Lo scrittore giamaicano naturalizzato statunitense Louis Simpson, poeta ed editore Premio Pulitzer che ha raccontato l’American Dream con l’occhio scettico di chi osserva la vita quotidiana, è morto nella sua casa di Stony Brook (Usa) all’età di 89 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla figlia Anne Simpson al “New York Times”, precisando che il padre era affetto da tempo dal morbo di Alzheimer. La sua prima raccolta poetica fu “The Arrivistes”, pubblicata nel 1949: fu apprezzata per il forte rigore formale dei suoi versi.
In seguito Simpson si allontanò dallo stile che aveva caratterizzato i suoi primi successi scegliendo una poesia composta di versi liberi asciutti ed ‘oscuri’. Nel 1964 conquistò il Premio Pulitzer per la poesia grazie alla raccolta “At The End Of The Open Road”, in cui il suo sguardo lirico si soffermava sulla vita di ogni giorno della gente comune con versi semplici e disadorni da ricerche lessicali artificiose.
Tra le sue poesie più famose spicca “In the Suburbs”, un affresco rapido e asciutto della temperie sociale americana del secondo dopoguerra.
Nato a Kingston, in Giamaica, il 27 marzo 1923, da un padre avvocato di origine scozzese e da una madre russa, all’età di diciassette anni Louis Simpson emigrò negli Stati Uniti ed iniziò a frequentare la Columbia University di New York. Durante la seconda guerra mondiale fece parte della 101esima divisione aviotrasportata, combattendo in Francia, Olanda, Belgio e Germania. Alla fine del conflitto si fermò in Europa per frequentare l’Università di Parigi.
Specializzatosi in letteratura alla Columbia University, dove poi ha anche insegnato, Simpson è stato professore a Berkeley e alla Stony Brook University. Ha vinto il Premio Guggenheim Fellowship e il Prix de Rome. Tra le sue raccolte poetiche figurano “Three on the Tower” (1975), “Searching for the Ox” (1976), “Armidale” (1979), “Caviare at the Funeral” (1980), “In the Room We Share” (1990).
C’è ancora troppo vuoto intorno a Roversi, che un altro grande riposa nella pace dei poeti. Ho letto che Séamus Heaney considerava i suoi lavori la pietra miliare della poesia.