Si è alzato in piedi tutto il teatro quando, a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo, il presidente Giorgio Napolitano è entrato in un palco dell’Argentina in compagnia della moglie Clio, e c’è stato un lunghissimo applauso, durato alcuni minuti. Era l’ultima recita, pomeridiana del 26 febbraio 2012 dello spettacolo “Toni Servillo Legge Napoli”, che ha registrato una serie di tutti esauriti.
In un’ora e mezzo Servillo, con un’eccezionale prova d’attore, presenta un piccolo viaggio nella poesia napoletana da Salvatore di Giacomo a Eduardo De Filippo, da Raffaele Viviani a Enzo Moscato, sino a De Giovanni e Borrelli, concludendo con Totò e la sua “Livella” un percorso attorno al rapporto di quella cultura con l’adilà, tra paradiso, purgatorio e inferno.
Solo, in piedi accanto a un leggio, con i testi che prende da una sedia (e quando gliene cade uno a terra, ecco che lo percuote tre volte sul palcoscenico come vuole la scaramanzia teatrale), l’attore non legge, non recita, ma riesce con assoluta maestria a rappresentare e far vivere personaggi, situazioni, luoghi, con qualche cenno del corpo, delle mani, della testa e soprattutto un’interpretazione ricchissima dei testi, cambiando mille intonazioni, colori e inflessioni della voce, ora sussurrando ora amplificando, ora correndo in scioglilingua impossibili, ora con un’intensità che si traduce in comunicazione di un sentimento, in compartecipazione col pubblico, che applaude spesso, con forza e sempre molto a lungo.
Anche Napolitano dal palco applaude calorosamente e Servillo regala due bis, compresa una divertente interpretazione teatrale cantata della canzone ‘A cassaforte’.
servillo: semplicemente strepitoso! che quando ho intuito che stava per finire lo spettacolo già mi mancava.