Mario Benedetti, è il poeta protagonista dell’ultima puntata di “Per il verso giusto”, incontri con i poeti contemporanei, un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino per Rai-Radio1. Mario Benedetti, chiude oggi, 5 settembre 2012, il primo ciclo di conversazioni con i poeti.
Mario Benedetti è nato a Udine, in Friuli, nel 1955. Vive e lavora a Milano. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie, traduzioni, saggi critici e prose poetiche. Collabora a vari giornali e riviste letterarie ed è una delle voci più significative della nostra poesia più recente. Nei suoi versi vi è tutta l’incertezza e la provvisorietà dell’essere umano. Di se stesso dice: “Sono nato malato… anche da bambino… avevo sempre qualcosa”. La sua è una voce spezzata, disarticolata, anche a causa di una rara malattia che lo ha colpito. Tutta la sua poetica si concentra sulla materia povera, provvisoria, incerta, del nostro esistere. E’ come se dicesse che ci vuole un attimo, un lasso di tempo brevissimo, per passare dall’altra parte, per entrare nella malattia e nella morte e vedere il mondo da un altro punto di vista…
L’AUDIO CON L’INTERVISTA A MARIO BENEDETTI di Luigia Sorrentino
‘Per il verso giusto’, incontri con i poeti contemporanei è un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino poeta e giornalista di Rainews per Radio1. Va in onda tutti mercoledì dalle 5:40 alle 6:00 dal 4 luglio e fino al 5 settembre 2012. Tra i protagonisti di questo primo ciclo di incontri, alcuni dei più importanti poeti italiani: Mario Benedetti, Milo De Angelis, Giuseppe Conte, Maurizio Cucchi, Biancamaria Frabotta, Mariangela Gualtieri, Vivian Lamarque, Elio Pecora, Valentino Zeichen con una sola eccezione: una poeta della generazione degli anni Sessanta, Nadia Agustoni che oltre a lavorare su tematiche civili molto importanti, come quella del lavoro in fabbrica, rappresenta la continuità nella tradizione poetica italiana.
Il nucleo tematico della trasmissione è l’autobiografia raccontata attraverso la lettura del poeta che porta dentro di sé il mondo in cui è maturata l’opera poetica.
Credo che la precarietà per la precoce malattia condizioni contenuto e linguaggio della poesia di Mario Benedetti, il suo interesse per le cose e gli eventi del passato: frammenti e schegge di materia e di sentimenti. E’ come se il poeta, per mancanza di stabilità (fiducia nelle sue capacità esistenziali) e di fiducia-speranza nel futuro, si rifugi nel passato e sia attratto da quanto di frammentario e di negativo ci sia nella vita e nella società. E’ persona solitaria e pessimista nei confronti dell’umanità, che ritiene incapace di superare la malvagità e la solitudine in cui vive nel presente. La cronaca del degrado della società globale è sotto gli occhi di tutti, ogni giorno. Coerentemente, la sua lingua poetica manca di ogni tentazione di lirismo: è cruda, fatta di oggetti, di gesti feriali, riportati senza orpelli. Nella scena della vecchia che si suicida –distrutta dalla solitudine e dalla totale mancanza di speranza- il poeta stesso vi si ritrova, poiché se “osceno” è il gesto suicida, altrettanto “osceno” è il poeta, emarginato a vivere osservando la vita vissuta da altri da una panchina di un anonimo giardinetto pubblico. Di ciò il poeta si vergogna (per quello che “è” e per aver riportato un fatto di cronca così “squallido” –di cui lui stesso potrebbe farsi attore, crescendo nella solitudine-). Se chiede scusa ai lettori, lo fa per la consapevolezza dello squallido squarcio di vita rappresentato. Che è la sua stessa vita. Mario Benedetti è ancora un caso in cui vita e poesia si sovrappongono.
Grazie a Luigia Sorrentino per i preziosi incontri di «Per il verso giusto» e grazie a Mario Benedetti per le sue parole così vere.
Mi lascia invece un po’ perplesso il commento di Giovanni D’Amiano: se il termine «lirismo» viene usato in accezione spregiativa, col significato di «inutile preziosità», allora sì, si potrebbe dire che la lingua poetica di Mario Benedetti «manca di ogni tentazione di lirismo»; ma, se per «lirismo» si intende «liricità», la poesia di Mario Benedetti è intrisa di lirismo. Mi sembra inoltre perlomeno banalizzante – e sto usando un grosso eufemismo – sovrapporre universalmente e con tanta nonchalance poesia e biografia.
Gentile Giovannino, preciso che non uso il termine di “lirismo” in senso dispregiativo, constato, dai pochi versi ascoltati durante l’intervista-audio, non conoscendo il poeta, l’uso di un linguaggio fratto e crudo della realtà. Oltretutto di una certa realtà (il suicidio di una vecchia, atto “osceno” in cui il poeta stesso si riconosce; la esumazione del nonno.)Per quanto concerne la “sovrapposizione di vita e poesia”, certamente è banalizzante, tuttavia è il poeta stesso a suggerire un forte condizionamento tra malattia precoce e cronica e poesia (che, riferisce, è stata la sua salvezza), nel senso di angolo d’osservazione sul mondo e sfiducia nella “guarigione” dello stesso dal degrado in cui versa. Tuttavia, tenga conto che la mia conoscenza del poeta si limita a quanto ricavato da “Per il verso giusto” (che ringrazio), poiché il poeta, come già precisato, mi era del tutto sconosciuto. Un cordiale saluto.
Gentile Giovannino,
Naturalmente la poesia di Benedetti è intrisa di lirismo, non vi è ombra di dubbio.
Anch’io credo che Giovanni D’Amiano abbia “frettolosamente” sovrapposto biografia e poesia, ma penso che l’abbia fatto in buona fede. Perché questo è un blog frequentato anche da persone che iniziano ad avvicinarsi alla lettura della poesia. Ora Giovanni dovrà approfondire, leggere, essere presente. Mi auguro che l’ intervista a Mario Benedetti, come le altre, accenda l’attenzione dei lettori nei confronti della poesia così come accadeva in passato, negli anni Cinquanta e Sessanta, quando la poesia si leggeva davvero.
Premetto che sono un appassionato di poesia, non un esperto di poesia e di poeti. Che, finalmente, dopo una vita dedicata alla Pediatria, ho più energie da dedicare alla poesia e ai suoi autori. Che il blog “Poesia” di Luigia mi è di grande utilità nell’approfondire il colloquio iniziato con la Poesia. Certamente la locuzione “vita e poesia si sovrappongono” è stata infelice perché “superficiale e frettolosa”, nel senso di averla dedotta da pochi elementi biografici e da soli 2 o 3 testi poetici. Poiché l’Autore mi era del tutto sconosciuto. Tuttavia, non si può non ammettere che la “biografia” del poeta (“poeta” e non che “fa poesia”) sia, in misura più o meno grande, segnata dalle condizioni di vita del poeta. Ciò attiene anche al concetto di “ispirazione” che, se un tempo si immaginava il prodotto di una entità esterna, oggi si riconosce più legata alla propria interiorità, alla propria “carne” e al proprio “sangue”, alla propria “vena”. Ciò, sia ben chiaro, solo per la mia necessità di approfondimento. Con stima e, sempre, grazie, Luigia.
Intervengo ancora…
D’Amiano, l’esperienza autobiografica è un dato “sensibile” per avvicinarsi all’opera del poeta. Niente di più. Apro e chiudo. Non vorrei andare oltre. Per favore, fermiamoci all’ascolto, non rasentiamo il ridicolo.
Grazie.
Ho letto poesie di Mario benedetti sulla rivista the Poetry qui a Chicago. Sono un graduate student at the University of Chicago e studio la poesia italiana. Chi non conosce i nuovi ed eccellenti autori dovrebbe essere più umile ed avere qualche riserbo a dire cose che neanche lui sa, per propria ammissione.
Un saluto cordiale a tutti ed a Mario Benedetti.
Accolgo la lezione di privilegiare l’ascolto; ammetto la mancanza di umiltà nella pretesa di dare un giudizio su un Autore attraverso la valutazione di pochi versi e di un breve colloquio; accetto che sia più fruttuoso considerare ogni nuovo incontro esclusivamente quale stimolo per approfondirne la conoscenza. E’ giusto e saggio, anzi di buon senso, che sia così. Scusami, Luigia, per la mia presunzione. L’unica “attenuante” che mi sento di chiedere è di considerarne la “involontarietà”…Un cordiale saluto. Giovanni
Giovanni, tranquillo! Conosco la tua buona fede e ti rispetto. La questione si risolve semplicemente così: leggi, ‘incontra’ la poesia di Mario Benedetti, scoprirai un grande autore.
Ciao
Luigia S.
Ho fatto un balzo leggendo il nome di Mario Benedetti, l’avevo scambiato per il grande scrittore e poeta uruguaiano nato nel (uno dei più grandi del sudamerica)e omonimo naturalmente. Mi riprometto di leggere il Benedetti milanese anche perché sono convinta che i nomi non sono un caso e sicuramente sarà straordinario come l’omonimo.E poi sono friulana anch’io e molto curiosa. Leda Palma
E’ stato molto interessante ascoltare questa trasmissione radiofonica. Non conoscevo il poeta Mario Benedetti. Devo dire che mi ha colpito sia come uomo che come artista. Come la pietra la sua parola è semplice e nuda, potente e lapidaria. Mi ha colpito la lettura dei Reliquiari, contenitori di soli vocaboli, ricchi però di una potenza evocativa straordinaria di immagini, atmosfere, personaggi e ambienti del passato.
Gentile Valeria,
il suo intervento mi rincuora moltissimo.
Lo scopo di questo programma, spero ascolterà anche le altre puntate , mira a ‘far scoprire’ , rendere evidente, la poesia italiana anche ai non addetti ai lavori. I lettori sono importanti. Chi scrive sa quanto è importante raggiungere la consapevolezza del lettore che deve compiere un piccolo sforzo per capire il lavoro che c’è dietro la vera poesia.
Luigia Sorrentino