Poesie di guerra, natura, nostalgia, e anche d’amore. Un gruppo di ricercatori britannici sta per dare alle stampe un’antologia di versi di poeti talebani nella speranza di offrire al mondo anglosassone una migliore comprensione degli uomini e del movimento da dieci anni in guerra con le forze Nato in Afghanistan.
Molte delle 240 opere di ‘Poetry of the Taliban’ hanno al centro la campagna per cacciare le forze straniere e la antologia, che approderà in libreria il 17 maggio in Gran Bretagna e a settembre negli Usa, è stata condannata come “opera di propaganda” da uno degli ex comandanti delle forze britanniche in Afghanistan.
Una posizione categoricamente respinta da Alex Strick van Linschoten, uno dei tre studiosi che hanno trovato le poesie su Internet e le hanno tradotte in inglese: “Mostrano che i Talebani sono gente proprio come noi, con sentimenti, preoccupazioni, ansie come le nostre”.
Strick van Linschoten ha paragonato l’antologia a ‘100 Heroes’, la raccolta pubblicata l’anno scorso di brani di poeti di guerra britannici: “In ‘100 Heroes’ un soldato dice addio a sua madre, e qui c’è un talebano che fa lo stesso prima di partire per la battaglia”.
Esperienze universali, che però hanno scatenato proteste online e accuse alla casa editrice Hurst di “dar voce a terroristi”. Per Richard Kemp, l’ex comandante britannico oggi in pensione, “bisogna ricordare che sono estremisti e assassini che calpestano i diritti delle donne e uccidono senza pietà chi non va d’accordo con loro, oltre, ovviamente, i nostri soldati”.
I versi in ‘Poetry of the Taliban’ risalgono a prima e dopo la caduta del regime nel 2001. Sono stati scritti da autori noti e altri anonimi. Tutti i brani sono stati pubblicati online sul sito del Tabiban, dunque hanno l’imprimatur del movimento.
Nella collezione ci sono molte ballate Tarana (un tipo di composizione vocale non accompagnata da strumenti) tradotte dal Pashto e piene di disprezzo per le forze armate straniere e i loro alleati afghani. Ci sono anche molte poesie d’amore che attingono alla tradizione poetica pre-talebana e all’epoca d’oro della poesia Pashto del diciassettesimo secolo.
http://www.poetryofthetaliban.com/Poetry_of_the_Taliban/Home.html
The Book
“The poetry of the Taliban, long overlooked by analysts as mere propaganda, is a prominent part of how they present themselves to Afghans and to the wider world. Published on the Taliban website during the last decade, with a few older specimens of Afghan poetry dating from the 1980s and ‘90s, this collection of over 200 poems from uncensored voices within the Taliban draws upon Afghan legend and recent history as much as upon a long tradition of Persian, Urdu and Pashto verse.
The contrast between the severity of their professed ideology and the license of the Taliban’s aesthetic sensibilities – in which unrequited love, bloody vengeance and the thrill of battle, religion and nationalism, even a desire for non-violence, are expressed through images of wine, powerful women, song, legend and pastoral beauty – provide a fascinating insight into the minds and hearts of these deeply emotional people.
Their verse is fervent, and very modern in its criticism of human rights abuses by all parties to the war in Afghanistan; whether in describing an air strike on a wedding party or lamenting, “We did all of this to ourselves,” it is concerned not with politics, but with identity, and a full, textured, deeply conflicted humanity.
It is such impassioned descriptions – sorrowfully defeated, triumphant and enraged, bitterly powerless or bitingly satirical – and not the austere arguments of myriad analysts, that will finally come to define the war and endure as a record of the conflict.
ecco perchè mi piace RaiNews24: perchè è coraggiosa, anticonformista e democratica. Questo blog e la notizia ospitata sono un esempio. Grazie di esistere!
Grazie Valentina!
Luigia Sorrentino
Un atto culturalmente coraggioso: complimenti! Mi affascina l’argomento, molto. Non ho mai pensato ai talebani come terroristi. “Terroristi” siamo noi che vogliamo annientare la loro cultura, sradicare le loro radici. Certo, non la comprendiamo ma è la LORO (millenaria) cultura! Questa antologia saprà, è il mio augurio, un poco avvicinarci alla sponda della loro anima.
Si potrebbe chiedere informazioni sulla loro anima a quelli/e massacrati da loro perché non pensavano/pensano come loro, una lista lunga: quelli snasati per avere votato alle lezioni, le ragazze e bambine a cui buttano gas nelle scuole perché studiano, le vetriolate a cui cancellano il volto, le persone di etnia diversa, le lapidate, e infine ma non ultimi ai parenti di tutti quelli che hanno ucciso nei lunghi anni in cui hanno governato il paese come signori e padroni. Hitler fu eletto democraticamente ma non trattò le persone che odiava democraticamente e inoltre dipingeva acquerelli. Pinochet amava i libri, altri dittatori hanno amato arte e cultura. Il difficile è amare le persone e rispettarle, poi fare due versi dopo aver assassinato e condire il tutto nel web…
Per fortuna l’Afghanistan non è solo loro.