In memoria di te, Sibilla Aleramo

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi 13 gennaio 2013 ricorre l’anniversario della scomparsa di una grande donna e letterata, Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, nata ad Alessandria il 14 agosto 1874 e morta a Roma il 13 gennaio del 1960, dopo una lunga malattia. Autrice di “Una donna”, il romanzo femminista che la segnalò nel 1906, Sibilla Aleramo ebbe noti e tempestosi rapporti d’amore con grandi poeti come Vincenzo Cardarelli e Dino Campana, e fu essenzialmente poeta, a sua volta, dal talento singolare: seppe infatti esprimersi con una totale libertà stilistica.

Nel 1936 si innamorò di Franco Matacotta, uno studente di quarant’anni più giovane di lei, al quale la scrittrice restò legata per dieci anni.
Al termine della seconda guerra mondiale si iscrisse al PCI, impegnandosi intensamente in campo politico e sociale e collaborando con l’Unità. Morì a ottantatré anni. È sepolta presso nel Cimitero del Verano a Roma.

Nei suoi versi si evidenzia la forza del binomio arte-vita, che fu per lei indissolubile. La sua opera poetica è una sorta di libero diario poetico in cui appaiono in termini di netta chiarezza comunicativa, sensualità e desiderio, accanto al senso inquieto della morte, in un ricchissimo labirinto di attese e sussulti.

VUOI CHIAMARMI GIOIA

di Sibilla Aleramo

Vuoi chiamarmi Gioia
poi che non sai il mio nome.
E io ti rispondo come ti rispose quel fanciullo
a cui lodasti i lucenti occhi
laggiù nel paese caldo e colorato,
ti rispondo che sei tù ad avere nel forte cuore
la virtù della gioia,
tù ad investire il cuore mio.
Tanto sei forte o signore
che di me cogli solo ciò che t’incanta
e mi ravvivi il sorriso,
e fai che a me stessa più non importi il mio nome
il mio nome che non è Gioia,
fai che ogni oscura imminenza della mia sorte
io alteramente allontani.
– per un attimo?-
e a fine del tuo il mio sorriso ravvivi.
Ravvivi il mio canto,
ed è come se laggiù chiusa nella tua mano
tu mi portassi, nel paese cldo e colorato,
in un avvampante aurora,
là dove ogni cosa si chiama Gioia

3 pensieri su “In memoria di te, Sibilla Aleramo

  1. Incredibile cio’ che si puo’ trovare nello scafale. Evviva la poesia scritta! Evviva la forza della scrittura che ci permette di non morire completamente!

  2. Cara Luigia,
    inviala a Benedetto XVI questa poesia, gli piacera’ molto. L’unico papa che ci abbia parlato di “gioia”, di Nietzche dal balcone in Vaticano per la Pasqua del 2009. Io non so proprio come fare!… e poi sei tu che trovi queste meraviglie, questi tesori nascosti!
    Con affetto,
    Adriana

  3. Sibilla …..una donna per la sua epoca diversa e contro corrente, che fu violentata da un operaio del padre e fu costretta a un matrimonio riparatore, ma ebbe il coraggio di cambiare vita, anche se a costi altissimi, non potendo più rivedere il figlio. Ebbe numerose relazioni con molti intellettuali dell’ epoca e fu definita ironicamente lavatoio della letteratura italiana, ma la sua ricerca ossessiva d’ amore e di luce dorata nelle poesie andavano di pari passo con la sua inquietudine, con il suo senso di vuoto e di abbandono, come il suo girovagare da una dimora all ”altra.

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