Nello scaffale: “Dove eravate tutti?” di Paolo Di Paolo
a cura di Luigia Sorrentino
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“Vorrei raccontarle di mio padre, di mia madre, di Anita e di Marangoni, di tutti, dov’erano e dove sono, di come le cose vanno e di come andavano, di quando ero un prestigiatore e di adesso che nessuna magia mi riesce. Mi piacerebbe dirle: se gli anni senza nome devo raccontarli a qualcuno, voglio raccontarli a te.”
Dove eravate tutti di Paolo Di Paolo, Feltrinelli 2011, (euro 15).
Dov’erano i padri, soprattutto. Dentro il declino civile di un paese, così risuona l’essere giovani contro l’età adulta, contro l’assenza, contro il silenzio.
Il libro
Dove eravate tutti. Dov’erano i padri, soprattutto. Dentro il declino civile di un paese, così risuona l’essere giovani contro l’età adulta, contro l’assenza, contro il silenzio. Italo Tramontana archivia la memoria degli ultimi vent’anni, quelli familiari e quelli pubblici, come se la sequenza delle prime pagine dei giornali dispiegasse l’evidenza della sua storia, con la caduta di Bettino Craxi, l’interminabile Seconda repubblica, l’attentato alle Torri Gemelle e l’elezione di Barack Obama. Ma intanto, nei giorni del calendario privato, il padre di Italo, insegnante neo-pensionato, investe con l’auto un ex studente davanti alla scuola. A tutti sembra un atto deliberato di violenza. E tanto basta a sfaldare gli equilibri domestici.
Ora ci sono un padre umiliato, una madre in fuga, un minaccioso tendersi di distanze. Che tuttavia va di pari passo con il riaffiorare, bella e insinuante, di quella che era stata la bambina Scirocco, e con il suo imporsi sulla prima pagina degli affetti. Lo spazio che si apre tra la cupa attualità e un amore possibile disegna una strada, spazza gli anni senza nome che il giovane Italo ha vissuto e ripercorso in una ostinata “archeologia di se stesso”. Ci vuole uno scatto, fuori dalla passività delle emozioni. Quasi fosse la nuova città simbolo dei destini incrociati, Berlino diventa la scena in cui andare a cercare, cercarsi, rispondersi. In attesa di sapere dove siamo, tutti.
Paolo Di Paolo esprime una volontà di memoria che racconta e spiazza, insegue la lucidità della coscienza e mette ordine nella confusione di questi anni provando finalmente a darle un nome.
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Paolo Di Paolo
E’ nato a Roma nel 1983. Si è laureato in Italianistica con una tesi diventata poi un saggio, Piccola storia del corpo (Edilet 2008). Ha pubblicato Nuovi cieli, nuove carte (Empirìa 2004, finalista Premio Calvino per l’inedito 2003); Un piccolo grande Novecento, con Antonio Debenedetti (Manni 2005), Ho sognato una stazione. Gli affetti, i valori, le passioni, con Dacia Maraini (Laterza 2005), Come un’isola. Per il teatro ha curato Il respiro leggero dell’Abruzzo (2001), interpretato, tra gli altri, da Franca Valeri. Dirige la collana “Racconti d’Autore” per Perrone Editore. Scrive di libri su «il Riformista», «l’Unità» e «Nuovi Argomenti». Al Napoli Teatro Festival Italia 2010 viene rappresentato un suo testo in L’Attesa.
In attesa di sapere dove siamo, tutti!… Un giovane scrittore (già così adulto) che riesce di primo mattino a sconvolgere i miei ‘piani’, fissati per la giornata in corso, a portarmi a riflettere e sopratutto a ricordarmi ‘ciò siamo e ciò che non dovremo essere’, é sicuramente qualcuno che oltre al talento possiede una sensibilità non comune. Complimenti e auguri per il libro. Rosanna Lupi segr. premio Camaiore