Opere inedite
a cura di Luigia Sorrentino
“Il mio modo arcaico di fare poesia nasce dall’esigenza di fornire, prima di tutto a me stesso e poi anche all’eventuale lettore, un’immagine scremata, sobria, asciutta, arcaica appunto di ciò che la vita mi fornisce quotidianamente o mi ha fornito in passato. Questa scelta, a volte, va a discapito di quella poesia concepita come intrattenimento piacevole e di una metrica ‘educata’ e matematicamente coerente. La rima è al servizio di una ‘filastrocca primordiale’ perché l’obiettivo del verseggiare è la ricerca di una verità seppellita sotto tonnellate di avverbi, aggettivi inutili e di immagini collettive di origine televisiva che non appartengono all’individuo. Uno degli obiettivi della poesia è ‘ripulire’ l’Io da certi prolungamenti prosaici per ritornare alle origini del pensiero. I singoli versi composti da non più di tre o quattro parole, determinano nella mente del lettore la formazione di frammenti lapidari, scomodi da leggere, grezzi, sacrificando consapevolmente la bellezza e la musicalità, e rasentando in alcuni casi un’ossessiva paronomasia. Anche le ricerca di una ‘rima interna’ contribuisce ad alimentare un suono ossessivo che è catarsi.”
di Michele Nigro
Vent’anni
Roventi ferri dormienti
di ruggine pazienza
bollenti bulloni morenti
sferragliante partenza.
Inesorabili fischi trilli
con lamenti di molle
instancabili estivi grilli
scuri armenti tra le zolle.
Treni trainanti troie
verso città di studio
e civiltà in tripudio
sui seni allattanti noie.
***
Fuoco antico
Accese nervature lignee
come dolori scoperti
lambite da lingue sanguigne
chiome di calori incerti.
Bocca di calda grappa
morente su ceppi meditati
vene di antica mappa
silenziosi vecchi antenati.
***
Il tempo
Inchiostro rosso riesumato
come sangue bollente
di un mostro grosso trascurato
che langue incoerente.
Sberleffi di gente morta
facili previsioni.
Sonori ceffi su mente corta
gracili ribellioni.
Una fede passiva
conta gli anni
occasione furtiva
un’onta d’inganni.
Io amai la goccia
per la pazienza viva
osservai la roccia
d’antica sembianza priva.
Coscienza e dolori
richiedono vendetta
la terra e gli odori
già odono la vetta.
***
Fiori di strada
Poesie sgranate
ermetici rosari
rivedute carte
perdute e amate
fonetici calzari
eresie in arte.
Orfani puri
assenti tutori
gerani duri
coscienti untori.
Fiori di strada
follia invidiata
cori di rada
morìa agognata.
Accademici idioti
appassite vigne
anemici zeloti
indispettite tigne.
***
Ritorni di carta
Professori in scaletta
manifesti a colori
signori in giacchetta
vani gesti e scalpori.
Presuntuosa stirpe
sofferenti pagliacci
untuosa sirte
tra morenti ghiacci.
Riscoperti autori
d’alienati meriggi
deserti di umori
costipati miraggi.
Cartaceo coìre
per serate uggiose
grigiaceo morire
dimenticate spose.
Diaspore letterarie
dai cassetti profanati
idrovore precarie
fazzoletti incorniciati.
————-
Michele Nigro, nato nel 1971, vive a Battipaglia, in provincia di Salerno. Bibliotecario e giornalista culturale freelance, ha diretto dal 2003 al 2009 la rivista letteraria trimestrale “Nugae”. Si definisce ‘Lettore onnivoro’. Alcuni suoi scritti sono comparsi su riviste e antologie.
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Grazie Luigia per questa bella opportunità! 🙂
E’ un onore e un piacere essere qui.
Michele.
rileggiti la lettera che ti ho scritto ieri:
interessante visuale degli argomenti trattati,
corretta struttura del discorso,
stile spigliato e accattivante,
“Fiori di strada
follia invidiata”
questo distico è eccezionale, secondo me