La sua giuria è segreta e non verrà mai svelata. Il suo motto è non lasciarsi tirare per la giacchetta da editori o scrittori. E poi non tiene conto della casa editrice o dell’autore che presenta un libro ma guarda soltanto alla qualità, al di là della fama.
E’ il premio Carver, che con un pizzico di orgoglio si definisce il contropremio della letteratura italiana, giunto alla sua decima edizione. Un riconoscimento libero, “con un’impostazione di stampo anglosassone”, lontano dalle pressioni che agitano i premi più blasonati, come lo Strega o il Campiello.
Il premio Carver è capace di mettere in luce gli scrittori bravi che, però, non si sono ancora affermati del tutto. “La novità dell’edizione 2012 -anticipa Andrea Giannasi, presidente della giuria ed animatore dell’iniziativa- fissata per il prossimo settembre, è che per la prima volta premieremo uno scrittore bravo, con molte note positive della critica, ma che è ancora messo in un angolo. Un autore, insomma, poco noto. Vogliamo far conoscere i grandi che non sono riconosciuti tali”.
Nato con l’obiettivo di segnalare “un libro in sé e non un romanziere o una casa editrice”, il Carver si è sviluppato intorno a ‘Prospektiva’, una rivista letteraria nata a Siena nel 1999.
“A gennaio – spiega Giannasi- contattiamo alcuni giornalisti e scrittori che non verranno mai resi noti. Scrivo loro direttamente a casa per evitare che vi siano altre contaminazioni”. Diviso nelle sezioni di narrativa, poesia e saggistica, al premio possono partecipare tutti. Il dato particolare è che, spiega Giannasi, “non
c’è una scelta precedente di libri o di case editrici”. A partecipare sono, per lo più, “gli editori medio-piccoli come ad esempio Sperling&Kupfer, Stampa Alternativa, Curcio, Minimum Fax o Marcos yMarcos”, ricorda Giannasi.
Ad essere premiato, dunque, non è il libro o il marchio che lo sostiene ma il contenuto che presenta. “Può vincere chiunque -sostiene il presidente della giuria- se uno scrive un buon libro può vincere. Il nostro, insomma, è un premio molto orizzontale”.
Privo di sponsorizzazioni, per non cedere ad eventuali richieste o pressioni, nel 2011 il premio è andato per la sezione narrativa a ‘Racconto di primavera’ di Leonardo Bonetti.
Per quanto riguarda la poesia, il primo posto è stato assegnato alla raccolta ‘Nuvole a vapore’ di Davide Dalmiglio e, per la saggistica, si guadagnata la vittoria ‘Il bullismo sociale’ di Roberto Collovati. “Premiamo la
scrittura e il titolo del libro- ribadisce Giannasi- e non gli editori. Per noi questo principio rappresenta un vanto”. Ma, sottolinea, “non siamo stati noi ad inventarlo. La tradizione del Carver, infatti, trae origine dal mondo anglosassone dove vengono premiati i libri e non gli autori. Noi abbiamo portato in Italia soltanto l’idea”.
E così, di anno in anno, a metà settembre a Civitavecchia nella cornice della Cittadella della Musica, all’ex Infermeria Presidiaria Spagnola, il vincitore viene proclamato nell’ambito del festival ‘Un mare di lettere’. Un’opportunità, questa, che mette l’accento sulla possibilità di lasciare emergere autori poco noti, avendo cura, tuttavia, di preservare la qualità. Sempre e ad ogni costo:”Non vogliamo confrontarci con i grandi premi letterari. Ciò che ci interessa -osserva Giannasi – è dare l’impressione che, nel nostro Paese e anche nel mondo dell’editoria, si possa agire sulla base della qualità. Vogliamo dimostrare che si possono leggere libri valorizzando magari un autore sconosciuto. Il nostro messaggio è mettere in primo piano la qualità letteraria, e basta”.
Mi chiedo: i miei testi sono validi perchè invio denaro o perchè lo sono veramente? A questo punto preferisco divertirmi a scrivere e…riempire i cassetti. Il Carver, però, mi ha convinta a ritentare. Grazie