Nello scaffale, Haruki Murakami
a cura di Luigia Sorrentino
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1Q84. Libro 3, di Haruki Murakami
di
Nicola D’Ugo
(La foto sotto è di Anne Deniau).
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È finalmente stata pubblicata in Italia la parte conclusiva del romanzo 1Q84 di Haruki Murakami, uscita in Giappone nel 2010. Una buona notizia. Nel novembre 2011 si era rimasti in sospeso col volumone italiano che conteneva i primi due libri, senza dar modo al lettore di sapere come finisse la storia. Molti lettori, mi son reso conto, credevano che il volume contenesse il romanzo per intero e che finisse così, con i protagonisti Aomame e Tengo aggrovigliati nei loro problemi in un universo parallelo con due lune, un passato traumatico irrisolto, una serie di brutti ceffi e personaggi a dir poco originali.
Nel libro 3 che porta a conclusione il romanzo, uscito lo scorso ottobre sempre nella traduzione di Giorgio Amitrano e per Einaudi, i capitoli con cui si snocciolavano in parallelo le vicende di Aomame e Tengo lasciano campo al trittico, alla triade, al terzetto intrecciato, anch’esso in parallelo, tra i due protagonisti e uno inquietante che cerca di frapporsi al loro incontro. Terzetto, triade, trittico, e anche trinità, come avrà modo di constatare il lettore.
I libri 1 e 2 seguono il motivo della coppia che non si incontra mai; il libro 3 quello dell’apertura ad una situazione ulteriore, che prende ad abbandonare la dicotomia dell’anno solare 1984 e di quello bilunare 1Q84, di Tengo da un lato e di Aomame dall’altro, in qualche modo superando ulteriormente l’universo monologico di Orwell. Ma su questo, per il lettore volenteroso e profittevole che abbia a cuore di leggere fino in fondo lo stupendo romanzo, mi astengo dal dilungarmi oltre, accantonando il rischio di rivelare troppo della trama.
Per chi abbia letto i due terzi precedenti di 1Q84, dico che, con l’ultima parte, si troverà di fronte ad una narrazione più blanda, più calata nella quotidianità, negli usi e costumi giapponesi, mantenendo, anzi accentuando le problematiche e gli snodi imbastiti nel primo volume, ma passando, come dire?, dal galoppo all’ambio, e dall’alienazione autoconservativa all’avventura altruistica ricca di speranze.
In questa nuova luce, i cogenti excursus storici e letterari – dalla rievocazione delle proteste degli anni Sessanta alle violenze maschiliste contro le donne, alla setta terroristica Aum Shinrikyo, e, in ambito letterario, dalla Storia di Genji alle problematiche dell’industria editoriale contemporanea – fan campo alla praticità del quotidiano su cui gravano, ma quasi per contingenza, le ripercussioni del grande quadro storico, che interessa poco o niente, come è giusto che sia, ai protagonisti, abituatisi ormai alle stranezze nel 1Q84.
Molte sono le ricapitolazioni degli eventi già raccontati nel primo volume, le quali, da quel che ho letto nei commentari telematici d’oltreoceano e d’oltremanica, son state prese più per ripetizioni fastidiose che non per riscritture e rievocazioni psicologiche a punti di vista rifranti: senza tener conto quei commentatori che l’uso di non ripetere il già detto in un romanzo è una pura convenzione dell’economia diegetica, a scapito, appunto, di una più fedele raffigurazione dell’orizzonte psichico dei personaggi.
Né è stato sufficientemente acclarato che Murakami abbia inteso, e non troppo velatamente, mettere alla berlina le convenzioni del romanzo moderno e dei suoi appigli canonici. Non già per decretare un’ennesima crisi del romanzo come genere, ma per ricondurlo a matrici narrative più ampie a fronte dell’orizzonte epocale del nuovo millennio, dell’universo parallelo più irreale e illogico prodotto dall’11 settembre 2001 (la caduta all’indietro nella follia bellica, nelle torture, negli omicidi di stato, nelle stragi di innocenti, nelle deportazioni e nei respingimenti degli immigrati, nella stretta alla democrazia, ai principi liberali e ai diritti umani che quell’evento luttuoso e clamoroso ha comportato: in un lemma, le recrudescenze ancestrali rese globali dall’attuale diffusa e crescente tecnocrazia) rispetto al più logico e razionale universo che, se l’11 settembre non fosse precipitato su noi tutti, ci troveremmo a vivere: un universo razionale e logico che resta per noi solo nel campo delle ipotesi non sperimentabili, in quanto la sua logica di buona volontà, buon senso e solidarietà, celebrata con la fine della guerra fredda, di fatto è ora un parallelismo utopico e irreale.
Per chi abbia letto La ragazza dello Sputnik, sempre di Murakami, si troverà di fronte ad un’atmosfera intima di quel tipo, più semplice e sentimentale, ma con un ventaglio di situazioni emotive, un recupero del buffo già inteso in Kafka sulla spiaggia, e un finale al cardiopalmo che non ho mai trovato nei romanzi precedenti di questo autore giapponese.
Fra i tanti temi di 1Q84 c’è il mito, ossia il racconto, la storia, la narrazione e narrativa, e le sue molte riscritture. La penna di Murakami ci affida un mito sapiente, dedicato in prima istanza all’uomo dell’ultimo decennio che si è visto estirpare i propri valori consueti e, di conseguenza, il relativo immaginario, ma che non per questo non tenta di rimodellare a proprio vantaggio il contesto storico oltraggioso in cui vive. In secondo luogo, il mito si estende più in generale ai periodi di crisi epocali, con le loro scalzanti eterotopie.
Murakami raffigura nell’atto altruistico dell’uomo qualunque, pur malcapitato nel buio tunnel del destino imperscrutabile, una forma novella d’eroismo. Questo destino non è la Moira classica, ma si presenta nell’alveo della filosofia della storia tolstoiana, nella quale né l’assoluta necessità, né il libero arbitrio possono, ognuno a se stanti, segnare il corso degli umani accadimenti. Il romanzo in itinere di Tengo, ispirato alla Crisalide d’aria che lui stesso aveva riscritto, si fa dunque scrittura del proprio e altrui destino. Per questo lo sguardo dell’autore, nel condurre la storia al suo sviluppo, si ripiega sulle modalità del raccontare e sul rapporto tra mito, percezione ed esito personale che può averne l’uomo contemporaneo.
Ho scoperto di recente Murakami (kafka sulla spiaggia) ed ora sto vivendo una vita parallela: la mia e quella di Tengo e Aomame. Vivido e surreale, contemporaneo e trasversale. Sono a metá ma giá completamente avvolta nella tela di ragno che Murakami e i suoi personaggi stanno tessendo intorno a me…ci vediamo quando avró finito il primo.
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