“La caratteristica più notevole di Andrea Zanzotto è stata la sua straordinaria capacità di connettere aperture verso ricerche psicanalitiche, specie di area francese, da un lato, e il suo totale radicamento nel territorio, dall’altro – spiega Valerio Magrelli. “Pensieri, intuizioni desunte da Heidegger o Lacan sono da lui immesse nella riflessione sulla sua terra, sul luogo, sugli orizzonti entro cui sorge la sua lingua. E’ da questo che nasceva la sua attenzione all’ambiente, che lo ha portato anche a impegnarsi più volte in senso ecologista, ma che si univa poi alla ricerca di strade diverse, coll’uso del dialetto, della lallazione infantile e altre sperimentazioni. Sono le due polarità che lo fanno grande e assieme lo rendono tanto difficile”.
A questo “vorrei aggiungere – dice sempre Magrelli – le sue pagine come critico, che ha scritto cose finissime su Antonin Artaud e Henri Michaux, per esempio, sempre attento alla contemporaneità, facendo attraversare tutto dalla sua personalissima ironia sorniona, affabilissima”.
bhe, zanzotto è stato uno dei più grandi poeti del 900′