Ugo Riccarelli aveva 58 anni. E’ morto oggi, 21 luglio 2013, in ospedale a Roma, dove era ricoverato da tempo. Nato a Ciriè, una cittadina del torinese da famiglia toscana, Riccarelli si sposta a Pisa, dove per 16 anni si è occupato di teatro lavorando all’ufficio stampa del Comune. E’ a Pisa che scrive i primi quattro romanzi, ‘Le scarpe appese al cuore’, ‘Un uomo che forse si chiamava Schulz’, ‘Stramonio’ e ‘L’angelo di Coppi’.
Nel 2002 si trasferisce Roma, dove collabora col teatro di Roma ed è un ghost writer di Walter Veltroni, per il quale ha ricordato in più occasioni, di aver anche scritto lettere al Papa. Sono gli anni delle collaborazioni con i grandi quotidiani e i settimanali (da La Repubblica a Il Sole 24 Ore e Il Corriere della Sera, da Diario a Grazia).
Nel 2004 vince la 58esima edizione del Premio Strega con ‘Il dolore perfetto’, la storia delle famiglie Bartoli e Bertorelli nell’Italia a cavallo delle due guerre mondiali.
Scrittore acuto ed elegante, Riccarelli è stato un intellettuale vero. A settembre lo attendeva la finalissima del premio Campiello: si presentava con ‘L’amore graffia il mondo’. Sul suo sito personale campeggia una frase di Fernando Pessoa: “La letteratura, come tutta l’arte, è la dimostrazione che la vita non basta”.
E’ la prima volta che nella storia del Premio Campiello succede che un autore finalista muoia prima della serata finale come è drammaticamente accaduto con Ugo Riccarelli. Per questo domani 22 luglio ci sarà una riunione speciale del comitato di gestione del premio, con il presidente di Confidustria Veneto e del premio Roberto Zuccato e con il Presidente del Comitato di gestione Piero Luzzardo, per decidere cosa fare in merito al romanzo “L’amore graffia il mondo”, se considerarlo ancora in corsa o meno in vista della finale del 7 settembre alla Fenice di Venezia.
Credo che il romanzo debba essere considerato in gara poiché era stato presentato essendo l’autore in vita. Credo che un libro, presentato e accettato regolarmente a un premio debba continuare il suo percorso di selezione e di premiazione in modo del tutto autonomo dall’autore.
Ma certamente che deve rimanere in corsa… un libro non muore mai, lo scrittore vive nel libro…ed i lettori fanno vivere i due! Comunque e’ triste ridursi in un libro e vivere solo quando qualcuno lo apre.