Brooke-Rose, l’autrice studiata da Umberto Eco

La scrittrice britannica Christine Brooke-Rose, uno dei grandi autori sperimentali della letteratura inglese della seconda metà del XX secolo, se n’è andata all’età di 89 anni nella sua casa nel sud della Francia, dove viveva dal 1989. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla stampa londinese che ha citato come fonte la famiglia.

Scrittrice dalla progettualità erratica e combinatoria, che ha privilegiato gli spazi di confine, assimilazione e decostruzione, ha esplorato il linguaggio fino alle sue estreme conseguenze in romanzi che hanno lasciato il segno nello sperimentalismo europeo: “Fuori” (1964), “Simile” (1966), con cui ha vinto il James Tait Black Memorial Prize, “Tra”, (1968, tradotto in italiano da Feltrinelli), “Attraverso” (1975), “Amalgamemnon” (1984), “Xorandor” (1986), “Verbivore” (1990), “Textermination” (1991) e “Next” (1993).

Teorica della letteratura e della critica, su cui ha scritto numerosi saggi, Brooke-Rose ha “giocato” con il linguaggio e le sue metafore a 360 gradi, mostrando le forme che attraversa e assorbe nel suo farsi in una singolare chiave narrativa. E’ stata un’autrice amata e studiata anche da Umberto Eco nel suo libro “Interpretazione e sovrainterpretazione” (Bompiani 1995), che propone un dibattito con la stessa scrittrice britannica, Jonathan Culler e Richard Rorty.

Nata a Ginevra il 16 gennaio 1923 da padre inglese e da madre americana, Brooke-Rose studiò letteratura ad Oxford e all’University College di Londra, dove iniziò la carriera accademica, per insegnare poi critica letteraria all’Università di Parigi dal 1968 al 1988.

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