La Giuria del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi, sezione narrativa, assegna la prima edizione del Premio allo scrittore Alojz Rebula per l’opera Notturno sull’Isonzo, (Nokturno za Primorsko), con le seguenti motivazioni:
“L’opera viene definita come il capolavoro di Rebula sul coraggio e la determinazione di chi ha sacrificato la propria vita per difendere la dignità umana. Come la passata edizione era stata attribuita a un autore di lingua francese, ma operante sul versante transfontaliero italo-francese (il valdostano Alexis Bétemps, che aveva vinto nella sezione saggistica), così questa edizione intende premiare un autore di lingua slovena, ma attivo sul versante italo-sloveno. […]
Con la sua opera l’autore rappresenta, nel contesto culturale poliglotta che fa riferimento all’arco alpino, un’espressione particolarmente significativa del territorio e delle sue genti, cogliendo in maniera approfondita il messaggio del premio intitolato a Mario Rigoni Stern e inteso a perpetuare i valori di fratellanza tra i popoli, di rispetto dell’ambiente, di umanità alpina. Per il futuro dell’Europa questo messaggio risulta particolarmente attuale e di stimolo per le giovani generazioni.”
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La Giuria del Premio Mario Rigoni Stern, sezione narrativa, è così composta: Eraldo Affinati, curatore del “Meridiano” sull’opera completa di Mario Rigoni Stern; Marie Hélène Angelini, già docente di italianistica e traduttrice in francese di varie opere di Rigoni Stern; Fernando Bandini, poeta, già professore di filologia romanza e presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza; Margherita Detomas, giornalista, scrittrice e membro accademico del Gruppo italiano scrittori di montagna; Paolo Rumiz, scrittore, giornalista e inviato in zone di guerra; Graziano Riccadonna, storico e insegnate (coordinatore della Giuria).
In Notturno sull’Isonzo (San Paolo Edizioni, 2011), Rebula riprende il ciclo di romanzi che hanno per protagonista un uomo di chiesa. Esso si ispira alla vita di un parroco realmente esistito, don Filip Terčelj, di cui Florijan Burnik rappresenta l’alter ego letterario. Nel romanzo, l’autore descrive la tragica parabola del sacerdote nel secolo dei totalitarismi: prima confinato dal fascismo a Campobasso, poi rinchiuso dal nazionalsocialismo nel Lager di Dachau, infine brutalmente assassinato per mano comunista. Attraverso la storia di Florijan Burnik, Rebula tratteggia la vicenda di molti altri sacerdoti e cittadini come lui, che hanno operato nel nome della libertà e nella battaglia contro i regimi del Novecento. Spicca, nel romanzo, una costante tensione tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e la storia, fino all’ultima e sofferta riconciliazione interiore.
Per questo motivo, il romanzo si presenta come un singolare monumento alla memoria di tutti i sacerdoti sloveni della Primorska – il litorale sloveno che rivendicava la propria identità – dando voce alla sofferenza della popolazione slovena sotto il fascismo e, allo stesso tempo, descrivendo la fine del sogno di una Slovenia libera, schiacciata dal disegno autoritario di Tito. Notturno sull’Isonzo è un monito eccezionale al superamento dei nazionalismi del secolo breve: di ieri e di oggi, ma anche di un domani prossimo venturo.
Nell’ottica del Premio Mario Rigoni Stern, l’affermazione di Alojz Rebula viene riconosciuta dalla Giuria all’interno di una rosa di autori di narrativa, tra cui Mauro Corona, Tadej Golob, Alessandro Bertante, Agostino Melloni, Benito Mazzi, Enrico Camanni, Claudio Zanini.
Il Premio Mario Rigoni Stern è aperto a tutte le lingue dell’Arco Alpino e si articola nelle due sezioni di saggistica (conferito negli anni dispari ad Asiago) e narrativa (conferito negli anni pari a Riva del Garda).
L’obiettivo è quello di premiare chi, attraverso la divulgazione scientifica o il racconto, meglio esprime i valori in cui ancora oggi si riconoscono le comunità dei paesi alpini. Quest’anno verrà conferito per la prima volta il premio relativo alla sezione narrativa.
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Alojz Rebula, che ha ricevuto il premio sabato 31 marzo 2012 a Riva del Garda, ha detto che il sacerdote don Filip Terčelj di cui racconta, è vittima dei totalitarismi. “I totalitarismi – ha spiegato Rebula – “possono sempre tornare perché non sono mai stati definitivamente cancellati dalla storia. Anzi – ha spiegato – nel nuovo romanzo che sto scrivendo racconto proprio il loro ritorno. Spero che la provvidenza ci riservi interventi appropriati a questa situazione tragica del mondo” – ha detto.
– “Non ho conosciuto don Filip Terčelj – ha spiegato infine l’autore – ma un giorno trovai un libricino sul mio tavolo di lavoro, lo lessi e rimasi frastornato dal destino tragico di questo sacerdote”. Rebula ha anche raccontato la sua esperienza al tempo della guerra: “Mio padre – ha detto – decise di non prendere la camicia nera. Mio fratello fu arruolato e venne mandato in Abruzzo. Il Fascismo, nei confronti delle minoranze, tra cui quella slava, ebbe un’attitudine di genocidio culturale, di annientamento di tutte le espressioni della popolazione, dalla stampa alla lingua, similmente alla situazione dell’Alto Adige. L’unica rimasta fuori – ha affermato – è stata la chiesa“.
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Il Premio è promosso e sostenuto da Ars Venandi, famiglia Rigoni Stern, Provincia Autonoma di Trento, Regione Veneto, comuni di Asiago e di Riva del Garda, Fiera e Congressi di Riva del Garda, Museo degli usi e costumi della Gente Trentina, Federcaccia, Cassa di Risparmio di Trento e Bolzano e Cassa di Risparmio del Veneto.
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Nell’Isonzo ci ho nuotato e giocato… acque gelide e pure
che hanno lavato col loro scorrere un passato orrido che non ho conosciuto e lascio a quelli che credono che la memoria aiuti ad ammegliorare il presente ad infliggerci anche le pene che non abbiamo vissuto.
Io ci ho visto solo acque trasparenti e trote felici, vita rinnovata, l’energia del sole e della terra.