Video, Derek Walcott legge ‘Archipelagoes’

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«La poesia di Walcott è adamitica nel senso che lui e il suo mondo sono usciti dal paradiso – lui, per aver assaggiato il frutto della conoscenza; il suo mondo, per ragioni storiche e politiche. “Ah, bravo terzo mondo!” esclama Walcott in un’altra poesia, e in questa esclamazione c’è molto di più che semplice angoscia o esasperazione. E’ una chiosa del linguaggio di fronte a un fallimento – non solo locale, ben più che locale – del coraggio e dell’immaginazione; è una risposta semantica all’insensata e traboccante realtà, epica nel suo squallore.»  di Iosif Bodskij

Nella foto, Derek Walcott e Luigia Sorrentino
17 marzo 2011
Accademia Americana di Roma

Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.
All’orlo della pioggia, una vela.

Lenta la vela perderà di vista le isole;
in una foschia se ne andrà la fede nei porti
di un’intera razza.

La guerra dei dieci anni è finita.
La chioma di Elena una nuvola grigia:
Troia, un bianco accumulo di cenere
vicino al gocciolare del mare.

Il gocciolio si tende come le corde di un’arpa.
Un uomo con occhi annuvolati raccoglie la pioggia
e pizzica il primo verso dell’Odissea.
Map of the new worldArchipelagoes, di Derek Walcott, Adelphi Edizioni 2008, Trad. di Barbara Bianchi

At the end of this sentence, rain will begin.
At the rain’s edge, a sail.

Slowly the sail will lose sight of islands;
into a mist will go the belief in harbours
of an entire race.

The ten-years war is finished.
Helen’s hair, a gray cloud.
Troy, a white ashpit
By the drizzling sea.

The drizzle tihigtens like the strings of a harp.
A man with clouded eyes picks up the rain
and plucks the first line of the Odyssey.

da “Mappa di un nuovo mondoArcipelaghi, di Derek Walcott,  Adelphi Edizioni, 2008

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