La scrittrice e poetessa tibetana Tsering Woeser ha lanciato un appello agli attivisti che si battono per la libertà del Tibet affinché smettano di compiere gesti di autoimmolazione, poiché non stanno portando alcun beneficio alla causa.
La scrittrice, che di fatto vive agli arresti domiciliari, in Cina, a Pechino, ha scritto su internet un appello, in cui si è detta “addolorata” dalla recente serie di immolazioni e ha invitato i tibetani più influenti, tra cui monaci e intellettuali, a fare qualcosa per fermarli.
La Woeser ha affermato che i tibetani possono sfidare l’oppressione solo restando vivi. Pechino ha accusato il Dalai Lama, la guida spirituale buddista in esilio, di avere incoraggiato i suicidi. Il leader religioso, 14esima reincarnazione del Buddha, ha risposto affermando che non appoggia tale pratica.
La Woeser afferma che tali misure auto-distruttive non possono fare nulla per la causa dei diritti dei tibetani.
La Cina ha cercato di giustificare l’ondata di immolazioni (di cui solo tre da sabato) come il risultato di orchestrazione esterna piuttosto di ciò che gli attivisti ritengono essere l’angoscia locale per repressione del governo sulla religione e sulla cultura tibetana. Molti dei manifestanti sono stati collegati a un monastero buddista nella prefettura di Aba montuosa provincia del Sichuan.
Nelle ultime settimane, Woeser ha pubblicato sul blog le sue foto e le informazioni di auto-immolazioni, così come l’inasprimento della sicurezza nelle aree tibetane. La sua volontà di affrontare apertamente le autorità la fa emergere apertamente tra i tibetani.
La casa della scrittrice è sorvegliata da agenti della sicurezza che dicono che lei deve chiedere il permesso alle autorità cinesi per poter uscire di casa. La settimana scorsa le hanno impedito di ricevere un premio culturale, presso la residenza dell’ambasciatore olandese a Pechino.
Nata nel 1966, Tsering Woeser è una poetessa e scrittrice, figlia di un membro dell’Epl (per metà cinese e metà tibetano) e di una tibetana di estrazione aristocratica. Con la famiglia ha lasciato Lhasa da bambina per allontanarsi dalla Rivoluzione culturale. Cresciuta a Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan, ha ricevuto un’istruzione in lingua cinese, favorita anche dalla famiglia che voleva proteggerla dal clima dell’epoca. All’inizio degli anni Novanta, dopo essere stata accettata dall’Associazione di scrittori tibetani, Woeser riuscì a rientrare a Lhasa con la famiglia. Conseguentemente al suo arrivo in Tibet maturò una visione maggiormente critica verso la propaganda di partito. La graduale presa di coscienza andò di pari passo con l’approfondimento della sua identità tibetana, attraverso lo studio della lingua e l’interesse per il Buddhismo. L’anno del 2003 fu quello di rottura, con la pubblicazione dei suoi “Appunti sul Tibet” (西藏笔记), un testo che pur passando la censura portò l’autrice a scontrarsi con gli apparati di governo, fino a costringerla ad abbandonare il lavoro e Lhasa per rifugiarsi a Pechino.
Nel 2006 il suo blog fu chiuso per la prima volta, mentre nel 2008 -anno della rivolta del Tibet- la sua libertà di movimento e quella del marito Wang Lixiong andarono incontro a notevoli restrizioni. Molti dei suoi post sono scritti per l’edizione tibetana di Radio Free Asia.
Il blog di Woeser è un tentativo di dare voce reale ai tibetani, funzionando da piattaforma per articoli, libri e altri blogger di etnia tibetana. Lo spirito dell’autrice è a difesa della libertà di espressione e dell’uguaglianza etnica, professata ufficialmente dal governo cinese ma violata nella vita pratica della gente. Nel 2008 i suoi ideali sono risultati nell’apertura di un giornale online, Fatti tra la gente del Tibet, che raccoglie in un solo organo di informazione le voci in lingua cinese di tibetani e blogger di altre minoranze etniche. Le critiche dell’autrice sono spesso molto forti e documentate. L’audacia dei suoi post le è valsa una grande popolarità tra la comunità tibetana sia dentro sia fuori della Cina, che l’ha resa uno dei simboli di riferimento dell’identità tibetana. Anche in Occidente ha ricevuto l’attenzione di media da tutto il mondo.
Ad oggi quello di Tsering Woeser e del marito Wang Lixiong resta un contributo unico e coraggioso, in grado di catalizzare l’attenzione mediatica occidentale e contemporaneamente proporsi come due delle voci più rappresentative e riconosciute all’interno delle comunità tibetane, dentro e fuori dalla Cina. I loro scritti riescono a dare voce dal cuore della Cina e in lingua cinese a una serie di denunce di violazioni e violenze che colpiscono la popolazione tibetana residente in Cina, compiendo per quanto possibile anche una funzione di mediazione tra il nazionalismo tibetano esule e la concezione cinese della questione tibetana.
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