Lo scrittore e poeta nigeriano Wole Soyinka, premio Nobel per la Letteratura nel 1986, il primo africano ad averlo vinto, chiede ai suoi connazionali di “dialogare, di avere ancora un po’ di pazienza”, e, rivolgendosi alla classe dirigente del Paese, li avverte “che una rivolta popolare” in stile arabo potrebbe travolgerla e spazzarla via. “I nigeriani sono spazientiti, i sintomi sono tutti intorno a noi, la rabbia sta bussando alla porta e potrebbe eruttare presto in una rivolta come accaduto in nord Africa e in parte del mondo arabo”, ha detto Soyinka nel corso di un affollatissimo convegno letterario, interrotto più volto da cori e applausi da stadio.
Per il premio Nobel i nigeriani “devono far prevalere il dialogo per riportare l’ordine nel Paese. Ma il momento del dialogo non è domani, è ora e a parlarsi devono essere i cittadini, perché dalla nostra classe
politica non possiamo aspettarci niente”, ha proseguito lo scrittore, da sempre coscienza critica della nazione, tanto critica da guadagnarsi anni di isolamento in carcere e una condanna a morte dall’ex dittatore Sani Abacha. Quindi traccia le linee guida su cui basare il confronto nazionale: “la Nigeria deve eliminare assolutamente dal dibattito e dall’amministrazione della cosa pubblica la contrapposizione religiosa o etnica, che rende bigotti e intolleranti”: se non si riesce a farlo, ha concluso, “continueremo ad avere una
leadership che è più lontana dai bisogni del popolo di quanto lo fossero gli amministratori dell’epoca coloniale”.