Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino
E’ in corso di pubblicazione con la casa editrice Voland Le notti fiorentine di Marina Cvetaeva libro pubblicato in prima edizione italiana da Arnoldo Mondadori Editore nel mese di settembre dell’anno 1983 nella collezione Medusa a cura di Serena Vitale. Qui accanto vediamo il libro come si presentava nell’edizione Mondadori con in copertina un particolare di Dante and Beatrice di Henry Holiday.
Alcuni forse ricorderanno la prima pubblicazione de Le notti fiorentine: il libro comprendeva anche la Lettera all’amazzone e, in Appendice, le Poesie del giugno-luglio 1922 scritte dalla Cvetaeva nel periodo berlinese.
Un libro indimenticabile, che ritorna dopo un così lungo silenzio : 28 anni. L’uscita con la casa editrice Voland è prevista a settembre 2011 e sempre nella traduzione di Serena Vitale, (rivista rispetto all’edizione del 1983 anche alla luce della pubblicazione del 1997 dei testi russi, così come è stata aggiornata l’introduzione della Vitale al testo).
Il volume sarà inserito all’interno della collana Sírin Classica, nata solo nel 2010, in occasione del quindicesimo anniversario della Voland, che contiene solo classici della letteratura russa, tradotti da scrittori italiani (la sinergia è scrittori tradotti da scrittori).
Le notti fiorentine, tra l’altro; ritornano in una nuova edizione in occasione del settantesimo anniversario della morte della Marina Cvetaeva, avvenuta il 31 agosto 1941.
Le lettere de Le notti fiorentine sono in realtà la liberissima versione francese di lettere che tra il giugno e il luglio del 1922 la Cvetaeva scrisse ad Abram Grigor’evic Visniak, proprietario della casa editrice Gelikon editore delle raccolte cvetaviane Separazione e Mestiere. Più di dieci anni dopo la Cvetaeva ritornò a quelle lettere dapprima trascrivendole su un suo quaderno, aggiungendovi note e appunti a margine, in seguito le tradusse in francese e scrisse ex novo la Postfazione (ovvero postuma faccia delle cose). Le lettere sono testimonianza del desiderio della Cvetaeva di vedere pubblicata la sua prosa scritta in lingua francese con il titolo “Neuf lettres avec une dixième retenue…” (“Nove lettere con una decima, non restituita”).
La lettera prima inizia così: “Mon chéri. Le livre qui par votre main est entré dans ma vie n’est pas un hasard.” (Mio caro, il libro che per vostra mano è entrato nella mia vita non è una caso).
Il libro – come spiega nell’edizione mondadoriana la Vitale – di cui parla la Cvetaeva è proprio Le notti fiorentine. “Quand j’ai lu son nom sur la coverture, j’ai eu toute la peau de ma tete serrée comme par une griffe.” (“Quando ho letto il suo nome sulla copertina mi sono sentita tutta la pelle della testa come stretta in un artiglio.”)
La lettera settima, terminava, invece con una Nota al margine che vi riporto qui: << (“La speranza ha ali.” Le mie, di speranze, sono pietre sul cuore: desideri che senza aver avuto il tempo di divenire speranze, sono subito stati in anticipo, disperazioni, pesi, perdite. Concedetemi, Dio, di non sperare mai più nulla per me!)>>
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Poesie del 1922
Cinguettio nel buio.
Mi alzo con gli uccelli.
E – il mio salto allegro
nel tuo calendario
(12 giugno)
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Nata a Mosca nel 1892, Marina Cvetaeva è una delle voci fondamentali della poesia russa contemporanea. Pubblica la prima raccolta di versi nel 1910 e nel 1912 sposa Sergej Efron. Lasciata l’Unione Sovietica, la poetessa vive a Berlino, Praga e Parigi. Nel ’39 decide di rientrare in patria. Evacuata in Asia orientale, si suicida il 31 agosto 1941. Solo dopo il 1989 la sua opera è stata ampiamente e definitivamente riconosciuta in patria.
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Serena Vitale è una delle maggiori esperte di letteratura russa. La sua prima traduzione risale al 1969 e da allora ha tradotto migliaia di pagine. Ha vinto i premi Monselice (1975), Mondello (1985), il premio della Presidenza del Consiglio (2000) e il Grinzane-Cavour (2005). Nel 1995 esce Il bottone di Puškin, tradotto in sei lingue. Seguono La casa di ghiaccio, L’imbroglio del turbante, A Mosca a Mosca!.
Che bellezza.
Menomale che esistono ancora uscite così.
Sono parole di forza assoluta. Frasi così necessarie oggi rasentano l’oscenità. Una voce piena e libera.