Piccoli frammenti di marmo sono caduti nel pomeriggio del 13 aprile 2012 da una delle pareti esterne del Campanile di Giotto a Firenze, finendo su un’auto di servizio della polizia municipale.
Immediatamente l’area intorno al Campanile è stata transennata. Sul posto sono intervenuti anche i tecnici dell’Opera di Santa Maria del Fiore che gestisce e cura il Campanile, il Duomo e il Battistero.
E’ accaduto alle ore 15.00, quando un piccolo frammento di una tarsia di marmo verde, grande circa un pacchetto di sigarette, si è staccata dal campanile di Giotto, lato Battistero, cadendo all’interno delle recinzioni di sicurezza poste intorno al monumento. L’esatto punto da cui la tarsia si è staccata non è identificabile essendo molte di esse già mancanti.
Preoccupazione per le generali condizioni del Campanile, che proprio di recente è stato sottoposto a manutenzione ordinaria. Il 12 marzo scorso, infatti, era stato monitorato per due settimane senza che fossero riscontrati particolari problemi. Era già in programma e sarà effettuato dal 17 aprile, inoltre, il controllo della sommità della cupola del Duomo e del campanile di Giotto che essendo alto 84 metri richiede l’intervento di una speciale gru, la più alta d’Italia, con un braccio lungo 104 metri.
Preoccupazione, dicevamo, per i nostri beni artistici, per la tutela del nostro partimonio artistico… (Nella foto qui accanto il caldarium della Villa di Poppea, nel territorio della antica Oplontis, tra Torre del Greco e Torre Annunziata).
Preoccupazione anche per le antichissime rovine di Pompei ed Ercolano dichiarate dall’Unesco “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” che senza interventi di manutenzione – ordinaria e straordinaria – rischiano l’estinzione.
Eppure si tratta di monumenti che ci appartengono così come ci appartiene il nostro cuore, o l’identità. Essi sono la nostra presenza, la testimonianza diretta, completa del nostro essere vivente, di noi, in quanto esseri umani. E invece? Cosa accadrà? Perderemo intere aree archeologiche così come è andata perduta l’antica Oplontis cancellata dalla colata lavica dell’eruzione del ’79 d. C. che secondo alcune fonti si troverebbe al di sotto dell’attuale città di Torre del Greco? Stiamo parlando dell’eruzione più conosciuta al mondo, quella descritta in due lettere da Plinio il Giovane (61-114 d. C.) indirizzate allo storico Tacito. Nella terribile eruzione del ’79 d. C. città come Pompei ed Ercolano furono completamente distrutte. Ma molte altre città furono fortemente danneggiate da quell’eruzione. Fra di esse, c’erano anche Oplontis e Stabia, dove probabilmente Plinio il Vecchio trovò la morte all’età di 56 anni.
Vien da piangere al pensiero di tanti soldi in mano a politici ladri che hanno buttato sul lastrico Italia e italiani,e poi vedere le nostre ricchezze artistiche in rovina. Vien da piangere ma bisognerebbe invece trovare un modo per impedire questo continuo scempio a quanto pare senza fine.
Mi pare che ci siano i canali giusti per responsabilizzare le
autorità competenti, vanno solo attivati magari anche con una raccolta di firme…
Ritornare all’Arte,
che nel frattempo non ha mai abbandonato questa nazione.