“Continuo a ringraziare mio padre per avermi insegnato a riconoscere la poesia in quello che ci circonda”.
Nell’incontro più commovente e affollato del Festivaletteratura di Mantova, Bernardo Bertolucci ha ricordato così il padre Attilio, insieme al fratello Giuseppe. Nei loro ricordi la memoria di un padre poeta, tra i grandi del Novecento, pubblicista geniale. Viva è ancora l’eco di “Il gatto selvatico”, l’house organ dell’Eni, voluto da Enrico Mattei, che egli diresse facendone punto di riferimento collettivo, per i lettori come per gli autori. Di lui ventenne, in un distico diventato celebre, Eugenio Montale scriveva: “Ha vena, fantasia, respiro”. Quasi la previsione di una fortuna critica che ancora oggi attrae e non diminuisce.
L’idillio e la passione familiare – cifre poetiche che hanno caratterizzato il lavoro e l’opera del padre – sono stati il punto di avvio della discussione tra Giuseppe e Bernardo Bertolucci. “Se c’è un valore, ripensando tutta la vita vissuta accanto a mio padre – ha ricordato Giuseppe – è che egli non ha mai avuto un atteggiamento pedagogico nei nostri confronti. Ci ha mostrato le cose che ci piacevano, insegnandoci che cos’era il brutto. Se c’è un valore che ci ha comunicato è quello della bellezza e in anni in cui le passioni ideologiche erano forti . Trascorso ormai molto tempo mi accorgo che quel valore assoluto, la bellezza, resta un centro di gravità’.
Nell’appuntamento al Cortile della Cavallerizza di Palazzo Ducale, coordinato da Corrado Augias e con letture di Lella Costa, Bernardo Bertolucci, giunto appositamente a Mantova dal Festival del Cinema di Venezia, dove ieri ha consegnato il Leone alla carriera a Marco Bellocchio, ha ricordato, dopo la lettura de ‘La rosa bianca’, come questa poesia “da quando mi fanno interviste, e cioè da molto tempo, sia il mio modo di raccontare il mio rapporto con Attilio. Quando leggevo ‘La rosa bianca’ correvo in giardino – ha spiegato – e la rosa era lì. Leggevo le poesie di mio padre e riconoscevo quel mondo intorno a noi, a me. Non c’era più differenza tra poesia e realtà’.Il regista, che a ottobre comincerà le riprese del film tratto da ‘Io e te’ di Nicolò Ammaniti, ha anche parlato a lungo di Pier Paolo Pasolini, che ha definito ‘l’ultimo grande profeta’.