In memoria di te, Cesare Pavese

In memoria di te: Cesare Pavese
a cura di Luigia Sorrentino

Il 27 agosto 1950 muore suicida a Torino, Cesare Pavese, scrittore, poeta e traduttore italiano.

Sul comodino viene trovato il suo libro ‘Dialoghi con Leucò’ e sul frontespizio un foglietto con la frase scritta di pugno da Pavese e divenuta celebre: ‘Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Seguiva poi una domanda e un’esortazione: ‘Va bene? Non fate troppi pettegolezzi’.

Nella breve lettera che Pavese scrisse all’amico Davide Lajolo due giorni prima del suicidio, ad un certo punto si legge: «Se vuoi sapere chi sono adesso, rileggiti ‘La belva’ nei ‘Dialoghi con Leucò’ : come sempre, avevo previsto tutto cinque anni fa».

Nel dialogo Pavese parla di Endimione dannato da Artemide a rimanere vivo in un sonno eterno. E’ lo straniero che pronuncia le parole che a molta parte della critica sono sembrate emblematiche: ‘Ciascuno ha il sonno che gli tocca, Endimione. E il tuo sonno è infinito di voci e di grida, e di terra, di cielo, di giorni. Dormilo con coraggio, non avete altro bene. La solitudine selvaggia è tua. Amala come lei l’ama. E adesso, Endimione, io ti lascio. La vedrai questa notte’. 

da ‘Dialoghi con Leucò’ di Cesare Pavese

La strana dea de ‘La belva’ è Artemide, la signora delle belve, emersa nel mondo da una selva di indescrivibili madri, divine e mostruose…
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‘Quell’anno faceva tanto caldo che bisognava uscire ogni sera, e a Ginia pareva di non avere mai capito prima che cosa fosse l’estate, tanto era bello uscire ogni notte per passeggiare sotto i viali. Qualche volta pensava che quell’estate non sarebbe finita più, e insieme che bisognava far presto a godersela perchè cambiando la stagione, qualcosa doveva succedere.’

Da ‘La bella estate’ di Cesare Pavese

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