Lo scrittore tedesco-olandese Hans Keilson, che ha raccontato con lucidità e vigore narrativo la
duplice, contraddittoria, ambigua reazione degli ebrei all’avvento del nazismo, è morto ieri nell’ospedale di Hilversum, nell’Olanda settentrionale, all’eta’ di 101 anni.
L’annuncio della scomparsa è stato dato oggi dal suo editore tedesco, S. Fischer Verlag di Francoforte sul Meno. Autore di fama mondiale, Hans Keilson è approdato per la prima volta in Italia grazie a Mondadori a fine dello scorso aprile con la traduzione di “La morte dell’avversario“. La pubblicazione di questo libro ha segnato la scoperta di uno scrittore ebreo fino ad allora inedito in Italia, ma altrove considerato uno dei più grandi del Novecento.
Un autore che il “New York Times”, appena un anno fa, non ha esitato a definire un “genio, uno dei più grandi scrittori al mondo”, secondo le parole del critico Francine Prose che ha contribuito alla sua riscoperta alla veneranda età di 100 anni.
Di Keilson il “Time” ha scritto recentemente: “Cio’ che fa di Keilson un autore unico fra quanti si sono occupati del nazismo è la profondità con cui riesce a penetrare sia nella mente del persecutore che in quella del perseguitato”.
Nato in Germania il 12 dicembre 1909, Keilson ha vissuto l’esperienza del nazismo, di cui era una vittima – ebreo, i genitori morirono ad Auschwitz – ed un fermo oppositore. Scappato in Olanda nel 1936, Keilson entrò poi nelle fila della resistenza, offrendo aiuto, in qualità di medico, ai bambini traumatizzati dalla separazione forzata dai genitori.
“La morte dell’avversario” fu scritto da Keilson mentre viveva in clandestinità in Olanda e pubblicato per la
prima volta nel 1947. E’ l’autoritratto di un giovane che sente di non potersi sottrarre al fascino di un anonimo avversario che sta conquistando il potere nella Germania degli anni Trenta, Adolf Hitler.
Hans Alex Keilson oltre che scrittore è stato anche poeta, psicoanalista e psicologo infantile. Ha lavorato con gli orfani traumatizzati ed ha scritto molti saggi sui traumi indotti dalla guerra.
Keilson esordì a 23 anni: il suo primo romanzo fu pubblicato nel 1934 dall’editore Fischer con il titolo “La vita continua”: fu l’ultimo romanzo di uno scrittore ebreo a uscire in Germania prima che si scatenasse la furia antisemita dei nazisti.
Poi un silenzio lungo trent’anni, e i riflettori internazionali si accesero di nuovo sulla sua figura nel 1962, quando “La morte dell’avversario” uscì negli Stati Uniti ed entrò nella top-ten della critica, al fianco dei coevi
titoli di Borges, Nabokov, Faulkner.
Ma anche questa volta il successo duro’ una sola stagione e la stella di Keilson scomparve ancora fino al 2010, con la pubblicazione, sempre in America, di “Comedy in a Minor Key” (Commedia in un tono minore), che è stato accolto dal “New York Times” con parole perentorie: quel libro è un capolavoro e il suo autore è un genio. Anche se il primo a frenare gli entusiasmi è stato proprio Keilson, che in un’intervista al giornale londinese “The Guardian”, rilasciata a Philip Oltermann, rispose: “Non le pare un po’ esagerato? Un genio io? Non sono neanche uno scrittore in senso proprio”.
http://www.guardian.co.uk/books/2010/nov/21/hans-keilson-novelist-holocaust