La poesia nella blogsfera
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di Luigi Cannillo
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Poesia a portata di mouse, di clic. Basta sfiorare un touch screen e la poesia si materializza sotto i polpastrelli, davanti ai nostri occhi. Non solo sotto forma di testo poetico, ma talvolta anche di immagine e suono, di riflessione critica o di intervento polemico. Possiamo farlo sia come lettori, seguendo un percorso di ricerca e di lettura sulle pagine web, sia aprendo in prima persona un nostro sito di nicchia. Tutto questo è blog, una forma di comunicazione e informazione relativamente recente, le prime forme di weblog risalgono infatti al 1997. L’esigenza di dare voce alle proprie idee e confrontarle con altri, come pure la semplicità dei programmi di applicazione guidata, ne hanno facilitato la diffusione. In letteratura e in poesia il blog è diventato insieme ai siti specifici di singoli autori il modo ideale per diffondere testi propri e altrui, tracciare un percorso biobibliografico, stimolare una forma di attività critica, ma anche scatenare e condividere polemiche. Il poeta assume quindi una nuova identità digitale, diventa blogger. Non senza resistenze da parte di alcuni scrittori: proprio in rete viene riportata l’opinione di un poeta autorevole come Giuseppe Conte, piuttosto severa a riguardo: «Ma se vai su Internet a cercare la poesia, trovi tanto materiale inerte, esternazioni emozionali da scemi del villaggio: i blog sono fatti per lo più da esibizionisti. Si trova la fuffa peggiore, senza un orientamento. Anche nei libri, intendiamoci, ma lo scemo del villaggio, il buffone di corte fanno comodo alla deriva in cui ci troviamo: la società ha una struttura di valori che lavora contro la poesia e in Italia abbiamo una classe dirigente nemica della letteratura.» […]