Letture
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Salvatore Contessini in queste poesie dialoga con undici poeti suicidi: Saffo, Carlo Michelstaedter, Georg Trakl, Antonia Pozzi, Anne Sexton, Cesare Pavese, Amelia Rosselli, Stefano Coppola, Nadia Campana, Salvatore Toma, Claudia Ruggeri, per alcuni dei quali è stato molto difficile accedere a documenti e informazioni, considerata la poca notorietà e il breve “tragitto terreno” che si sono assegnati.
Sono dunque diversi gli interlocutori, ma uno soltanto è presente, l’autore. E’ lui che interroga, e colui/colei che risponde, lo fa con i versi che ha scritto (riportati in corsivo). I poeti con i quali Contessini dialoga sono identificabili dalla citazione d’apertura di ogni dialogo: undici poeti che hanno liberamente scelto di porre termine alla propria esistenza terrena. Un percorso per voci, una sfida nella quale si rischia di rimanere impigliati.
da “Dialoghi con l’altro mondo” di Salvatore Contessini Ed. La Vita Felice, 2013 (euro 10,00)
… ma nel mio buio conquistato
brillerai, fuoco bianco,
parlando ai vivi della mia morte.
Antonia Pozzi
DIALOGO TERZO
Un varco per parole primigenie
per poco, allontanare la scomparsa
e sistemare l’illusiva permanenza.
Così vita non ti nascondi al fine
ma lo scruti dritto in volto.
Avverto i tuoi pensieri,
da pagine vergate di nascosto
vorrei ascoltare, invece, composizioni
di spartiti dell’animo fiorito
del tempo che precede campi brinati
dove t’accolse l’assunto saporifero gelo.
…. piansi con occhi giovani,
penosamente arsi arrossati –
e sola vicina alla terra
domandavo agli oggetti muti,
alle radici dei fiori divelti
alle ali degli insetti caduti,
il perché
del morire.
Un solo fitto urta
la lastra del silenzio
ne crina assillo ripetuto.
Un fiotto lento che dipana
e batte ciglia d’esistenza
in date che marchiano la pietra.
Nascita e morte, in un solo solco
sbiadiscono al liquido del cielo.
Numeri, assolvono memoria
finché non stinge nel ricordo
quanto per traccia concede la creazione.
Solo gli oggetti rimangono reperto
contro l’oblio del tempo lineare
nature in cui l’essenza
ha trasferito l’esistenza.
…. solo rubando
con gli occhi fissi
l’anima delle cose –
Sorelle, se a voi non dispiace –
io seguirò ogni sera
la vostra via dietro lo scacco
di ogni umana speranza.
Oh, le parole prigioniere
che battono battono
furiosamente
alla porta dell’anima
che a palmo a palmo
spietatamente si chiude!
Ed ogni giorno il varco si stringe
ed ogni giorno l’assalto è più duro.
E’ l’ultimo giorno
– io lo so –
Il semplice sepolcro che ho deciso
vorrà singolo fiore, scarlatto di colore,
segnacolo a corredo di qualcuno
che mi abbia avuto come grazia
e serbi alcune cose con successione d’esistenza.
… saresti stato
di quel che non fummo
e che non siamo più.
In te sarebbero
ritornati i morti
e vissuti i non nati
sgorgate le acque
sepolte.
Sappiamo solo l’entità che è stata
nulla del vuoto che ci aspetta:
se occhiello di chiarore scorto
è cruna d’ago da ricamo
o flebile lucerna di memoria.
Fissiamo sguardo che si volge indietro
non il fatale abbaglio dello specchio.
Sappiamo allineare a piombo
pensieri con sagoma di dubbio
privati di mirura nel tumulto
immobile nell’ordine che cade
dopo che dosi assunte glaciano lampo.
—
Salvatore Contessini (Roma 1953). Collabora da oltre dieci anni con case editrici e ha ideato numerose iniziative e progetti editoriali. Suoi testi sono inseriti in diverse antologie e riviste e ha ricevuto importanti riconoscimenti a Premi. Pubblicazioni: Il sole sotterraneo della luce nera (2003); Domestico servizio (2007); Criptogrammi – tetralogia di un alfabeto rivelato (2008); A guardia del riposo (2011); Una tempesta di parole – suggerimenti accolti ( 2011).