Ritorno in grande stile dell’ormai collaudata coppia Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Quattro anni dopo il best seller “La casta”, che ha venduto oltre un milione di copie, i due giornalisti tornano a denunciare gli sprechi e gli abusi del potere nel pamphlet “Padreterni” (Rizzoli), in libreria all’inizio di settembre.
“Padreterni”, come Luigi Einaudi chiamava i politici “politicanti” italiani, rappresenta una sorta di seguito de “La casta”.
Rizzo e Stella, infatti, mostrano quanto gli uomini di potere siano sordi e ciechi di fronte all’insofferenza crescente dei cittadini e siano invece concentrati a mantenere i loro privilegi.
Gian Antonio Stella, veneto di 58 anni, è giornalista del Corriere della Sera, dove è inviato politico ed editorialista. Sergio Rizzo, 55 anni nato ad Ivrea, è il responsabile della redazione economica romana del Corriere della Sera.
Ho 75 anni di età e versato contributi all’INPS per 55 anni (45 da lavoratore dipendente e 10 da autonomo). Questo solo per la cronaca. Che i pensionati possano e/o debbano risolvere i problemi di questo paese mi pare improbabile. E’ però vero che, a fronte di una aspettativa di vita via via crescente, occorre porre rimedio per non cadere in un dissesto che davvero questa volta sarebbe epocale e che tutto travolgerebbe. Se pensiamo poi ai progressi che sta facendo la scienza medica nel campo della cura delle malattie e che – v’è da sperarlo – presto saremo in grado di debellare le malattie tumorali, allora l’aspettativa di vita farà un balzo in avanti di una decina d’anni, forse anche più. Proviamo ad immaginare quali saranno allora le dimensioni del problema e del conseguente contraccolpo econimico/finanziario. Mi pare quindi inevitabile e non discutibile che si debba andare incontro ad un congruo allungamento della vita lavorativa. Questo però è soltanto un aspetto del problema. La medaglia ha anche un’altra faccia di cui – almeno fino ad adesso – non sento parlare molto. Più a lungo lavoreremo e minor spazio troveranno i giovani al momento del loro inserimento nel mondo del lavoro. E’ un problema sociale di enormi dimensioni che amplifica le difficoltà attuali e che deve essere considerato e valutato per tempo. Non siamo di fronte ad un’ipotesi. E’ una certezza che dovremo affrontare, forse prima di quanto si riiesca ad immaginare. Farci trovare impreparati, come spesso accade nel nostro paese, sarebbe davvero un errore imperdonabile.
S b o l c i
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Capisco le sue preoccupazioni e anche il suo sconforto, caro Sig. Sbolci, e non voglio di certo fare filosofia o qualunquismo. Per giunta di anni ne ho 79, perciò penso di potere, e sapere innanzitutto, dire la mia… Che cioè la storia dell’umanità, SEMPRE,ha avuto problemi che sembravano insolubili (e catastrofici). Poi, però, SEMPRE,gli…ingranaggi della storia hanno ripreso a girare per il verso giusto. Lo sa perché, questo? Perché l’uomo è “piccolo” (anche se spesso si crede “grande”)mentre Dio è GRANDE. Non mi prenda per un bigotto, sbaglierebbe, sa? Sono un uomo con tanta esperienza di vita, perciò concreto e super razionale. Appunto per questo non mi preoccupo più di tanto, pur avendo nipotini con tutta la vita davanti. Semmai delle cose bisogna OCCUPARSENE e non, come fa Lei, preoccuparsene. Vedrà, il buon Dio (ci risiamo, dirà Lei…)darà all’uomo ancora tanta intelligenza e buona volontà che le cose torneranno al loro posto. Per un periodo più o meno lungo, d’accordo, ma questo è stato sempre un bene per l’uomo, che altrimenti si sarebbe montato la testa… Alti e bassi, bassi e alti, e allora? Se mi permette un suggerimento le dico le ultime due cose e poi chiudo il “comizio”: un buon bicchiere di vino (rosso, e non due…)a tavola e dopo, prima che le venga il sonno, una buona enciclopedia di storia dell’umanità. Con tanta simpatia.
Giovanni Milazzo