Appuntamento
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Venerdì 17 maggio 2013, ore 17:00 presentazione a Napoli del libro di poesia di Salvatore Violante, “La meccanica delle pietre nere”, prefazione di Marcello Carlino, nota di lettura di Enzo Rega, (CFR Edizioni, Sondrio 2013)
Intervengono: Enzo Rega, Marcello Carlino, Gianmario Lucini. Letture di Annie Pempinello. Sarà presente l’autore.
Luogo: Ceicc – Comune di Napoli, via Partenope 36 – c/o Palazzo dei Congressi Federico II – Napoli .
“La meccanica delle pietre nere” racchiude e rimanda, pertanto, violenti chiaroscuri. Possono essere magiche le pietre, nere di vulcanismi fecondi, fecondamente identitari; sono nere, nondimeno, per venefici chimismi infernali prodotti dal più fetido e laido dei Cociti e pompati da diabolici congegni in meccanica funzione perpetua. E allora la natura torna matrigna, fatta matrigna dall’uomo, spesso eroe di un infinito romanzo criminale; e allora hanno l’accompagnamento di ferrei tramestii e di sordi rimbombi e sono toccate da luci sinistre le cavità notturne della terra, riempite di deiezioni che traboccano, intasate dal malaffare che imperversa; e allora il mito mostra l’altra sua faccia, quella venuta da una storia terrifica e risoltasi in un Vesuvio sterminatore, che vindice punisce; e allora il paesaggio una volta felice si scopre disumana, deturpata congerie di pietre disposte in disordine, senza bellezza; e allora il dialetto si rende aspra lingua di sferza; e allora la dizione che recupera cadenze e ritmi popolari si gonfia e si rizza in una denuncia sarcastica e sprezzante, resa concitata dalla rima, e il tono sale fino al fortissimo. Il fortissimo di una poesia civile, di polemica e di denuncia.
Il cosmo e il caos, per lettura in contraddizione dell’umano consorzio in terra di Vesuvio e non solo; il caos di una panorama dal vero, il cosmo di una regola ritrovata in utopia: ponte, mediana di un siffatto vertiginoso chiaroscuro resta la poesia, il personaggio-poesia. Perché qui alla poesia è conferito metaletterariamente un compito di intervento mirato e responsabile, sociale e politico, che essa può svolgere con grande efficacia, con energia nuova (in ragione di questa attribuzione è difesa da quanti sono imputati di adesione ossequente all’au-toreferenzialità del linguaggio e la trattano con scapata leggerezza); e perché le si domanda comunque di non far mancare quel sogno di una cosa, che da sempre la sua alterità ha sognato e a cui rimane agganciato un futuro dal volto umano (e dunque gli apocalittici della scrittura sono a loro volta esecrati); e perché soprattutto la poesia è un personaggio dal vivo nella finzione dei versi della Meccanica delle pietre nere. È un tu con un nome, è un doppio al quale, in un dialogo che ora è esplicito ora è sottotraccia, si chiede di leggere il mondo e di parlarlo nel suo essere, come è in realtà, polluito e defedato e nel suo virtuoso poter essere. Comunque in diretta. Da portavoce affidabile.
[Marcello Carlino].
Le pietre nere sono quelle del Vesuvio, dove la vita, di per sé matrigna sempre e dovunque, è doppiamente matrigna; ma la Natura, onestamente se stessa (’o mare non è assassino, ’o mare fa ’o mare, dice Eduardo), viene esaltata nella sua opera distruttiva dall’intervento dell’uomo che, a Napoli, è particolarmente e consapevolmente efferata:incuria e non rispetto della Natura, camorra e droga, corruzione pervasiva della società, disoccupazione estrema, ecc. “A Napoli, Gesù, da quella croce/ forte, puoi dare un segno che ci sei/…Gesù, non se ne può, lo devi fare,/…Gesù, non se ne può, facci sognare.” Ma poi, ovviamente c’è tant’altro, sempre denunciato con linguaggio incisivo e dolente.
Uomo attivo nel sindacato (CGIL) e in politica, la sua poesia è sempre stata poesia sociale, sia rivolta all’uomo (Sulle tracce dell’uomo), sia rivolta alla salvaguardia della natura (La meccanica delle pietre nere). Al centro, ovviamente, il suo territorio vesuviano (nato a Boscotrecase, vive a Terzigno),territorio lacerato dall’abusivismo, dalla corruzione, dalla camorra.La sua poesia è spesso di denuncia dura contro la corruzione e la illegaltà così pervasive nell’hinterland vesuviano.
Ho il piacere, conoscendolo, di apprezzarne, inoltre, le qualità umane.