Opere Inedite, Alfonso Cataldi

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Quanta maledizione
.
Quanto è ardito il tentativo estremo/di trattenere il gesto, un altro allungo,/l’amplesso che ci muove su una corda/
tesa, e quanto ancoraggio è necessario/ quanta maledizione tra lo scatto,/ la sospensione in apnea, e l’approdo://  la capriola perfetta ti capita/  per caso, dopo mille schiene rotte. 
di Alfonso Cataldi

E se poi
.

E se poi tutto questo bianco intorno
mi avvolgesse in un metro cubo d’aria
finirei per berlo dalle mani
senza inutili attese, o circostanze
che il letargo adiacente non promette.
La gelida asfissia che dilata
i dettagli, non è dimenticanza
di ogni neo sospetto e nel lento
giro di fumo dell’ultima cicca
si ammanta la visione del ritorno.

***

Ma ti era chiaro
.

Sapevi poco più di un’equazione
liceale, ma ti era chiaro il senso
che va oltre gli assi e si condensa
fra le mani, ti scompiglia i capelli,
erompe tra i bastioni dei vent’anni.
Ti ho incontrata attratta da una curva
esasperata, fuoripiano, fuori
via, chiusa nel tuo angolo perfetto.

***

La scienza fa progressi
.
Qui non esplode nulla, non temete
fiamme alte divampare sui tetti.
La scienza fa progressi, abbassa i toni
esasperati, sceglie il danno in lungo
e lo strascico avvolge un ordinato
e atteso suicidio cellulare.

***

Collasso
.
Collasso negli angoli di casa,
con l’occhio dritto nelle fughe, sporche,
di affetto quotidiano trascurate.
.
A fari spenti e pioggia d’aghi fitta,
scolorando, l’impronta m’imprigiona.

***
In frantumi
.
Ricordo la navata ai tempi d’oro
la luce sugli affreschi originale
incontro agli occhi, compromessi,
ora e per sempre, da un boato umano
radente; dispersi dal sacro flusso
che orienta il centro e calma le derive,
in frantumi di tessere, a milioni:
.
tutte preghiere da ricostruire.

***

Se rischiara
.
Esplose l’eversione dei suoi ricci
veicolando scorie tra gli abbracci
delle notturne piaghe; le piastrine
implosero, ma lente, fino all’orgia
dei combattenti, ai rancori negati
da riflessi latenti. Se rischiara
programmo un sopralluogo nei dintorni:
.
le tornirò i fianchi con il ferro.

***

Mano nella mano
.
E’ lecito persino perpetrare
il grande imbroglio della vita, mano
nella mano: distratte, abbandonate
ai languori della stretta; evidenti
arsure in superficie leniranno
i pianti di Sofia, ancora ignara
nell’utero che cresce a dismisura.

***

Punti di vista (3)
.
Mi sento tiepido al centro di ogni
cosa, lontano dalle croste dure
grattate via con l’ansia chiusa
tra le nervature incontrollate.
Non ci so stare al centro delle cose:
mi disorienta l’obiettività
che travalica le turbolenze umorali
e i desideri contemporanei;
la ringhiera brutta del vicino
(una rete da pollaio)
che provo a contestare, ma
sento teorizzare di confini
aperti ad un’integrazione controllata
ed il geometra che non preannuncia niente di buono.

***

Malgrado tutto
.
Già, terzo mese, non ti sento ancora
come risuona altrove, nei romanzi.
La notte trema, è l’ansia ritardata
di un giovane che cerca la sua via
di un tempo rimandato, inscatolato
dove si può. Tra queste mine, stringi
la mia mano alla tua pancia, avvicina
il mio riflesso di serenità,
l’idea più chiara, malgrado tutto.

***

 

Prospettive in movimento
.

Tra uno sguardo e quello successivo
arranchi spesso sul percorso focale.
Se non mi trovi sempre qui, all’incrocio
delle tue aspettative, è per la fissità
assidua che stanca il bulbo oculare,
o per un difetto di parallasse ? Non solo
le lacrime lavano gli occhi, anche un impegno
costante sulle prospettive avvilite,
un tempo abbaglianti, seppure lontane
rifrazioni dall’asse principale.

***

Ho raccontato
.
Diradarsi di barbe sulla sabbia
ho raccontato, e rabbia cingolata
nei polmoni. Con penne corazzate
si temprano le mani d’avvenire;
al rispetto del “vero” saranno
dedicate ? Ora taccio, ché il piombo
è succube dei tuoi risentimenti.

***

Stasi
.
E’ nell’angoscia rettile d’altezze
congelate, che mi rincresce arare
il mio buon senso di precipizi
avverso. Tra l’aceto e l’olio santo
apprendo: già mi sento orizzontale.

Autobiografia di Alfonso Cataldi
Sono un analista programmatore, scrivo poesie da 15 anni circa. Ho cominciato leggendo il newsgroup di usenet it.arti.poesia; nei primi anni 2000 era un grande laboratorio di poesia nel quale partecipavano poeti (sconosciuti?) bravissimi. Scrivo solamente quando per qualche strano motivo, delle immagini mi cercano violentemente, ed allora nasce una specie di incubo, perché fino a che non ho dato una forma (per me) compiuta a quell’immagine iniziale non riesco a riposare, giorno e notte. Se i primi tempi questo succedeva spesso, ora molto meno e per questo non sono troppo prolifico. Ho partecipato sporadicamente a concorsi letterari, ed alcune mie poesie sono in diverse antologie. Non ho un blog personale, non ho un desiderio di autoreferenzialità, per usare un’espressione della tua “Video-intervista a una… blogger” anche se nessuno scrive per lasciare le proprie cose nel cassetto, come sento dire ogni tanto.

2 pensieri su “Opere Inedite, Alfonso Cataldi

  1. …grazie per l’emozione, testimone del tempo che stiamo vivendo e testimonianza dell’ispirazione poetica che spinge l’uomo di oggi ad essere poeta al di là di ogni discussione critica sulla poesia contemporanea.

    Un caro saluto – Alfonso – e auguri per la diffusione della tua voce poetica.

    Cettina Lascia Cirinnà

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *