Opere Inedite, Massimo Sannelli

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino


Massimo Sannelli (nella foto di Dino Ignani) è nato nel 1973 e vive a Genova, dove si è laureato nel 1996 sotto la guida di Edoardo Sanguineti. Ha curato nel 2010 per Fara un’edizione della “Comedìa” di Dante e nel 2011 le edizioni del “Didascalicon” di Ugo di San Vittore e delle “Poesie” del Monaco di
Montaudon, per La Finestra editrice (con la quale ha pubblicato i “Planctus” di Pietro Abelardo e l'”Anticlaudianus” di Ugo di San Vittore, fra il 2002 e il 2004). Nel 2011 ha pubblicato la prosa di “Scuola di poesia” (Vydia). Tra il 2012 e il 2013 uscirà la sua traduzione di “Mostri tiepidi” di Benoit Gréan (Empiria). Nel 2012 cura con Vittorio Laura il libro “Una rapida ebbrezza. I giorni genovesi di Elisabetta d’Austria” (GMT : cfr. il sito www.unarapidaebbrezza.blogspot.com). Al cinema, ha collaborato alla “Bocca del lupo” di Pietro Marcello e appare nei film “Il rivoluzionario” di Denis Astolfi, “Kinek ìrod ezt?” di Fabio Giovinazzo (www.kinekirod.blogspot.com ),”Life Span of an Object in Frame” di Aleksandr Balagura. Ha dato la sua voce a cinque video di Matteo Veronesi. Come artista ha pubblicato negli USA il catalogo “This Is Visual Poetry by Massimo Sannelli” (ChapbookPublisher, 2011) e ha esposto in personali e collettive a Nizza, Treviso, Roma, Mendrisio. I suoi lavori grafici appaiono in riviste e siti internazionali: “asemic-net” (USA), “The Bleed” (USA), “Apòcrifa” (Messico), “GAMMM” (Italia), “Rem” (Nuova Zelanda). La prossima mostra, una collettiva sul lavoro fotografico dei poeti, si terrà presso la Biblioteca Universitaria di Genova, nel novembre 2012. 

Poesie inedite di Massimo Sannelli

il re offre le membra sul seno,
stende le braccia (nasce) sul
grembo della madre e lì riposa.
il testo non ha padre, il vero

non mangia niente del seme candido:
non è più quello il gesto originale
dei sensi alti, la seta di quel ventre
comodo non lo usa.

 

***

questa mattina l’hai fatto: il dubbio
toglie la dignità alla perfezione
dell’aria sottilissima – che tu sei –
– perché rifiuti il ruolo? e tu non devi essere –

e hai rovinato molto e fatto mille
volte tutto e comincia ancora la
distruzione. questa mattina hai fatto
male e capisci il ritardo, amare male.

 

***

il senso è doloroso perché
mi lasci
, forse ti piace la
litania dei biglietti, sullo
schermo i suoni piccoli, e ci sei,

non parli più? e io non tornerò
di nuovo nel paese di mia madre,
anche se è verde è bello ma tu adulto
non temi il peggio, vuoi andare via.

***

questa è l’ora della distruzione
dopo le doglie acute e noie e
il figlio non chiama più
tu mio compagno, perché ora

tu non ti unisci più. l’ora del pane
fraterno non c’è: «io posso» è
la sete, come l’acqua va
via e la corsa terminerà al sole.

*** 

Al PADRE e al FIGLIO. Allo SPIRITO
SANTO. Non il mio capriccioso
furore, il perdere e prendere
la mia nazione.

Il pane non è certo, vero: QUESTA
è l’inventiva convinta, l’invettiva
contro il poco, quando manca, e
è come il braccio, il resto, tutto.

 

***

Dispersi chi gioca e gli strumenti, e
il suo tappeto: c’è l’uno, gli altri sono.
Tre volte e tre rientra quasi
la morte nel sonno, per asma,

ma non vince.
A., lenta, a gennaio, a febbraio, arrampicata
quasi, su una sedia, che non
si parlava e mangiava più, SENZA LUCE.

***

a chi mangia il pane, più di uno,
morbido, e i dolci, e i biscotti
duri e grassi: «e tu bruciavi? sì?». e «io
ti piacevo già?». Sì. un oro è oro sulle pareti,

è un sogno. «avanti…» è
la mamma, che parla; che ha te, ora;
e le pareti e casa,
e gioia di gioioso movimento!

 

***

DOVE SONO le seduzioni? i
giovani, giovanissimi della via
Balbi, il giorno diciotto maggio,
il ventitre maggio dopo le seduzioni

lunghe, il trentuno quando chi non sa
dice, per sé: io non starò più sulla terra, cadrò
come una pianta. tu sei ingenuo, e non ti lascia mai il grande nodo
personale, l’educazione maestra a non vivere.
***

è nato chi dispone come il piccolo
le mani sulla pancia della mamma
nuova e la Libia della sua Sibilla
canta il re nato, e allora come va?

va bene. ho maledetto l’ENFASI. il caduto
rimane disadorno, la sua morte è
il cancro o la notizia (il grande mutismo
grosso) che forse non si passa, che forse non si cresce.

***

questo sorso di loto, il sonnifero
per non dormire, l’olio sulla pelle,
il riposo: presenti. e l’uomo esce
dal fodero di carne troppo umida

che non è pace, non dà più la pace
e si sogna. in un fremito, restare
la mente intera, qui la forza cresce
forse, al resto infelice non si pensa.

 

***

il contagio risparmia questa parte
selvaggia: il vino, il rosso, ed una
ora nuova. si chiama
una nuova abitudine e «pensavi

di morire»; e ancora: «il CRISTO».
la bocca torna sulla pancia chiara
del peso naturale; non si lascia
perdere e è così bello il suono a.

***

 

è pieno il vaso del cuore. Credo. Da questa
cosa escono le cose, il mondo.
Le rose sono queste, per il primo
contatto con gli uomini, coetanei

forse, per la giustizia giusta
secondo il suo modo
; poi l’azione veloce
dei sessi umilia, cuoce, umilia proprio:
anche al livello più alto, con la realtà più forte.

 

***
io voglio una offensione lunga
del silenzio perfetto: il vero bianco
e nero contrastato, l’audio chiarissimo
dei pochi verba

detti. il sesso sbaglia, il sonno sbaglia,
mangiare sbaglia; ricordare gli anni
ricorda l’urto, acceca. la volontà vuole
imporre un’altra volta i due colori.

5 pensieri su “Opere Inedite, Massimo Sannelli

  1. Massimo è grandissimo, io passo da qui e non riesco ad articolare un commento di senso compiuto. Con lui mi succede spesso di restare a riflettere come incastrata nella profondità del silenzio, un silenzio che urla dal profondo.
    Ringrazio Luigia per aver curato questo post
    e rubo per me una delle ottave:

    questo sorso di loto, il sonnifero
    per non dormire, l’olio sulla pelle,
    il riposo: presenti. e l’uomo esce
    dal fodero di carne troppo umida

    che non è pace, non dà più la pace
    e si sogna. in un fremito, restare
    la mente intera, qui la forza cresce
    forse, al resto infelice non si pensa.

  2. «e tu bruciavi? sì?»
    si, egli brucia! La sua voce brucia. La sua mente brucia.
    l’urto acceca. Il nero a sorsi generosi. Il nero contro la seduzione, è pieno il vaso del cuore. Finché non scoppia – l’incendio al rosso. Ecco il rosso – speranza di una rosa.
    Bruciata?
    Ecco in breve la tensione che Massimo trasmette sempre con ogni sua arte.
    Grazie di questa Forma dell’edito-inedito – Evelina Schatz

  3. io voglio una offensione lunga
    del silenzio perfetto: il vero bianco
    e nero contrastato, l’audio chiarissimo
    dei pochi verba…

    Sei davvero un grande massimo!!!

  4. Dinanzi a poesie di tale solenne, pura, misteriosa bellezza si resta in silenzio, si resta pensosi a riflettere sul mistero/miracolo della poesia, quando la poesia è tale.
    Grazie, Massimo, di questi tuoi “doni” grandiosi (doni di te), e grazie anche a Luigia Sorrentino per questo “munifico” spazio dedicato ai versi. Davvero grazie!

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