Mi risospinge un balbettìo di luce
Al nome che ripetuto si disquama.
Ricomposta nel tuo sguardo
Intricato, pronta a risfaldarmi.
Adesso, è la mia seconda vita,
Transito d’oro spento alla cuspide di foglie
Umore, stemma di novilunio, grani
D’argilla e sangue, mia maternità.
Oltre, di te che mi ritrai
Ricordo la mano che ricorda questo volto.
Gavino Angius
(Nella foto di Mauro Piredda ‘Bloody Mary”)
Il ritratto di Maria Tudor é stato realizzato senza un solo tratto di colore o matita, solo con materiali di recupero, foglioline, ghiaietta, sabbia. ‘Versolarte’ è un avvincente connubio tra arte e poesia, scultura e versi. Tredici poeti dialogano con tredici artisti, offrono una personale lettura di segni, materia e memoria recuperata.Tracce di un tempo perduto o oggetti destinati alla discarica trasformati in segni, dipinti, sculture, installazioni, raccolte nella collettiva ‘Art&Eco’, allestita fino al 31 marzo a Cagliari, a Palazzo Viceregio.
“Tutto all’insegna della green philosophy, con un imperativo: ‘vietato sprecare’, al bando la parola ‘scarto’ – sottolineano Valentina Neri, Valeria Grande e Nazzarena Marongiu, responsabili dell’associazione ‘Mescolarte’ che ha curato l’allestimento – dagli oggetti alla memoria storica e culturale, fino alle eccedenze dei prodotti, c’è tutto un potenziale da non disperdere, perché é necessario”. A misurarsi con l’arte del riciclo sono gli artisti sardi Pinuccio Sciola, pittore e scultore che ha ideato il paese museo di San Sperate, nel cagliaritano e ha fatto suonare le sue ‘pietre sonore’.
Poi ancora Rosanna Rossi, Antonello Ottonello, Rosanna D’Alessandro, Alberto Soi, Matteo Ambu, Alessandro Biggio, Mariano Chelo, Antonello Dessì, Lalla Lussu, Alessia Mameli, Anna Maria Pillosu, Mauro Piredda. Spetta ai poeti e corregionali Giulio Angioni, Paola Alcioni, Piero Marcialis, Rossana Abis, Gavino Angius, Alberto Cocco, Michela Deriu, Alberto Lecca, Luca Marcia, Piera Masia, Valentina Neri, Anna Cristina Serra e Nerina Valenti addentrarsi e scavare nell’anima dell’artista e decifrare con la parola poetica simboli e rappresentazioni, mondi impensati e significati traslati.
Paola Alcioni usa la doppia lingua, sardo e italiano per svelare la magia dell’insolito accostamento, bitume e garze che leniscono il dolore delle piaghe nelle opere di Rosanna Rossi. L’antropologo Giulio Angioni decodifica le maschere di Alberto Soi, ‘incatenato, totem d’ossi’ costruiti mettendo assieme i ‘rigurgiti del mare’. Piero Marcialis osserva la mano invisibile di Pinuccio Sciola che cerca di fermare il tempo incatenando pietra e memorie arrugginite. E il ritratto di Maria Tudor eseguito da Mauro Piredda, pronto a sfaldarsi, offre a Gavino Angius il pretesto per giocare con le parole per creare effetti grafici. E svelare perché se l’artista riconcepisce l’anima e l’estetica delle cose trasformandole in altre, il poeta ne crea altre e altre ancora chi le osserva.
Che dire? Quando l’arte si veste d’una simile sinergia non è possibile non rimanere incantati e catturati da tanta armonia.
La poesia di Gavino Angius fagocita l’emozione modulando i colori dell’immagine, bellissima, nei ricordi del volto come fosse una strada da percorrere, mi verrebbe da dire: “imbucando l’ispirazione nelle tasche degli dei”.
SILVIA DENTI