Il 12 settembre 2008 David Foster Wallace, forse lo scrittore più importante della sua intera generazione, si suicidava dopo lunghi anni di depressione. Una ferita che, a tre anni di distanza, ancora non si è rimarginata nel cuore di milioni di fan dell’autore di romanzi monstre come “Infinite Jest” e racconti insuperabili, seppur lontanissimi, come quelli raccolti in “Brevi interviste con uomini schifosi”, probabilmente i suoi due libri capolavoro, per quanto sia difficile scegliere.
Foster Wallace, poi, è stato un esempio di stile e tematiche anche per gli scrittori italiani. Sandro Veronesi, che con Fandango è stato colui che ha deciso di tradurre “Infinite Jest” in italiano, ritorna sulla drammatica scelta del suicidio.
“Il problema – ha spiegato Veronesi – è che anche lui faceva fatica a mettere insieme i pezzi della sua vita, probabilmente è stata la convinzione di non poterlo fare che lo ha spinto a un gesto fatale. Ma, secondo me, come tutti i gesti fatali, se gli venisse data una seconda occasione forse non lo commetterebbe una seconda volta. Sono quelle cose che diventano importanti perché sono irrimediabili, ma se si fosse semplicemente ferito a questo punto non ci si penserebbe più”.
Geniale, crudele, complesso, straordinariamente umano e infinitamente fragile, David Foster Wallace ha saputo mettere sulla pagina il mondo contemporaneo, con tutte le sue facce, non solo letterarie. Gianluigi Ricuperati lo ricorda proprio in questo senso.
“La sua forza – secondo lo scrittore torinese – è anche la forza esemplare, tragica, visto come è finita la sua storia umana, è l’esempio di come invece si può provare a capirlo, e interessarsi veramente a questo mondo, e usare la scrittura per produrre conoscenza, restando assolutamente dentro la letteratura, e ancor di più”.
Oggi, tre anni dopo il suo addio, Foster Wallace resta un pianeta luminoso e distante, di cui forse solo con il passare degli anni si arriverà a capire l’intera topografia. E intanto i suoi lettori italiani attendono con ansia la traduzione del suo romanzo postumo “The Pale King”. E in un triste anniversario è comunque una bella notizia.