Carlo Di Legge, “Il tango è gioire”

Sentire il tango argentino, di Carlo Di Legge, Oientexpress, 2011 (euro 7,00)

Un vero milonguero desidera morire ballando, è stato detto: ciò si comincia a comprendere quando si intravede in movimento e sentimento (o forse è un inganno?) il senso della musica del tango argentino, ogni musica una interpretazione, con ogni ballerino una diversa interpretazione della stessa musica in ogni diverso momento. Il tango è gioire per una serata in cui il ballo è felice e ispirato sempre, e ne viene soddisfazione senza parole; è anche le donne sedute invano per ore in attesa dell’invito; è il rifiuto della donna, e il timore di sentirsi rifiutato, che l’uomo deve affrontare; è gioia di condivisione e cruda difficoltà di rapporti che non si avviano, o, una volta avviati, s’interrompono per incapacità di cura dell’altro.

 

Due passioni: il candore, diverso da
innocenza – una mancanza, come
per la desertica natura, che nasconde vita
ovunque – fu abbracciato dal vento.
L’alba li vide insieme, che sorgeva dietro le
case, e li unì.

Il vento si lanciò nelle danze
ma
fu contraddetto: nel percorrere
ciò che non si misura, le figure
viravano. E fu
incantato. Non
avrebbe voluto essere vento.

Tornò a scuola. Vide le moltitudini
nelle valli del cielo
proseguire le danze, gli ordini velocissimi del
caos, le udì farsi tuono.

Ora il candore si avvicina e allontana, curioso
delle vicissitudini. Il vento
ne studia i nomi.
L’esperienza aggiunge alla sua rosa petali,
piume di uccelli di ghiaccio.
Qualcosa resta comune. L’alba, forse.

Da: Il candore e il vento, di Carlo Di Legge, Orientexpress, 2008

 

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Carlo Di Legge è nato per puro caso a Salerno, provenendo dalla Puglia, e poi vi è tornato, ma fino a un certo punto: ha trascorso gli anni successivi, finora, oltre che a traslocare e peregrinare per l’ Italia, a rendersi la vita difficile con inquietudini di tipo sentimentale e lavorativo. Con queste storie ha stancato non solo le donne, ma anche gli amici.

Resta ottimista. Nell’arco dei duecento anni, il suo problema potrebbe trovare ragionevoli soluzioni.

Tra un tranquillo squilibrio e una improvvisa estemporaneità, lavora e scrive di poesia e di filosofia.

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