Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino
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“Ho camminato, incontrato, amato, sofferto, surfando sull’onda dei giorni e sulla vita, e da tutto questo è sorta a volte una melodia, un verso, una canzone senza note fatta di suggestioni, di atmosfere evocate, di rimpianti e carezze mai diventate parole. Allora ho cercato con caparbietà la bellezza, il verso che emoziona, che strazia, che conquista, riconoscendo la nobiltà nascosta e perduta che è me e negli altri, il bello dimenticato e deriso, il bello dei sentimenti, degli errori, dei tradimenti, delle cose di cui sono fiero e di quelle di cui mi vergogno, poiché ho capito che di tutto questo sono fatto e che a nulla posso rinunciare senza morire.”
Di Renato Fiorito
Vicolo
Appesi ai fili
pendono i palazzi,
li tengono sospesi
svolazzi di camicie
che fanno d’aquiloni.
Che leggerezza serve
per potersi librare
lassù in fondo al cielo?
È questione solo
dell’anima pesante
perché non c’è fatica
nei gridi dei bambini
a salir pei balconi.
Mi fermo e aspetto
che sui terrazzi in alto
si affaccino i gerani.
Uscirai anche tu
a guardare la luna?
***
I pescatori di perle
.
I pescatori di perle sono finiti,
hanno indossato bombole e maschere
e girano oziosi in cerca di prede.
Non sanno nulla delle perle.
Ed io mantengo il segreto.
Scendo a mani nude e trattengo il respiro.
Resisto e aspetto che la conchiglia si apra
e mostri infine la perla.
Allora con gentilezza e amore
tendo la mano e la raccolgo.
I pescatori di perle sono finiti.
Io sono l’ultimo.
***
Aquilone
.
Il mare ha lontani clamori.
Su un filo di luna si corica l’infinito.
Anche la mia anima vi appendo
e aspetto che il vento del mare
la faccia volare.
***
Playa Pilar
.
Alla fine di tutte le strade
secoli accatastati in bianche conchiglie
guardano immobili
l’eterna distesa del mare.
Con le dita gentilmente mi sfiori
per sapermi vicino
nello sfarinarsi lento della vita.
Un cormorano grida
conficcato nel cielo
per fermare l’istante
che col sole tramonta.
Basta il suo volo
Per sentirsi fratelli.
***
Il vento soffia felice
Il vento soffia felice da dietro la luna
invadendo le sconfinate distese della notte
e scherzando leggero con i riccioli d’onde.
Le parole dette si perdono nel buio
con un suono lieve
mentre la luna ti accarezza i capelli.
Bianche corolle fioriscono segrete tra i tuoi pensieri
mentre muovi le mani
ad accompagnare canzoni.
Il vento ha dita sottili
che ti muovono le vesti
e ti fanno sorridere alla sua malizia.
Anch’io vorrei abbandonare le mie paure
ed essere, infine, vento.
***
Regalami una poesia
Regalami una poesia
Mary
perché il buio
abbia parole amiche
e non ci sia bisogno della luna
per ingannare il cuore.
Regalami frasi nuove
Mary
che annuncino altre stagioni
portate dal maestrale
col polline dei fiori
e i profumi dei monti
per diventare carezze.
Regalami una canzone,
Mary,
che sia canto di allodole
e tunica bianca
a rivestire i monti
sicché io sappia finalmente
appartenerle
e appartenerti.
Regalami parole d’amore
Mary
che abbiano lunghe braccia
e dita sottili
che accarezzino lievi
il mio dolore
con unguenti d’oriente.
Regalami una poesia
Mary
fatta di labbra rosse
e bianchissima pelle
e fluenti capelli
in cui stanotte
abbandonare il viso.
***
Fragilità
Com’è fragile questo giorno
diviso com’è tra l’abbagliante sole
e l’altrove strisciante
in cui fugge il pensiero
e si aggrappano i sogni
come uccelli notturni
alle scure pareti della mente.
È lì che mi attendi
con occhi di gatta
portandomi in dono promesse
che non puoi mantenere.
Allora, piegato sulle ginocchia
come un vecchio indiano
nei vicoli di Bombay
che non dà valore al tempo né al denaro,
aspetto che il niente
che tutto circonda
si perda come pura dissipazione,
crudele disinganno.
***
Gli occhi scuri della notte
non sono brace
né diventeranno carezze
ma pura illusione di luce
per una suggestione bugiarda
che nulla dona
se non un’ inutile disperazione.
Allora vorrei che sorgesse la luna
e nuove canzoni venissero
ad accarezzare il cuore
e che il vento portasse profumi di lentisco,
e che tra cielo e terra
su ondulate distese di sabbia,
come su un immenso corpo
di donna, potessi rotolarmi,
riscoprendo perdute tenerezze,
dolcezze di abbracci,
comunione di sorrisi
che ogni solitudine uccide
e che il cuore sempre reclama
per continuare il suo testardo battere
nell’immensità della notte
sul chiodo appuntito della vita
conficcato nel buio
come una stella.
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Renato Fiorito è nato a Napoli nel 1946 e risiede a Roma, laureatosi in Economia all’Università degli Studi di Napoli, è stato dirigente dell’Ufficio Italiano dei Cambi, e poi della Banca d’Italia.
Nell’anno 2008 ha pubblicato il romanzo “Tradimenti” (Edizioni Zerounoundici). Nel 2010 ha scritto il romanzo “Ombre”, ambientato tra i clochard di Roma (prefazione della Presidente della Fondazione Don Luigi di Liegro, fondatore della Caritas romana). In poesia ha pubblicato: “Troppo rosso è diventato il cielo”.
Sito web di Renato Fiorito www.labellapoesia.com
Le poesie di Renato hanno la freschezza e il sapore pieno dei frutti di stagione maturati senza artificio nel sole e nelle piogge della vita.
Poesie delicate e armoniose che vanno lette lentamente per apprezzarne le sottili sfumature, la preziosa sensibilità, le allusioni e i rimandi letterari. Poi, alla fine ci si sente, anche se solo per un momento, migliori e più contenti.