Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino
Oggi a Opere Inedite leggiamo ‘le disarmoniche eufonie’ di Silvio Perego che mi scrive: “Non mi sono mai chiesto perché ho cominciato a scrivere, né perché continuo a farlo; cerco piuttosto un motivo per smettere. Ma non riesco, la poesia diventa un specie di droga che ti assale, ti divora e ti costringe a buttare giù emozioni, vita e segreti talvolta inconfessabili… che ti spinge ogni volta a cercare quella parola che ti manca, una di quelle parole che stanno lì sulla punta della lingua e non arrivano mai. Un’ostinata ossessione alla ricerca.”
Poi ha aggiunto: “La poesia ha acceso una luce negli anni più bui della mia giovinezza, quando ti trovi con le scuole finite e molti compagni scompaiono, le prime delusioni, il fatto di essere disoccupato e di non sapere cosa fare. La poesia diventa una luce che ti permette di non sentirti completamente una nullità.”
Scrivere è una magnifica sensazione che ti porta dove non puoi arrivare
con la vita reale
e puoi vedere il mondo, tutto il mondo, sotto una luce diversa
a volte persino migliore
la luce della poesia
la luce della mia poesia.
di Silvio Perego
—
le disarmoniche eufonie
1
poesia di
secondo piano
pioggia rugiada d’estate
ricordo dei tempi duri
trascorsi senza fortuna
quando
dopo
mi sono letto l’introduzione introduttiva
alla vita
e senza ripensamenti
e senza compenso
come una donna biforcuta
dietro la finestra
ma andava tutto bene
sotto gli occhiali
questo mondo è davvero così
questo mondo non è un posto per me
come si è già scritto
oi che memoria
degenerato,
see, anche que-sto è sta-to scrit-to
ma non sembra essere servito
a molto.
***
2
non so se hai tutti quei soldi
ma io i soldi ce li avevo
e quando glielo dico
l’agente immobiliare strabuzza gli occhi
cazzo se li strabuzza,
e si accende una sigaretta
e mi vuole subito vendere una casa
naturalmente
ma io non voglio la sua casa
voglio solo sentirmi importante
e me ne sto a farmi coccolare
mentre penso al Giovane Prometeo morto
sulla spiaggia di Anzio.
un po’ mi dà fastidio
se si accorgono che puzzi di soldi
ti coccolano tutti
e se non ti coccolano
anche se fuori pioviggina,
e c’è un vento malinconico
è perché sta per succedere qualcosa
non volevo la sua casa,
volevo la mia
e volevo dimenticare tutto il resto.
***
3
huncke huncke
che ne parlò per primo
e lo disse per primo
nel 1944
su per giù
verso la centosedicesima
o giù di lì
le belle storielle
dove tutto ha avuto inizio
l’america rossa e nera
la rivoluzione sessuale e la Corea
dove la brava ragazza che ha visto tutto e conosciuto tutti
che se n‘è vantata fino a rinnegare l’origine
ma la favola di
huncke huncke
rimarrà per sempre
nel cielo del mondo
…il battito continua
anche senza brave ragazze
***
4
finché
io
posso dire
sognare e svegliare e risvegliare
sono i verbi
che preferisco
mr Moloch:
La pentola d’oro
non l’ho mai
trovata
ne in un bar.
ne fuori.
solo una
pallida imitazione
dei rabbiosi ultimi giorni rabbiosi
***
5
la paura di un altro autunno
ingiallito scorcio
d’inquieto risveglio
– – break break potete dirmi
ma non avete udito
il ridicolo urlo
solenne
del semaforo lampeggiante,
gli impiegati vanno di fretta
tra non molto sarà giorno di paga.
***
6
m’incammino verso
la radiosa
finzione
spaventosa della vita
in cerca di conforto
per questo mondo rotolante
visione della grande poesia dell’inesistenza
il piccolo cane marrone che ringhia,
l’orologiaio maniaco apre
tardi il negozio, questa mattina
il cameriere ritira piatti
vassoi e forchette di plastica
proprio dove poco fa
ho visto io giuro
una signora pronta-a-tutto ha fatto sparire un pezzo di pizza
e una fetta di torta morsicata
in un bicchiere di carta
e se li è messi in borsa
ed è scomparsa
magicamente
come se non fosse mai esistita
***
7
ho perso tutto quanto
in questa timida città
città
città
San Martino
martedì
notteluna
di riflessi d’oro
vecchio e falso
in trasparenza nella sera
ma non è questo il punto
profetizzo
ritornerà
come ritornano sempre
con quell’odore di autocompassione
senza pietà
è una questione di pochi minuti
minuti preziosi
squadre di operai
e speculatori
ingegneri e tranvieri in pausa
o spacciaspaccia spacciatore
dietro il castello
nella nebbia di novembre
non esistono differenze.
ho perso tutto quanto
ma non me stesso
***
8
non si accorgono nemme-no
di te
e con le loro borse borsose
t’assaltano
e guai guai
per i marciapiedi nuovi fumanti
gnorri
gnorri
la gente sa
ma non fa nulla
perché dovrei farlo io?
dice felice, la gente:
viva gli sposi
e figli maschi
la mia nonna
novantenne
se ne stava con la sigaretta
nell’armadio
inscatolava
inscatolava
inscatolava
…carezze…
***
9
un giorno
in cammino
una direzione qualsiasi
invece di guardare
verso la verità – –
non restarono lì
realtà e ostacoli – ma purtroppo
volevano
trovare risposte a tutto
percorrere distanze
vendere confidenze,
ehi ma
i saldi sono finiti.
***
10
I think start a new era so far I feel;
quando mi son visto Gip
aoh, l’ho pensato subito
che era un genio, lui
ma non l’ho detto
e le mie osse
eran tutte rotte:
potevo comprarmi una Lotus
invece che investire nella recessione
magari
così mentre mi schiacciavano nella morsa della fine
ma non come giù dalle scale
mi schiacciavano e cacciavano
e anche se me ne fossi rimasto
a letto nel mio letto
con tutto quel terrore
era la fine
pecchè que sta è la fine
e Dio
io mi chiedo continuame
il terzo segreto lo dovremmo vedere in faccia
tra poco – –
mi prescrivevano benevolo Lexotan
nella provvidenza rallegrandosi scientemente
che non è che fosse una grande trovata
ma era quello che mi davano – in settimana
zakat
amori commoventi e l’orizzonte
solo per non essermi accorto e dimenticato
che era l’ultima notte di libertà
e nessuno di noi è sicuro
al sicuro
nemmeno se ti metti un paio di calze lunghe
o te ne stai tutto il giorno
davanti la Tv.
che aspetti a seppellirmi?
risplendere lontano dalle finestre,
risplendere in ognicosa.
in ognicosa
in
ognicosa che ho fatto è niente
ognicosa che ho letto è niente
ognistrada che ho attraversato è niente
ogniuomo che ho conosciuto è niente
ognicosa che ho visto è niente
ognicosa che dimenticato è niente
ogniluce che ho acceso è niente
ognicosa che ho perso è niente
ognivolta che ho fatto tardi è niente
ognivolta che ho annusato i miei calzini è niente
ognivolta che ho sperato è niente
ognivolta che ho è niente
ogni volta che potevo comprare play gill è niente
ognivolta che è è niente
ognivolta che chi o cosa è niente
ognivolta perché è niente
ognivolta per esempio è niente
ognivolta che ho bisogno io è niente
ognivolta
ognivolta
è niente
è niente di fronte a me
che sono solo io ora
economico cittadino
di questo vecchio vecchio mondo zoppo –
incredibile.
—
Silvio Perego è nato nel 1970 a Legnano dove vive.
Ha pubblicato il romanzo di narrativa “L’inganno” (Edizioni Progetto Cultura, Roma, 2006).
La sua prima raccolta di poesie “Jazz”, (Lampi di Stampa, fuori collana “Festival” a cura di Valentino Ronchi), è uscita nel 2009 con prefazione di Ottavio Rossani, (finalista premio Manfredi 2009 e Città di Arona 2010). Nel 2010 la plaquette “scampoli di vita fuori città” (con disegni originali di Gianfranco Enrietto) per le Edizioni Gattili.