Letture
a cura di Luigia Sorrentino
–
Nelle poesie di “Natura morta” Paolo Ruffilli si cimenta in una serrata rappresentazione (ed analisi) sulla razionalità della natura e sulla naturalezza della storia: affronta la messa in cena dei processi biologici e fisici, vegetali e minerali, genetici e psicologici (tra i quali, prioritari, il calore e il movimento), a partire dal processo di nominazione della realtà dall’immaginazione come possibilità di spiegare i paradossi dell’esistenza quali il vuoto o il tempo.
—
Paolo Ruffilli è nato nel 1949. Ha pubblicato di poesia: La quercia delle gazze (1972), Quattro quarti di luna (1974), Notizie dalle Esperidi (1976), Piccola colazione (1987; American Poetry Prize), Diario di Normandia (1990; Premio Montale e Premio Camaiore), Camera oscura (1992; Premio Dessì), Nuvole (con foto di F. Roiter; 1995), La gioia e il lutto (2001; Prix Européen), Lestanze del cielo (2008; Premio Rhegium Julii), Affari di cuore (2011). Di narrativa: Preparativi per la partenza (2003; Premio delle Donne); Un’altra vita (2010); L’isola e il sogno (2011). Di saggistica: Vita di Ippolito Nievo (1991), Vita amori e meraviglie del signor Carlo Goldoni (1993); oltre a numerose curatele di classici italiani e inglesi, per Garzanti, Mondatori, Rizzoli. Ha tradotto: K. Gibran, Il Profeta (1989), R. Tagore, Gitanjali (1993), La Musa Celeste: un secolo di poesia inglese da Shakespeare a Milton (1999), La Regola Celeste – Il libro del Tao (2004).
—
La luce
E’ la luce che
leggera ma puntuta
cucendo la bocca
scuce gli occhi,
così che la lingua
biforcuta
d’intoppa gonfia
e resta muta?
E l’occhio tocca appena
e sfonda,
trascina e impasta
onda su onda
la relatà che fluida
va alla deriva
e in movimento
resta cangiante
che quasi si dissolve?
***
Il vecchio nuovo
.
Il vecchio si fa nuovo
un’altra volta
nei segni dell’ordito
composto sulla tela?
Luce che fora il buio
senza però stanarlo
con la presa
dal suo stato prediletto
di penombra amata
e previdente
avviandola intanto
sul sentiero?
Vita vivente
distesa nel mistero…
***
La traccia
Da dove nasce,
prima ancora
di ritrovarci nati,
tutto quello che
– senza saperlo –
siamo già stati?
L’oscura traccia
appena lì tracciata,
verso la meta,
da una mano segreta…
il soffio lieve che
nel suo moto breve
sfiorandola di colpo
l’ha animata
tirando il velo su,
ma solo in parte,
senza svelarlo
nel mentre si rivela…
“La traccia” affronta il mistero del nostro “essere” (cosa e forma)nello stato che precede l’essere nello stato e nella forma in cui siamo dalla nascita (dal concepimento)in poi. Chi e come interviene ad animare la traccia misteriosa così da concretizzarla in nascita? Se reale è il passaggio dalla traccia alla sua materializzazione e rivelazione, nulla o quasi viene svelato relativamente alla mano che tira su il sipario dal mistero, che fondamentalmente resta tale.