Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino
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Antonia Pozzi, “Flaubert negli anni della sua formazione letteraria”, Edizioni Ananke, 2013, collana di filosofia diretta da Marco Vozza, premessa di Antonio Banfi, a cura di Matteo Mario Vecchio. (24 euro)
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Il libro
Antonia Pozzi è una delle voci femminili più intense della letteratura italiana del Novecento. Tutti i suoi scritti vennero pubblicati postumi, e soltanto negli ultimi anni le sue limpide e stregate poesie hanno avuta la loro vittoria sul tempo, come già aveva profetizzato Eugenio Montale. In questa edizione critica, la prima che attinge direttamente dal manoscritto, viene ripubblicata la sua tesi di laurea, uscita anch’essa poestuma, nel 1940 con una premessa del relatore Antonio Banfi; la dissertazione verte sulla formazione letteraria di Gustave Flaubert, scrittore da lei amatissimo. Negli anni in cui la studentessa Antonia Pozzi si accostò ai primi lavori, mai pubblicati in vita, dello scrittore normanno, nessuno studioso, specialmente in ambito italiano, vi aveva prestato attenzione. Con la sensibilità che solo un’anima destinata all’Arte, che tuttavia ancora non sapeva “d’esser poeta”, poteva avere, Antonia Pozzi segue “passo per passo” il maestro di Rouen dai suoi primi tentativi di scrittura fino alla composizione di Madame Bovary, delineando con sorprendente acume critico “il cammino ascendente di questo spirito religioso dell’Arte”.
Prezioso saggio, unico nel panorama della critica della sua epoca, di “comprensione intelligente e viva” ma soprattutto “di amore”, come scrisse Antonio Banfi nella sua premessa, che mostra entrambi gli artisti, l’Autrice e il suo soggetto di studio, sotto un aspetto ancora poco conosciuto, e li accomuna nella loro passione e vocazione, unica e assoluta, per la scrittura. Un testo quasi da leggere come un romanzo di Flaubert, ricco di sintesi folgoranti che illuminano ogni analisi qui contenuta.
Corredano il volume un’ampia introduzione e un’esauriente nota biografica dell’Autrice, sempre a cura di Matteo Mario Vecchio, e un saggio di Chiara Passetti che analizza le fonti della tesi, illustrando l’originalità e il valore del Flaubert nell’ambito degli studi critici dell’epoca sull’autore.
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