Francesco Maria Tipaldi, "Humus"

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Dalla Prefazione di Stelvio Di Spigno
Se si ha in casa uno di quei vecchi vocabolari di latino in più tomi, nei quali c’era lo spazio per enumerare tutti i possibili significati della parola più banale da tradurre, alla voce humus si potranno ritrovare almeno tre modalità di significazione diverse: humus è la terra dove ci si siede e dove si viene seppelliti; humus è territorio, regione, contrada, luogo geograficamente da definire con un aggettivo in successione; infine humus è il regno infero, l’inferno, il luogo sotterraneo. Questa accezione, ovviamente, è quella più traslata e “poetica”. E’ sorprendente notare come tutte e tre queste accezioni hanno qualcosa a che fare con il secondo libro di Francesco Maria Tipaldi, il cui titolo Humus, appunto, testimonia del fatto che è stato un integerrimo liceale o è diventato uno “pseudologo” che nella lingua, al di là di ogni studio severo e mirato, vi coglie con uno sguardo d’insieme tutte le potenzialità semantiche. […]
Bonbon
Ho ancora il gomito nel sugo
dell’ultimo sonno lasciato a metà,
scrollato di dosso
dopo i minuti rituali da ebete delle lenzuola.
Questa volta stavo per baciarti quando chissà, te ne
[ ricorderai
spero. –  i doloretti – cosa terribile anche per un giovane
vi assicuro!
A rincorrere cose già fermate non ci si diverte
– c’è un calzino sulla serranda –
Dopo il mio  bon bon spero di centrare la tazza.
*
Nonostante il contadino urlasse
il cane continuò a defecare –
pur volendo
non avrebbe potuto fermarsi.
*
Il gatto e il gigante
La tenda sul lato
e il buio ritorna a dormire.
Il gatto e il gigante
ricuciono drappi di luce.
Un ciuffo di carne preso alla nuca
vomita bile di balbuzie. – tu stai composto! –
Sul petto le macchie del passato
emanano odori di tomba.

Francesco Maria Tipaldi è nato a Nocera Inferiore il 29 marzo del 1986. Istruito contro la sua volontà, ha letto poco e capito ancor meno; ha vissuto con gioia, ha scritto, ha pubblicato “La culla” Lieto Colle 2006. Per chi lo cercasse vive a Nocera.

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