E’ la conservazione del supporto in legno, costituito da dieci assi di pioppo non eccelso, il problema più grave per “L’Adorazione dei Magi” di Leonardo da
Vinci, il capolavoro degli Uffizi rimasto incompiuto, ‘ricoverato’ ora all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per essere sottoposto a restauro. Lo afferma Marco Ciatti, soprintendente dello stesso Opificio, il più famoso laboratorio per curare i quadri.
Nel corso dei secoli il supporto ligneo, ha spiegato Ciatti, “ha cercato di incurvarsi, ma, incontrando il contrasto rigido della traversa centrale, si è aperto con una serie di pericolose fenditure che arrivano subito al di sotto degli strati pittorici e che, in alcune zone, hanno già prodotto rotture sulla superficie”. Questo fenomeno è ancora in atto e la pittura sui due lati di ogni fenditura è “sottoposta a un processo di compressione che a lungo andare può causare delle cadute di colore”.“L’Adorazione dei Magi” di Leonardo è un dipinto su tavola condotto ad un primo livello di abbozzo ed è perciò particolarmente importante per lo studio della tecnica artistica del pittore “ed i confronti che si sono potuti effettuare con le indagini applicate ad altri dipinti di Leonardo ha reso più sicura l’interpretazione dei dati che era stata proposta dall’Opificio”. “Come si nota in molte altre, Leonardo realizzava una prima fase disegnativa sopra la preparazione condotta – sottolinea Ciatti – con un disegno lineare, fermata da un sottile e trasparente strato di imprimitura, sulla quale iniziava la realizzazione di un monocromo dalle pennellate molto più intense e marcate, che costituiva la base delle successive velature pittoriche, irregolarmente presenti in maniera quasi impercettibile, ma rilevabile alle analisi”.
Al di sopra di questi primi strati disegnativi e pittorici, si sono nel tempo sovrapposte molte stesure non originali di vernice, vernice pigmentata, colla, patinature, ed anche qualche limitato ritocco. Il ritiro di questi materiali sta anche provocando una trazione della superficie, già chiaramente percepibile ad occhio nudo a luce radente, con il rischio di piccoli strappi di materia pittorica. L’intenso colore scuro, poi, attualmente visibile sul fondo, che alle indagini è risultato essere a base di bianco di piombo, è determinato dalla progressiva alterazione di tutti questi materiali che venivano periodicamente applicati, come in tutte le altre opere della collezione granducale, a scopo di manutenzione, come gli studi di storia del restauro hanno già chiaramente dimostrato.
Il supporto costituito da dieci assi di pioppo di non eccelsa qualità, incollate a spigoli vivi, è controllato da due massicce traverse centrali tenute con il sistema detto “a ponticelli”, mentre in alto è presente una traversa inchiodata ed in basso il supporto è privo di questo sostegno. Ad un attento esame di questa parte inferiore si sono trovati i segni di un taglio che ha cambiato le dimensioni del dipinto e che è presumibilmente connesso con la perdita della traversa in basso.
I risultati delle recenti indagini diagnostiche, ha ricordato Marco Ciatti, hanno consentito di avere “una più chiara ed approfondita visione sia della tecnica artistica di Leonardo, sia dei problemi conservativi dell’opera”. “Questo è stato possibile grazie al progresso nel frattempo avvenuto nel campo delle ricerche scientifiche applicate ai beni culturali, soprattutto nell’importante settore delle indagini non invasive, compiute cioè senza il prelievo di micro-campioni di materia”, ha osservato il soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure.
Spiega Ciatti: “L’insieme di queste condizioni ha fatto sì che, nel tempo, il supporto abbia cercato di incurvarsi, ma, incontrando il contrasto rigido della traversa centrale, si sia aperto con una serie di pericolose fenditure che arrivano subito al di sotto degli strati pittorici e che, in alcune zone, hanno già prodotto rotture sulla superficie. Tale fenomeno è ancora in atto e la pittura sui due lati di ogni fenditura è sottoposta ad un fenomeno di compressione che a lungo andare può causare delle cadute di colore”.
Solo la buona qualità della preparazione, particolarmente studiata dall’artista e rinforzata con fibre vegetali, che ha assicurato una ottima adesione, ha finora evitato gravi perdite. Si tratta, sia per la parte pittorica, sia per il supporto ligneo, di problemi frequentemente presenti nei dipinti su tavola, nei confronti dei quali l’Opificio ha messo a punto sofisticate tecniche di intervento.
Secondo la metodologia dell’Opificio la pulitura è condotta sempre in maniera controllata e graduale, con attenzione sia ai risultati delle analisi chimiche, sia all’equilibrio estetico dell’insieme, ed il laboratorio è universalmente riconosciuto come uno dei centri di eccellenza per il risanamento dei supporti lignei, per i quali ha messo a punto molte soluzioni innovative, adottate anche a livello internazionale.
“Ci permettiamo di ricordare – spiega il soprintendente Ciatti – che, contrariamente a quanto sembra talvolta apparire, la difficoltà di un intervento di restauro non è per niente correlata con la maggiore o minore fama dell’artista in questione. Inoltre, per quanto problematico possa sembrare l’affrontare la pulitura di un dipinto non finito, un caso analogo fu condotta brillantemente dall’Opificio nel 1991 sulla Madonna del Baldacchino di Raffaello della Galleria Palatina, anche esso, infatti, dipinto con larghe parti di non finito”.
Il progetto di conservazione e restauro dell”‘Adorazione dei Magi” intende quindi intervenire su entrambi gli aspetti di criticità della conservazione dell’opera. Pertanto, gli specialisti stanno operando sul supporto con il risanamento delle fenditure e con l’alleggerimento della rigidità dell’attuale controllo tergale; e poi effettueranno una leggera, graduale e diversificata pulitura della superficie, interamente condotta all’interno dello spessore dei materiali non originari, aggiunti nei precedenti restauri, in modo da eliminare il rischio di strappi superficiali e rendere più chiaramente percepibili i valori figurativi ed espressivi di questo dipinto.
Oltre l’intervento di restauro, il progetto di conservazione prevede la realizzazione di una cornice con una scatola climatica posteriore che assicuri una maggiore stabilità al supporto, limitandone lo scambio di umidità con l’ambiente quando l’opera tornerà agli Uffizi. “Restauro, conservazione preventiva e un programma di manutenzione periodica cercheranno dunque di rispondere in maniera coerente ai problemi di conservazione dell’Adorazione dei Magi di Leonardo in modo da restituirla alla fruizione del pubblico nelle migliori condizioni ed assicurando la sua trasmissione al futuro”, conclude Ciatti.