Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino
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Oggi a Opere Inedite la lettura di alcuni testi a me inviati da un giovane poeta – nato alla fine degli anni Ottanta – Matteo Bianchi.
Matteo mi scrive, a proposito della poesia: “Ho provato sulla pelle che, se ti privi dell’oggetto desiderato, il desiderio in senso lato, qualsiasi esso sia, le parole fanno di tutto per “arrivarlo”: la poesia è, nel suo processo di astrazione soggettiva, una piccola creazione che può essere condivisa tramite occhi e sentimento, e libera dentro tutta l’energia che fuori, tangibile ai cambi di vento, è liberata invece dalla materia modellata con le mani.”
Matteo Bianchi
Pietas
Alcune volte, all’improvviso,
esiste dio.
Quando una balena si spiaggia
la seguono le altre
per non lasciarla sola
ci sarà un dio
a vegliare dall’alto
sulla schiera di dorsi neri
allo sbando
e i piccoli, povere bestie,
come faranno?
*
Rx torace
.
Attorno al cuore pendente
un lampo scaldava la pelle
nuda, senza animarla.
Dall’alto di un’asta il bagliore
si spacciava per luna
s’insinuava all’interno,
indecente (non lo reggevi).
Ma mentre la macchina ti scannava,
il chiarore violento sui loro dubbi,
il tracciato della tua pena
nel freddo dell’argento,
già eri altrove.
«Su, coraggio, si alzi dal lettino,
si faccia forza».
La preghiera cieca, ma perbene
del tuo premuroso aguzzino,
ti dava del “lei”,
impersonale.
il buio oltre non poteva,
ti cadeva la verità dagli occhi:
«Perché non me l’hai detto
al telefono,
perché non me l’hai scritto,
perché non me l’hai fatto sapere
che non sei contenta di vedermi
adesso,
che ti avevano dimesso».
*
Ciò che ho sperato
– ho veduto –
non si è avverato.
Mentre staziono in bagno
seguo il profumo dell’ammorbidente:
i peschi in fiore simulati,
i mondi della mente.
Tu, butta il tubo del balsamo,
– non torni dov’era
nel vano sotto al lavello –
non ci conceda la speranza
a ogni nostro ritorno
di non avere fine.
*
Yeats
.
Se non fossi stata all’altezza
delle tue smisurate ombre,
come avrei potuto amarti?
Luce lunare ritorna
e ci pervade
mai la stessa
nuda e sottomessa,
l’unica serva perpetua
del suo buio vagheggiato.
*
Ferrara d’inverno
.
Eri solo per gli amanti
dalle mani gelide:
fedeli a loro stessi
si tenevano stretti
senza coprirle.
*
Scacco di scoperta
.
«Ti vedi?», il rischio rimane
sempre lo stesso: perdere gli altri
e ritrovarsi ancora soli nel deserto.
Soli schiaccianti sulla testa,
dentro un buio pesto, nell’alternanza
tra il giorno e la notte, nel trambusto
per noi non c’è traguardo.
Soli con la torcia della coscienza
siamo fedeli.
E più terrai alle tue spoglie,
più affonderai nella sabbia.
Ma adesso comincia il piacere,
e vale anche per te, mia cara.
Quando l’avversario muove
con l’orgoglio alla gola
e esulta «scacco matto!»,
game over,
si oscura la schermata:
«siamo usciti dalla logica,
non senti che raffiche?
E smettila di domandarmi del ritorno,
caduta libera alla fine del sogno,
oblio: al freddo sei preparata?»
*
L’andata
.
«Prossima fermata Venezia Santa Lucia.
Si avvisano i Signori Viaggiatori
che il treno effettuerà capolinea»,
la solita voce metallica e il letargo autunnale:
prima declassata, scomparto familiare.
Soli i pali, chiodi confitti
nelle strazio muto dell’acqua,
distinguevano il mare dal cielo,
il cambio di sostanza.
Diffusa indifferenza di stato,
ciondolavo la testa e tu, invece,
dormivi vicina, ricci e occhi verdi,
ti tenevi stretta a un paio di lenti.
Portavo al braccio un vecchio ombrello beige,
manico in legno di radica,
e un paio di scarpe in tinta,
spelate a chiazze, si perdevano da sé:
mi piaceva darmi un contegno.
Saranno stati i gabbiani impertinenti
o i nostri freni a fischiare?
Chissà chi saresti stata per me
e se saresti stata vera:
ti mostravo una sigaretta incerta
tra le labbra.
Con la nebbia si fumava a fatica,
tra di noi era più forte
l’odore della distanza.
Suonava la sirena, l’acqua si era alzata
e il ritorno allora si datava: tredici novembre.
*
La mia Nike
.
Ricordi il maglione che ti prestai
durante una serata senza fine?
Tremavi dal freddo.
Quello che tolsi per te
e rimasi scoperto,
mi servirebbe al più presto.
Lo lavo subito,
mi rispondevi asciutta,
per domani sarà pronto.
Ma se non è sporco,
non è necessario lavarlo.
Si sciupa, flebile
provavo a ribattere.
Già lo avevo sistemato
tra i panni sporchi.
Per cui non è il caso.
Quando hai preteso quello straccio,
ci sono rimasta anch’io.
L’avrebbe fatto chiunque
per due soli motivi:
avere una ragione, una scusa
per rivederci il prima possibile,
di sicuro una volta ancora,
oppure riavere ciò che è tuo,
ciò che ti appartiene.
Un maglione e una sera
andati in rovina
dopo lavoro prima di cena,
induriti, neanche più neri.
Mi sono lasciato
con la tua incomprensione.
*
Elisi
.
Dal fondo di un sottopassaggio,
l’umore in periferia,
rappresa nel ghiaccio la luce
spietata si erge sui rami atterriti
dell’acqua di una rottura
in pozze ristagna nei prati
sfiancati e i platani in riga
sono rimasti calvi.
Sommerso calpesto
illusioni appaganti,
le ha uccise la sete.
Ma è piovuto, i campi sono salvi.
*
# 1
.
Passato di sabbia al setaccio
bambino,
qualcosa si salva ostinato
– l’avevi scommesso all’alba -,
qualcos’altro ribatte il sole
nei vetri sulla riva relegato,
pur essendo polvere tutto.
Polveri di un gioco insensato
che taglia.
*
# 2
.
Bruciavano proprio tutto
insieme al legno della bara,
come fosse spazzatura.
Il regista era sempre quello
meno coinvolto.
Gli attori, purché il film fosse bello,
non potevano fare altro.
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Matteo Bianchi, nato nel 1987, si è laureato in Lettere Moderne a Ferrara. È caporedattore delle Edizioni Kolibris e si occupa di ufficio stampa. Ha pubblicato le raccolte in versi Poesie in bicicletta (Este Edition, 2007) e Fischi di merlo (Edizioni del Leone, 2011). Cura le rubriche di poesie inedito zero sul quotidiano “la Nuova Ferrara” e su Repubblica.it, La Città dei Silenzi sull’ “Annuario di Tellus”, e l’antologia online Italian Contemporary Poets con Chiara De Luca. Scrive per “SITI – Unesco World Heritage Sites Journal”. Dal 2009 è presidente dell’Associazione Culturale “Gruppo del Tasso” e cura “In gran segreto” 2012, rassegna annuale di poesia contemporanea nella sua città. È stato tradotto in inglese e in francese.