Martedì 10 luglio 2012 presentazione a Roma di “L’altra vita delle parole”, di Silvano Trevisani, Edizioni Nemapress, 2012 (euro 15,00).
L’appuntamento è alle 17:30 alla Libreria Vaticana, Via della Propaganda, 4 (Piazza di Spagna).
Introduce Neria De Giovanni, con Plinio Perilli. Sarà presente l’autore. Letture di Barbara Amodio.
“La poesia è stata da sempre il mio modo di interagire con la realtà”, dichiara Silvano Trevisani, “per questo la vivo con intensa drammaticità. Ogni poesia ‘chiusa’ è un parto e mi toglie un po’ di vita, quindi mi crea sofferenza, anche nel piacere assoluto di comporre. La poesia è in tutti ma solo alcuni sono in grado di darle forma. Non si scrive poesia “a caldo”, dopo forti emozioni e gravi sofferenze perché essa è gelosa e sensibile e ne viene turbata così come lo siamo noi che, in quei momenti non siamo noi stessi. Solo “dopo” aver digerito la vita si può capire se nasce o rimane in noi qualcosa che valga la pena esprimere.
Secondo il mio punto di vista: la poesia deve essere ricercata nella forma ma non sfiorare l’ ‘enigmistica’, deve sperimentare altre vite ma non da risultare artificiosa, avere ritmo e musicalità, perché altrimenti sarebbe prosa poetica: perché scrivere in versi se le parole devono leggersi in prosa?”
—
Anacoluti
.
Li amo
i dissensi verbali:
sono l’ultima anarchia a basso costo,
perché un costo, se rifletti, ce l’ha,
ce l’ha, genuflessa,
anche l’algebra
alla logiche della simmetria.
E’ un circolo chiuso
dove stai barricata se piango,
anche il ricordo
è un insieme
di punti che forse hanno un prezzo.
Biunivoco credo
o unitario.
Ma tu fingi i tuoi calcoli e non ridi.
***
Fèrmati,
prima che esca da te
la corsa del vento impenitente,
scrolla
la lingua del serpente che,
più ti muovi,
più il petto ti brucia.
Salivi in fretta
i gradini dell’ignobile santuario,
da dove i miraggi del mondo
fanno salva la megalomania
del poeta. O sei tu quella fonte,
(per caso)
che spargi di parlare anche le nuvole?
Ti fa salva la vita, se ci pensi
solo l’ultima morte, la sola
che dà senso compiuto alle parole.
La tua!
***
Il mito
.
1
Quando sorgeva,
intorno all’avvenire, la catarsi
degli istinti nefandi,
si viaggiava per isole medicartacee.
Qui va apposta la cifra
del nostos, che ci richiama
al bluff dell’inseguir virtute
e, per antitesi, della conoscenza.
***
2
Anch’io t’avevo posto
per passione
sul tempio del mio tempo, addolorato.
Eccitato dal mito del tuo senso.
Elena, ricomponiti
sulla giostra dei secoli.
Lo spazio del libro è esaurito…
se leggi gli allegati prendi tempo!
***
3
L’altare, sulla cui tovaglia bianca
spendi sogni in preghiera,
ha visto sacrifici
all’insondabile comune sentire.
La sera della ripartenza
per le colonne d’Ercole
avevo il rimpianto programmato
a un allerta tardivo.
***
4
E’ tutto questo il senso che dà il mito:
sapere che ci perderemo
un giorno e (solo in quello)
proveremo a tornare.
E impareremo il gusto della nostalgia.
—
Silvano Trevisani è nato a Grottaglie, in provincia di Taranto. Nel 1995 ha pubblicato, con Amadeus edizioni, la sua prima raccolta, “Poesie”, presentata da Giacinto Spagnoletti. Questa è la sua seconda raccolta di poesie.