Nello scaffale: Valeria Rossella
a cura di Luigia Sorrentino
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Il soggetto della poesia che ha per titolo Kitež ( della quale qui sotto offriamo un frammento) si riferisce alla leggenda russa secondo la quale la città sarebbe collocata sulle rive del lago Svetlojar, che per sfuggire all’invasione dei Tartari si era resa invisibile, e appariva solo in immagine, capovolta nell’acqua. Molti pellegrini partivano alla ricerca della città miracolosa, sperando di vedere il suo riflesso sul fondo del lago o di sentire il suono delle sue campane. Si diceva che taluni vi avessero soggiornato, che circolavano delle lettere, e che mettendosi in viaggio il pellegrino non avrebbe mai dovuto svelare la sua meta.
Kitež
Apriti, porta dell’insonnia. Città
che appari rovesciata sul fondo del lago
non darmi pace nel tempo della veglia,
la tua luce latente mi sia guida.
Candele si accendono sui tigli
fra tetti e strade maculati. Vedo
aironi ed anatre svolare
da campanili e finestre, e mani frastagliate
offrire pasticcini su una tavola
stile Rinascimento. Dammi appuntamento
con creature che guizzano
dentro il tuo specchio sfigurante.
[…]
da ‘La città di Kitež’ di Valeria Rossella (nino aragno editore, 2012)
Nota di lettura di Giovanni Tesio.
“Di Valeria Rossella, cinquant’ottanni, torinese, studiosa di lingua e letteratura polacca (ha curato per la romana Fondazione Piazzolla un’antologia della poesia di Ceslaw Milosz, La fodera del mondo), conosciamo la pausatissima cadenza editoriale: segno che i suoi pochi libri poetici sono il frutto non già di una povertà di ‘ispirazione’, ma piuttosto di una incontentabilità, e di una scrittura che tende all’esattezza, alla trasparenza, all’essenzialità.”