti
oppure i testicoli
l’amore s’ingialla
o peggio gràndina
*
rai replay
sono in piedi
ed ascolto
la figlia di Walter Tobagi
legge l’elenco delle cose
che le ha lasciato suo padre
e improvvisamente
mi metto a piangere
non ricordavo nemmeno bene
la sua storia
era un nome che sentivo
tra le vittime del terrorismo
come è cattiva
a volte la vita
com’è difficile
trattenere le lacrime
entra la Nove
con la camomilla
mi vede li in piedi
nella penombra della stanza
mi chiede cosa sto facendo
non sa che anche io
me lo sto chiedendo
*
Tre per due
ascolta,
si fa mattino
le cose si avvicinano
al momento di succedere
adesso
possiamo scegliere
tra essere buio
oppure luce
*
voci
sul pelo dell’acqua
un fogliame di voci
sopra si accende
una luna di cenere
non ritornerai
perchè non puoi tornare
ma allo stesso modo
io ti aspetto
*
doni
ci hanno già ucciso
e anche noi
abbiamo gia ucciso
ha piedi freddi
questo inizio inverno
che viene in rami d’acqua
ripenso a quel Natale
che usciva dai rubinetti
e scendeva per le scale
certo poteva andarci molto peggio
ed infatti
è così che è andata
Vincenzo Celli nasce a Rimini il 2 luglio 1960, città in cui vive. Dopo avere conseguito il diploma di maturità tecnica e dopo una breve parentesi, come dipendente, entra nel mondo del commercio, attività che svolge ancora oggi. Nell’ottobre 2005 scopre alcuni siti di scrittura su internet ed inizia, prima, a leggere le poesie degli altri autori, poi, a cimentarsi nello scrivere le proprie. Ha pubblicato il suo primo libro ” Cocci d’ombra” con Fara editore nel febbraio 2009 ed è presente nelle antologie “salvezza e impegno” e “Senza fiato2” sempre edite da Fara.
Ringrazio Luigia, per questa opportunità che mi ha concordato
e per questo spazio, dove si possono leggere queste “opere inedite”. Ogni sforzo e ogni energia, impegnati a promuovere
la poesia, in ogni sua forma, sono a mio giudizio, meritevoli di
encomio, in particolare in questi momenti, dove è sempre più difficile esprimersi ed essere ascoltati.
Un caro saluto,
vincenzo celli
Caro Vincenzo,
grazie per le parole che mi scrivi.
La tua poesia mi ha colpito particolarmente per la compostezza e il nitore delle immagini, per le parole, semplici e vere.
L’immagine del “Natale che usciva dai rubinetti” è indimenticabile.
Grazie, Vincenzo.
Continua il tuo lavoro sulla poesia, non perdere la tua onestà intellettuale.
Ho trovato queste poesie asciutte, essenziali e molto dirette, e credo che ciò sia un aspetto fondamentale per per far restare e sedimentare nel ricordo di chi legge le parole (in questo caso poetiche). Concordo con Luigia sul forte effetto di quei versi della poesia “doni”. Devo dire che a me è molto piaciuta anche la prima, “false speranze”. Forse l’autore vuole dirci che la poesia, proprio come la vita, è anche illusione?
monica martinelli