Un legame ‘antropologico’. Fatto di rime esistenziali e – soprattutto – paesaggistiche. Con gli stessi aratri dell’infanzia tirati in Irlanda dai cavalli e in Romagna dai buoi. Con le stesse nebbie, la stessa allodola “che dal suo nido si libra nell’aria del mattino”. E’ stata una lunga e appassionata commemorazione quella del premio Nobel Seamus Heaney per Giovanni Pascoli in occasione del centenario della morte nell’aula gremita dello Stabat Mater dell’Archiginnasio, a Bologna.
“Mi sento un po’ un intruso nel suo territorio – ha detto riferendosi a Giovanni Pascoli quello che è senza dubbio uno dei massimi poeti di tutti i tempi.” Heaney ha poi aggiunto che “per alcune importanti somiglianze, tra il suo territorio natio e il mio, sento nello stesso tempo certe affinità”.
Con queste parole è partita una ricostruzione del rapporto di Heaney con l’autore romagnolo: dai primi ‘incontri’ ad Urbino, alla sua traduzione della celebre ‘L’aquilone’ nata come regalo per la pensione di una bibliotecaria dublinese amante dell’Italia e confluita in parte nell’ultima raccolta di Heaney, ‘Human chain’; dalle recenti traduzioni, ancora inedite, di altri capolavori pascoliani come ‘La Cavalla storna’, ‘Il gelsomino notturno’ e ‘Digitale purpurea’ fino alla visita di ieri a San Mauro Pascoli “che mi ha confermato la familiarità che provavo per quei luoghi. Mia zia viveva in una casa come quella natale di Pascoli”.
“La poesia che ho trovato più facile da tradurre – ha detto il premio Nobel per la letteratura – è stata ‘La cavalla storna’. Mi è stato detto che questa è una poesia che gli scolari italiani sono costretti ad imparare a memoria, così, ad un orecchio italiano, sembra probabilmente un lavoro scontato, anzi, sentimentale. Ma tutto lo scopo della poesia è quello di sovvertire ciò che è ragionevole, di creare un’atmosfera da fiaba, di avvolgere l’assassinio del padre in un clima di magia”. Assassinio che, come ha ricordato il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, è un’ulteriore rima tra le vite e le opere dei due poeti: da un lato l’omicidio del padre di Pascoli; dall’altro quello del cugino di Heaney, ucciso dai protestanti in un’imboscata.
Prima della commemorazione – momento centrale del convegno internazionale ‘Pascoli nell’immaginario degli italiani’ – il rettore ha consegnato al Nobel il Sigillo d’argento dell’ateneo.
Una consolazione che si uccida anche in Irlanda… una rima tra vite ed opere. Ma e’ il cavallo che nitrisce la verita’! Sono i cavalli che in Omero piangono i guerrieri morti sul campo di battaglia!
Adriana Feoli
“Sulla terra tocco il cielo”
Dear Seamus Heaney,
“Di avvolgere l’assassinio del padre in un clima di magia”
Did you really say this? Are you eaten up by the sound of the words that you don’t get their meaning?
Death can be magic in itself, but NOT for an eleven years old boy who looks at his mother willing to know and trying to get the name of the killer from her husband’s horse, the family’s horse.
Adriana Feoli
“Sulla terra tocco il cielo”
Quello che Heaney intendeva dire, a mio parere, è che “La cavalla storna” trasfigura l’evento in un episodio mitico e leggendario: in questo sta il clima “di fiaba e di magia” (accentuato dal modello omerico dei cavalli di Achille e dal ritmo cantilenante dei distici a rima baciata, ripresi tra l’altro da poesia narrativa e “leggende” in versi). Questo, naturalmente, non sminuisce il senso di dolore e perdita; al contrario, lo ingigantisce in un’aura sinistra. È una valutazione molto pertinente, confermata dalla critica migliore, e che coglie pienamente le qualità di questo componimento, in passato ridotto a facile pezzo da recita con conseguente umiliazione delle sue risonanze.