Appuntamento
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Fondata a fine novembre del 1963, l’Adelphi ha compiuto 50 anni. Fin dall’inizio la casa editrice ha pubblicato libri unici che nessuno avrebbe pubblicato. Libri cioè scritti da chi aveva attraversato un’esperienza unica, che si era depositata in un libro. Uno degli esempi più significativi in questo senso fu una delle prime pubblicazioni della casa editrice uscita nel 1965, il romanzo di Alfred Kubin L’altra parte. Un libro nato da uno dei suoi periodi deliranti. Kubin non avrebbe mai più scritto nulla del genere.
In occasione dei 50 anni della casa editrice Roberto Calasso ha pubblicato un suo saggio, “L’impronta dell’editore” definendo il Novecento il secolo della grande editoria, ben più dell’Ottocento. E in effetti, tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, figure come Kurt Wolff, Gaston Gallimard, Alfred Vallette, Ernst Rowohlt, Allen Lane, James Laughlin, Samuel Fischer hanno inventato profili nuovi per l’editoria in genere.
Così Calasso racconta nel libro “L’impronta dell’editore” Adelphi 2013, del suo incontro con il grande scrittore Thomas Bernhard: “L’ho incontrato poche volte, tutte memorabili. La prima a Roma, con Inborg Bachmann e Fleur Jaeggy, all’inizio degli anni Settanta. Bernhard aveva letto un suo testo all’Istituto austriaco. Ci raccontò che il direttore dell’Istituto si era subito premurato di dirgli, con cerimonietà viennese: “Il letto dove Lei dormirà è è quello dove è morto qualche mese fa Johannes Urzidil. Quella sera Bernhard rimase muto fino a mezzanotte passata. Poi, provocato a dire qualcosa, parlò senza interruzione per qualche ora, raccontando una serie di storie esilaranti, e per lo più macabre, fino all’alba. Gli argomenti? Irlandesi, cimiteri, pasticche (contro l’insonnia) contadini.
Quando lo riaccompagnammo all’Itituto faceva ormai giorno. Vari anni dopo a Vienna, gli consegnai un volume della sua autobiografia che era appena uscito. Lo sfogliò, osservò esattamente la stampa, sembrava piacergli. Poi disse che la carta era buona. Non una parola di più. E si passò a discorrere d’altro. Devo aggiungere che fra noi non abbiamo mai parlato di libri, tanto meno dei suoi libri. Fu quella l’ultima volta in cui lo vidi.
A distanza di poco tempo dalla sua morte del 1989, mi arrivò dall’editore Residenz il volume di Bernhard In der Höhe. Forse l’autore non aveva fatto in tempo a vederne una copia finita. Il libro mi colpì come un déjà vu. In copertina: rami secchi, su un fondo pallido, con poche, delicate, chiazze di colore. Non era un’opera di Spilliaert, ma avrebbe potuto esserlo. La copertina non era in carta lucida come quella di tutti i libri Residenz, ma opaca, del tipo usato da noi. L’impostazione tipografica della pagina era uguale a quella della collana (Narrativa contemporanea) dove erano apparsi, da Adelphi, i primi volumi dell’autobiografia di Bernhard. Anzi, aveva posto come condizione che il libro si presentasse in quel modo. Lo presi come un saluto.”
Roberto Calasso, uno dei maggiori intellettuali del nostro tempo, è il direttore editoriale della casa editrice Adelphi dal 1971. Prendiamo ora ad esempio solo due nomi pubblicati nell’anno 2006, il quarantunesimo della collana: Elisabeth Bishop e Marianne Moore. Non possiamo che ringraziarlo, per aver contribuito a crere una casa editrice unica nel panorama italiano e mondiale.
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