Nels Anderson Il vagabondo, Sociologia dell’uomo senza dimora, a cura di Raffaele Rauty, Donzelli Editore, 2011, (€ 18,00) Traduzione di Caterina Dominijanni.
Torna in libreria un grande classico della sociologia, un libro indimenticabile, come hanno scritto molti studiosi. Il vagabondo di Nels Anderson è il primo studio sugli uomini senza fissa dimora, la prima articolata descrizione di problemi e cambiamenti delle vite nelle grandi città.
Hobo è, nel gergo americano, il termine che indica i vagabondi, i lavoratori senza fissa dimora. Nels Anderson, allievo atipico della Scuola di Chicago e hobo lui stesso in passato, compie una ricerca tra i vagabondi, giovani e meno giovani, che popolano Hobohemia, nelle aree tra West Madison e Jefferson Park, della Chicago degli anni venti. Gli hobos, lavoratori migranti posseduti dalla smania del viaggio, erano espressione contraddittoria della mobilità interna alla frontiera americana e del processo di industrializzazione in atto, di un contesto in cui si mescolano modernità e preindustrialismo. Di tale esperienza Anderson dà conto in questo volume che nel 1923 inaugura la «Sociological Series» del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Chicago, e che rappresenta un autentico antesignano della moderna etnografia urbana. Con un metodo nel quale si uniscono testimonianza personale e approccio etnografico, tra interviste, osservazioni e materiale documentario, Anderson racconta quell’esperienza anche nella speranza che il proprio lavoro spinga i Comitati di assistenza di Chicago a intervenire per il miglioramento della condizione degli hobos. La vita di quegli uomini sarà il tema, odiato e amato, che ritornerà periodicamente nella sua vicenda di sociologo. Ma questo suo primo libro, allegro e preciso, documentatissimo e insieme caldo e spiritoso come un romanzo, resterà un esempio insuperato, un vero e proprio «classico» della sociologia contemporanea.
Nels Anderson (1889-1986), uno degli esponenti di rilievo della Scuola sociologica di Chicago, dopo una breve permanenza all’università, affrontò un lungo periodo di mobilità. Collaborò con le municipalità di New York e Washington, lavorò in vari paesi e, dopo la guerra, con la Commissione per la Germania. Nel 1965 divenne professore all’Università di New Brunswick.