In memoria di te, Mario Luzi
a cura di Luigia Sorrentino
Martedì 28 febbraio 2012 ricorre il settimo anno dalla scomparsa di Mario Luzi.
Al Teatro L’Affratellamento, con il patrocinio del Comune di Firenze, alle 17:30 verrà ricordata la figura di Mario Luzi mediante la lettura di alcune sue poesie e gli interventi di Eugenio Giani, Silvio Ramat e Caterina Trombetti.
La serata si svolgerà presso la Società Ricreativa L’Affratellamento di Ricorboli (Via Giampaolo Orsini, 73).
Letture di:
Renza Maria Cangiano, Carlo Ciappi, Neda Betti, Fabrizio Bossuto, Paola Zannoner, Gennaro Oriolo, Sara Grassini, Giacomo Zanobini, Ilaria Bucchioni, Maria Grazia Maramotti.
e-mail: info@affratellamento.it
www.affratellamento.it
Mercoledì, 29 febbraio , inoltre, alle ore 16,30 presso l’Auditorium della Biblioteca di Scandicci, con il patrocinio di Scandicci Cultura sarà ricordato Mario Luzi con la lettura di due suoi importanti testi: il discorso sulla lingua pronunciato agli Accademici della Crusca nel 2003 e quello tenuto a Reggio Emilia il 7 gennaio 1997 in occasione del bicentenario del tricolore.
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Nell’imminenza dei quarant’anni
Il pensiero m’insegue in questo borgo
cupo ove corre un vento d’altipiano
e il tuffo del rondone taglia il filo
sottile in lontananza dei monti.
Sono tra poco quarant’anni d’ansia,
d’uggia, d’ilarità improvvise, rapide
com’è rapida a marzo la ventata
che sparge luce e pioggia, son gli indugi,
lo strappo a mani tese dai miei cari,
dai miei luoghi, abitudini di anni
rotte a un tratto che devo ora comprendere.
L’albero di dolore scuote i rami…
Si sollevano gli anni alle mie spalle
a sciami. Non fu vano, è questa l’opera
che si compie ciascuno e tutti insieme
i vivi i morti, penetrare il mondo
opaco lungo vie chiare e cunicoli
fitti d’incontri effimeri e di perdite
o d’amore in amore o in uno solo
di padre in figlio fino a che sia limpido.
E detto questo posso incamminarmi
spedito tra l’eterna compresenza
del tutto nella vita nella morte,
sparire nella polvere o nel fuoco
se il fuoco oltre la fiamma dura ancora.
***
Uccelli
il vento è un’aspra voce che ammonisce
per noi stuolo che a volte trova pace
e asilo sopra questi rami secchi.
E la schiera ripiglia il triste volo,
migra nel cuore dei monti, viola
scavato nel viola inesauribile,
miniera senza fondo dello spazio.
Il volo è lento, penetra a fatica
nell’azzurro che s’apre oltre l’azzurro,
nel tempo ch’è di là dal tempo; alcuni
mandano grida acute che precipitano
e nessuna parete ripercuote.
Che ci somiglia è il moto delle cime
nell’ora – quasi non si può pensare
né dire – quando su steli invisibili
tutt’intorno una primavera strana
fiorisce in nuvole rade che il vento
pasce in un cielo o umido o bruciato
e la sorte della giornata è varia,
la grandine, la pioggia, la schiarita.
***
A mia madre dalla sua casa
M’accoglie la tua vecchia, grigia casa
steso supino sopra un letto angusto,
forse il tuo letto per tanti anni. Ascolto,
conto le ore lentissime a passare,
più lente per le nuvole che solcano
queste notti d’agosto in terre avare.
Uno che torna a notte alta dai campi
scambia un cenno a fatica con i simili,
infila l’erta, il vicolo, scompare
dietro la porta del tugurio. L’afa
dello scirocco agita i riposi,
fa smaniare gli infermi ed i reclusi.
Non dormo, seguo il passo del nottambulo
sia demente sia giovane tarato
mentre risuona sopra pietre e ciottoli;
lascio e prendo il mio carico servile
e scendo, scendo più che già non sia
profondo in questo tempo, in questo popolo.
di Mario Luzi
Da ‘Onore del vero’ (1957)