I luoghi del Premio Napoli 2011 ai Miracoli

Galleria fotografica dei ‘luoghi’ del Premio Napoli 2011 su http://www.flickr.com/photos/67955721@N06/

Osservatorio Astronomico di Capodimonte
Salita Moiariello, 16

L’Osservatorio Astronomico di Capodimonte fu fondato nel 1812 grazie a un decreto di Gioacchino Murat e dopo varie vicende fu completato nel 1819 da Ferdinando I di Borbone. La struttura fu la prima nata in Italia con l’espressa funzione di “Specola”, e il luogo scelto per la costruzione fu la collina di Miradois, vicina alla reggia borbonica di Capodimonte. L’edificio fu ideato da Federico Zuccari e l’architetto Stefano Gasse, esponente dell’architettura neoclassica, ne elaborò il progetto grandioso e monumentale. Annesso all’Osservatorio è il Museo Astronomico, suddiviso in tre nuclei fondamentali: il Museo degli Strumenti Astronomici presenta una vasta collezione di strumenti datati dall’Ottocento al Novecento; il Padiglione di Bamberg, dal nome dello “strumento dei passaggi” ottocentesco che in esso è esposto, dedicato alla misurazione esatta del tempo; il Padiglione di Repsold, con il telescopio rifrattore equatoriale di Fraunhofer-Reichenbach, emblema dell’Osservatorio di Napoli. Una vasta biblioteca astronomica che include testi antichi di grande pregio, come il “De Revolutionibus Orbium Coelestium” di Niccolò Copernico, completa l’offerta culturale dell’Osservatorio. L’Osservatorio di Capodimonte è uno dei 12 Osservatori Astronomici dislocati sul territorio nazionale, ed è parte dell’Istituto nazionale di Astrofisica. Con i suoi quaranta astronomi l’Osservatorio rappresenta una delle eccellenze scientifiche, riconosciuta a livello internazionale.

Torre del Palasciano
Salita Moiariello, 53

L’edificio fu costruito per volontà di Ferdinando Palasciano, illustre medico napoletano, che lo adibì a propria dimora. Il medico, considerato precursore della Croce Rossa, per le sue battaglie sulla neutralità dei feriti di guerra, acquistò da Domenico Cotugno il fondo di oltre 28 moggi che comprendeva delle strutture, un tempietto e due bei giardini di delizie, più una grande zona destinata ad alberi da frutta. I lavori di costruzione del palazzo, diretti dall’architetto Antonio Cipolla, furono ultimati nel 1868. Lo stile fonde stilemi neogotici e rinascimentali, mentre l’imponente torre panoramica centrale è ispirata al Palazzo della Signoria di Firenze. Nel tempo furono ospiti della Torre Antonio Ranieri, il pittore Edoardo Dalbono, il musicista Thalberg, il fondatore e direttore dell’acquario di Napoli Antonio Dohrn e illustri esponenti del mondo della Medicina e delle Scienze. La leggenda vuole che Ranieri, nel giallo della sepoltura di Leopardi, con il consenso del Palasciano abbia traslato di nascosto le spoglie del poeta nella Torre dando così ad esse degna ma segreta sepoltura.

Fabbrica delle Arti
Piazzetta S.Carlo all’Arena – via Annibale De Gasperis 24

La Fabbrica delle arti è un’officina sperimentale dove artisti e designer progettano e realizzano, avvalendosi dell’opera e dell’esperienza di artigiani campani, oggetti d’arte. E’ sede costante di mostre, dibattiti, incontri e stage, aperti ai giovani del quartiere. La ricerca di nuovi linguaggi artistici, della comunicazione tra ambiti diversi, e l’attenzione posta all’impatto sociale del lavoro artistico rappresentano i punti cardine dell’attività della fabbrica, guidata da Giusi Laurino.


Orto Botanico di Napoli
Via Foria, 223

Fu fondato il 28 dicembre 1807, nel periodo in cui la città era dominata dai Francesi che realizzarono un’idea concepita in precedenza da Ferdinando IV di Borbone e la cui attuazione era stata impedita dai moti rivoluzionari del 1799.
Nel decreto di fondazione, a firma di Re Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone si legge che la struttura era destinata alla “istruzione del pubblico e alla moltiplicazione delle spezie utili alla salute, all’agricoltura e all’industria”. Già da queste citazioni è possibile desumere gli elementi di modernità posti alla base della fondazione dell’Orto partenopeo, che sin dalle origini si sarebbe distinto per la molteplicità delle funzioni svolte e per il patrimonio vegetale diversificato.
La realizzazione del progetto fu affidata agli architetti de Fazio e Paoletti. Il primo realizzò la facciata monumentale, il cui stile fu uniformato a quello dell’adiacente Albergo dei Poveri, il viale principale perpendicolare alla facciata, il viale ortogonale a quest’ultimo che conduce all’edificio Castello, sede dell’Istituto, e la “Stufa temperata”, caratterizzata da un colonnato dorico e da portelloni di apertura ruotanti attorno a dei perni centrali. Il secondo si occupò della progettazione e della realizzazione della parte inferiore dell’Orto.
Istituto Caselli
Bosco di Capodimonte

L’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato della procellana e della ceramica “Giovanni Caselli”, fu istituito nel 1961 nell’antica struttura della “Real Fabbrica delle Porcellane di Capodimonte”, fondata dal re Carlo di Borbone (1743-1759), e rappresenta così un raro esempio del perdurare della destinazione d’uso di un edificio attraverso i secoli. L’assegnazione di una sede prestigiosa, tra le cui mura è nata una parte significativa dell’artigianato artistico di Napoli, fu voluta per sottolineare che il nuovo Istituto si andava ad inserire nel solco di una continuità storico-culturale evidenziandone i caratteri di specificità e unicità nel panorama formativo italiano. La scuola, infatti, non solo è nata come unico centro in Italia istituzionalmente preposto alla preparazione di personale qualificato e di tecnici specializzati nel settore della ceramica e della porcellana, ma è nata con una missione specifica: promuovere, studiare e tutelare la tradizione ceramica del territorio rilanciando, in particolare, la produzione della porcellana. L’Istituto detiene il marchio di fabbrica e per questo le opere realizzate hanno diritto a fregiarsi del giglio borbonico.
L’Istituto Caselli, nel corso degli anni, ha svolto e svolge tuttora attività e programmi di collaborazione con le Università, le Soprintendenze ai Beni Storici e Artistici e ai Beni Archeologici di Napoli, il C.N.R. di Faenza, l’ENEA, il Centro Ceramico di Bologna, la Società Ceramica Italiana, l’ERSVA e altri soggetti pubblici e privati. Inoltre, la scuola ha sempre mantenuto rapporti preferenziali con le grandi realtà ceramiche europee con le quali ha stretto collaborazioni e gemellaggi, tra queste le più prestigiose manifatture storiche di Sèvres (Francia), Meissen (Dresda), Ginori (Sesto Fiorentino), e con le scuole di Vierzon (Limoges), della Moncloa (Madrid), di Budapest (Ungheria), di Faenza e Deruta.
Villa di Donato
P.zza S. Eframo Vecchio – Napoli

Villa di Donato è un “casino di caccia” settecentesco sito alle spalle del Real Orto botanico di Napoli. Il restauro realizzato dai proprietari ha tenuto a mantenere intatta l’identità “privata” della casa e la sostanziale unità dell’impianto architettonico. La configurazione della villa, il salone centrale ed i salotti affrescati costituiscono un esempio ottimamente conservato della originaria configurazione e dello stile pittorico del periodo di Ferdinando IV di Borbone. Il giardino d’inverno coperto conserva tracce delle Nobili Dame che vi dimorarono. La Rimessa delle carrozze e le sale al piano terra sono state recentemente recuperate ed ospitano mostre d’arte e manifestazioni culturali.
Museo di Capodimonte
via Miano 2

La costruzione del Palazzo Reale di Capodimonte fu intrapresa nel 1738, nell’area adiacente l’omonimo Bosco dove nel 1734 Carlo di Borbone aveva deciso di creare una grande riserva di caccia e una residenza di Corte, in suggestiva posizione panoramica sul golfo e sulla città sottostante. I lavori, diretti da Giovanni Antonio Medrano, furono orientati, fin dall’inizio a realizzare una struttura idonea ad accogliere la ricchissima collezione farnesiana ereditata da Carlo di Borbone. L’edificio si sviluppa in senso longitudinale, attraverso la successione in asse di tre vasti cortili porticati e intercomunicanti, aperti verso l’esterno con ampi fornici; i due prospetti presentano rigorose facciate in severo stile dorico e di misurato gusto neocinquecentesco, ritmate da forti membrature in piperno grigio, sapientemente contrastante con il rosso napoletano delle pareti intonacate, e dalla successione di ampie finestre al piano nobile e di aperture minori agli altri livelli. Le collezioni Farnese e borbonica costituiscono i nuclei principali del patrimonio museale di Capodimonte. L’origine della raccolta Farnese si deve all’azione politica e alle scelte culturali di Alessandro Farnese (1468-1549), che, ancora prima di diventare papa col nome di Paolo III, aveva coltivato l’interesse per il collezionismo artistico e antiquario. Nel 600 una parte consistente della collezione fu trasferita nelle residenze ducali di Parma e Piacenza; infine Carlo di Borbone, divenuto re di Napoli nel 1734, decise di trasferire la collezione, ereditata dalla madre Elisabetta Farnese, nella capitale del suo nuovo regno. Le raccolte borboniche, dalla complessa storia costellata di commissioni, acquisti, soppressioni monastiche, legati e donazioni, testimoniano lo sviluppo della scuola napoletana dal 200 al 700. Il cospicuo patrimonio proviene in maggior parte da importanti complessi religiosi di Napoli e della sua provincia, selezionato per entrare nelle collezioni del Real Museo Borbonico. Il Museo si sviluppa su tre piani: il primo piano ospita, oltre all’Appartamento storico, la ricca collezione farnesiana; al secondo piano è collocata la galleria napoletana, ed infine, al terzo piano è esposta la collezione di opere dell’Ottocento e di arte contemporanea.
Nel Museo di Capodimonte si possono ammirare anche due delle tele utilizzate nella brochure del Premio Napoli 2011: Colantonio, San Girolamo nello studio (particolare) 1444-46 e Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi (particolare) 1568.
Rimessa Carlo III
via Bernardo Tanucci, 7 – Napoli

E’ uno dei cinque depositi cittadini utilizzati dall’Azienda Napoletana di Mobilità spa (ANM Spa). Sabato 5 novembre alle 11.00 diventerà la sede per la proclamazione dei Due Libri dell’Anno (sezione Letteratura italiana e sezione Letterature straniere) del Premio Napoli 2011. La rimessa è stata costruita intorno al 1935, poi ristrutturara tra il 1970 e il 1973, attualmente ospita 105 bus su un’area totale di 15mila metri quadrati. E’ un luogo molto caro al quartiere: da qui, in passato, uscivano i tram a cavallo.
Fuori dai Miracoli, a suggellare tre importanti collaborazioni il Premio Napoli approderà anche all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, alla Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale del Banco di Napoli-Intesa San Paolo e a Villa Pignatelli.

Accademia delle Belle Arti di Napoli
via Costantinopoli 107

E’ una delle più antiche e prestigiose d’Italia. Venne fondata da Carlo di Borbone nel 1752, con il preciso intento di “educare” i giovani aspiranti artisti e, fino a qualche decennio fa, era l’unica accademia dell’Italia meridionale peninsulare. L’Accademia di Belle Arti di Napoli costituisce, quindi, un luogo fondamentale per lo studio delle arti e sulle arti a Napoli e nel meridione d’Italia, dalla meta del XVIII secolo ad oggi. Tra alterne vicende che l’hanno vista, comunque, protagonista della storia artistica del sud, e sempre stata polo aggregante delle diverse realtà e luogo di dibattito sulle arti. In essa non solo si sono formate intere generazioni di artisti meridionali ed italiani, ma vi hanno lavorato famosi maestri e docenti stranieri, creando quel clima europeo, che ancora attualmente caratterizza la nostra istituzione attraverso una fitta rete di relazioni e scambi culturali.

Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano – Sede museale di Intesa Sanpaolo
via Toledo 185

Affacciato su via Toledo, “la strada più popolosa e allegra del mondo” diceva Stendhal, il palazzo è parte della storia della città, con i suoi passaggi di proprietà e le trasformazioni architettoniche, le decorazioni perdute e quelle ritrovate, nello svolgersi di eventi che, dall’originario volto secentesco lo hanno portato all’aspetto attuale. Nella Galleria, dopo quasi cinquecento anni di vita avventurosa e tormentata, riapproda il “Martirio di sant’Orsola”, ultima opera dipinta da Michelangelo Merisi nel 1610, poche settimane prima della sua drammatica e solitaria morte. Al termine di un impegnativo restauro, la tela del Merisi viene oggi proposta al pubblico accompagnata da un ricco apparato illustrativo e da sussidi multimediali. La sezione espositiva è ulteriormente impreziosita dalla presenza di un corpus di vedute sette e ottocentesche della città di Napoli e del territorio campano di due artisti olandesi, Gaspar van Wittel e Anton Smink Pitloo, tra i più sensibili interpreti del trapasso dal vedutismo illuminista al moderno paesaggismo.

Villa Pignatelli
via Riviera di Chiaia 200

La splendida dimora ottocentesca degli Acton fu acquistata nel 1841 dai Rothschild, la celebre famiglia di banchieri al servizio dei Borbone di Napoli, e ceduta nel 1867 ai Pignatelli Cortes d’Aragona. L’edificio si articola su tre livelli: alla quota dei giardini le sale di rappresentanza, al piano superiore l’alloggio privato, al piano seminterrato gli ambienti di servizio.
La Principessa Rosina Pignatelli nel 1952 donò allo Stato italiano la villa e la sua collezione d’arte, affinchè venisse istituito un museo intitolato al marito. Da alcuni anni è stata ospitata al primo piano la preziosa collezione di dipinti e disegni del Sanpaolo – Banco di Napoli.

La Fondazione Premio Napoli, insieme a Salvatore Settis, approderà anche alla Selva di Chiaiano (15 ottobre), uno degli ultimi polmoni verdi della città, in parte trasformato in discarica in una delle ultime emergenze rifiuti.

Selva di Chiaiano

E’ l’ ultimo grande polmone verde della città di Napoli ed è parte integrante del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli. È caratteristica per la sua particolare conformazione geologica: contiene 53 cave di tufo giallo napoletano, di cui una decina di grandi dimensioni, che sono oggetto dei progetti di riqualificazione ambientale voluti dal Parco. Nello specifico, la ex Cava Comunale dovrebbe ospitare un bosco umido e la Cava Sposito dovrebbe diventare un lago balneabile con stazione fotovoltaica di nuova generazione. Ma la Selva, come altri luoghi della Campania di simile conformazione, è stata sfruttata dalla Camorra prima con attività estrattiva selvaggia e poi, come appurato dalla Sezione Aerea della Guardia di Finanza nel 2008, come ricettacolo di sversamenti illeciti. La Selva non è mai stata considerata un Sito Contaminato di Interesse Nazionale, eppure, al sequestro di una cava da parte della Guardia di Finanza si aggiungono le testimonianze dei cittadini, il ritrovamento da parte del Commissariato all’Emergenza Rifiuti di 20 mila metri cubi di amianto a ridosso della Cava del Poligono (attuale Discarica di Chiaiano) e i calcoli effettuati dal geologo Franco Ortolani che ha evidenziato, grazie all’uso di foto aeree, ingenti accumuli avvenuti negli ultimi 10 anni. Sversamenti sono visibili anche ad occhio nudo, soprattutto nelle grotte, dove tra le colline di materiale di riporto emergono fusti, copertoni e altri tipi di rifiuti speciali. Il timore del Parco è che non si riescano a salvare le cave da ulteriori sversamenti o dal destino di discariche autorizzate se non si interviene subito con i progetti.
La Fondazione Premio Napoli, da sempre, organizza incontri tra i vincitori e i comitati di lettura presenti nei due penitenziari cittadini (Poggioreale e Secondigliano) e, da quest’anno, anche nel carcere minorile di Nisida.

Carcere di Poggioreale
via Nuova Poggioreale, 177

La Casa Circondariale di Poggioreale ospita essenzialmente detenuti in attesa di giudizio, ma da qualche anno, a causa del sovraffollamento delle carceri italiane, anche alcuni detenuti con pena definitiva. La struttura, risalente al 1914, può ospitare circa 1387 detenuti, ma, normalmente nel contiene il doppio.

Carcere di Secondigliano

via Scampia 350

Inaugurato nel 1992, nella periferia di Napoli, il carcere, si proponeva di essere un modello alternativo a quello di Poggioreale, tristemente celebre per le rivolte degli anni ’80. La struttura è di tipologia modulare, con celle a due, massimo 6 posti. E’ suddiviso in 9 reparti. La maggior parte dei detenuti sconta una pena definitiva.

carcere di Nisida

Sulla piccola isola di Nisida – solo due chilometri di perimetro – ha sede l’IPM, l’Istituto Penale Minorile che accoglie una cinquantina di ragazzi e ragazze. Da molti anni l’isola di Nisida ospita strutture destinate all’accoglienza dei minori sottoposti a provvedimenti di natura sia penale che amministrativa. Oltre all’IPM, sull’isola è presente una struttura comunitaria dell’amministrazione della Giustizia Minorile (per utenza penale e non solo) e i laboratori del Progetto “Nisida: futuro ragazzi” (realizzati in partenership con il Comune di Napoli), destinati a minori e giovani sia “a rischio” che sottoposti a provvedimenti penali e non solo.

Ufficio stampa Stilema, Torino –
premionapoli@stilema-to.it

Ufficio stampa Napoli
luisamaradei@libero.it

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