Carlo Carabba, Canti dell’abbandono

Lo Specchio Mondadori dedica un nuovo spazio ai giovani poeti emergenti pubblicando quattro delle voci più giovani della poesia contemporanea: Fabrizio Bernini, con L’apprendimento elementare, Carlo Carabba con Canti dell’abbandono, Alberto Pellegatta con L’ombra della salute e Andrea Ponso con I ferri del mestiere.
Dopo Fabrizio Bernini è la volta di Carlo Carabba.

“Carlo Carabba offre un quadro di lucida e complessa meditazione lirica, per certi aspetti di impronta classica, mossa in particolare dal turbamento dovuto al mutare dei paradigmi conoscitivi. Tema centrale – realizzato nell’equilibrio di una pronuncia composta e organizzata sulla base di un verso fortemente legato alla nostra migliore tradizione – si può individuare nell’idea paradossale dell’io inteso al tempo stesso come prigione da cui è impossibile sfuggire e come centro unificatore misterioso. Il viaggio, i percorsi della memoria e l’ossessione della mortalità sono tra le articolazioni più vive e frequenti di questa inquieta poesia riflessiva.”
                                                                         (dalla quarta di copertina)

I
E risa e pianto ed ogni fuoco nasce
da questa casa dove torno e è ancora
la stessa mano sopra lo stesso foglio
la stessa carne un unico dolore.
Non è la vita quella immaginata
sopra nuove finestre e sui balconi dove
batte lo stesso sole
su nuovi affetti e nuovi
pavimenti e piastrelle da lavare.
Non è domani il giorno che mi aspetta
che segue oggi ed è una luce sola
un tempo solamente
un’altra solitudine, più cupa.

II
Le facce del passato sono i corpi
che affiorano sull’acqua le mattine
di bassa marea. Passano tra la folla nei concerti
e nei sogni
portano con sé gli anni
le nostalgie da tradire.
Quando ho riaperto gli occhi erano crepe
sui muri e nuove strade erano
le pagine ingiallite.
Ho lasciato che il dolore mi sperdesse
come il vento la neve sulle ali
di un aereo. Mi attende un altro inverno
di nuove stanze e vecchi corridoi.

III
La giovinezza è ancora
passare sul Gianicolo di notte
sopra i profili incerti
di occhiali rotti e solo un occhio buono.
Ma in cima sono strade
sconosciute
svolte sbagliate curve e giro a vuoto.
Le macchine affiancate
sono cattivi presagi troppa luce.
E la mia mente è liscia come una fontana
sopra la quale passano i ricordi
le sensazioni appena
vissute e già passate –
dove vorrei tempesta è la bonaccia
e uniti, come è giusto,
paura e desiderio.

Carlo Carabba, Canti dell’abbandono, Mondadori Lo Specchio Junior, 2011 (euro 5,00)

Carlo Carabba è nato a Roma, dove vive, nel 1980. Ha pubblicato Gli anni della pioggia (Pequod 2008, Premio Mondello opera prima). È caporedattore di «Nuovi Argomenti».

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