In memoria di te, Luca Giachi
a cura di Luigia Sorrentino
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Luca Giachi (che vediamo in una foto del 1993) è stato un poeta, critico letterario e promotore culturale. Nato a Firenze nel 1962 è scomparso improvvisamente il 9 aprile del 1995, a soli 33anni. Nonostante la sua breve esistenza le sue poesie hanno lasciato una traccia indelebile.
Le sue parole e i suoi scritti sono ancora oggi oggetto di studio e di approfondimento, per un gruppo di poeti che insieme a lui, tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta, animò in Toscana, una nuova corrente poetica.
Saranno proprio quei poeti, Lorenzo Bertolani, Alessandro Ceni, Alba Donati, Fabrizio Iacuzzi, Rosaria Lo Russo, Giorgio Mazzanti, Michele Miniello, Mario Graziano Parri, Davide Rondoni, Walter Rossi, Andrea Ulivi, con Stefano Giachi, a ricordare Luca Giachi giovedì 20 dicembre 2012 al Teatro Studio di Scandicci (via Donizzetti 58, ore 21, ingresso libero) in una serata che ha per titolo “Il mio primo sconfinato rifugio”.
Giachi, finalista nel 1990 al premio letterario nazionale “Dino Campana”, redattore e collaboratore di riviste di critica letteraria, è stato uno dei principali organizzatori di incontri culturali per librerie e gallerie d’arte e sue opere sono presenti in varie antologie poetiche. Il suo lavoro di organizzatore culturale si è snodato soprattutto tra la fine degli anni Ottanta ed i primi Novanta, in una fase di particolare effervescenza della vita culturale fiorentina. Nel 1996 è uscita postuma la raccolta poetica ‘Il respiro’ (Marcos y Marcos). La serata organizzata per ripercorrerne l’opera poetica e riflettere sulle sue indagini critiche è articolata in due parti: una prima in cui verranno lette sue poesie, curata da Giancarlo Cauteruccio; una seconda in cui alcuni tra gli amici che ne condivisero più da vivcino il pensiero e il percorso culturale, si alterneranno discutendo sui suoi scritti critici, dalla poesia alla prosa, dal costume alla pittura.
La poesia che segue, è dedicata da Luca Giachi alla figlia Camilla.
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Figlia
che precedi i miei passi
che vedi accadere le cose
senza ancora trattenere
il respiro
con te la rincorsa di Giugno
si ferma su strade
dove versano vita
le case.
Da questa vita continua
Da questa memoria
ti parlo.
*
Un giorno
forse
leggerai fra i proverbi
“La saggezza
la saggezza protegge dal male”
Ma quale saggezza?
Quella di un’ora
assolata
dove l’asfalto si disfa
nel grano
distante e distanza coincidono
e nessuno si posa nel cielo
o quella del nero
trafitto dall’eco
– giallo anch’esso e plurale –
di voci perdute.
*
Ascolta
la forma
di ciò che ti abbraccia
il rumore
costante di sangue
e in esso
l’acqua
delle molte correnti
confluite in quell’unico letto
che
adesso
è il tuo corpo.
*
Lì
il chiarore generante del grembo
sorride
a qualcuno che è fuori
a qualcuno che è
sasso, cespuglio, candela.
Vicino
la madre
– braccia più stanche del volto –
fissa
nell’aria
la grana del respiro affannato
l’odore preciso
di una corsa futura
eppure trascorsa.
Poi
quei gesti maschili
– costruire sul vuoto
costruire comunque
fino a stancarsi e sparire –
e tutto l’odio e l’amore
e le impronte
della calma e del vento.
*
Alberi, vetri, orologi
stanze, cassetti, tessuti,
col destino dei tuoi occhi
in comune.
*
Ecco
se questa, alla fine, è memoria
ti prego.
Urta, ferisci
nel tuo divenire
una volta
e per sempre
l’insidia
(il vuoto del tempo nel tempo)
lo stare senza ricordi
dei luoghi,
Per concedere
a chi ti ha sospinto
riposo.
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Luca Giachi
…è estremamente difficile commentare questo testo, che è un canto autentico e purissimo, testimone d’amore nella staffetta della vita…
rispetto e ammirazione per questa voce e per la traccia profonda che ha lasciato.